Cercando un luogo tranquillo..

Endymion Menulis e Anhylia Nogare

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  1. Selëne
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    Endymion Menulis
    Classe: Mago Bianco Razza: Umano Numero Stanza:104 Fama: 0

    Ruolata
    Era un pomeriggio umido e nuvoloso, restio della pioggia incessante del giorno prima, che aveva lasciato i campi e le strade bagnati. Nonostante ciò, mi ero sdraiato sul praticello, dietro al santuario della scuola; un posto tranquillo e silenzioso, dove giungevano solo gli echi degli schiamazzi degli studenti, perfetto per godersi un pò di sana solitudine. Il fresco dell'erba bagnata mi avvolgeva in un umido abbraccio, mentre con una mano giochicchiavo con una margherita appena colta e ne osservavo i particolari minuziosamente. Non mi importava se in quella posizione mi bagnavo o mi sporcavo, in fondo ero stato abituato per anni a vivere in posti peggiori, tanto che l'ambiente rustico, ormai, era l'unico che mi faceva sentire a mio agio, e mentre, con sguardo perso, osservavo il grigiore del cielo, una nuvola si scostò lentamente da sole, che cominciò subito a rischiarare e a riscaldare l'ambiente, con i suoi raggi dorati. Chiusi gli occhi assaporando il calore sulla mia pelle e il vento che mi accarezzava il viso e sarei potuto piombare in un sonno eterno proprio lì, in quell'istante, se qualcosa non avesse distratto; sentii dei passi avvicinarsi velocemente, ma da quella posizione non riuscii a capire dove erano diretti. Mi alzai, mettendomi seduto sul posto, e mi guardai intorno; non vidi nessuno, ma sentivo ancora i passi e realizzai che qualcuno si trovava davanti al santuario, pronto ad entrarvici. Feci dunque per tornarmene alla mia posizone iniziale, sperando così di farmi anche un bel sonnellino, ma ad un certo punto vidi qualcosa che mi fece gelare il sangue; una chioma blu come l'oceano, fluttuava nell'aria, scompigliata dal vento. Un blu come quello non l'avevo più rivisto per anni, non poteva trattarsi di una coincidenza o si? Forse mi stavo solo facendo suggestionare dalle mie paranoie e vedevo cose che non esistevano, ma nonostante tutto, decisi di andare a controllare, così mi alzai e aspettai di sentire le porte del santuario chiudersi, per poi entrare anche io. Rimasi due o tre minuti davanti all'entrata, ancora serrata, titubante. Mi sistemai i capelli, ancora scompigliati per la posizione di poco prima, per poi ridere di me stesso.
    -Da quando in qua mi importa di fare buona impressione?- mi dissi tra me e me, mentre cercavo di calmare l'agitazione che saliva sempre più in me.
    Quando alla fine varcai la soglia e accostai delicatamente la porta per non farmi scoprire, mi guardai intorno con il cuore in gola, finché il mio sguardo incrociò lo scintillio del suo cerchietto; solo una persona al mondo lo portava e ora, ogni mio dubbio, ogni mia perplessità, erano svaniti, Anhylia era proprio lì, davanti a me. La esaminai in silenzio. I suoi capelli erano cresciuti notevolmente e il suo corpo aveva ormai preso le fattezze di un' adolescente, sebbene fosse rimasta assai minuta. Il mio cuore cominciava a battere velocemente, in maniera anomala, e cercai subito di calmarmi. Ero agitato, ansioso e fuori di me. Non avevo idea di cosa le avrei detto dopo tutto questo tempo, così rimasi lì, a fissarla muto, indeciso sul da farsi e desiderando ardentemente che prima o poi si sarebbe girata a guardarmi.



    Edited by Selëne - 23/1/2014, 18:43
     
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    Anhylia Nogare
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    Ruolata
    Ispirai a fondo, mentre con una mano aprivo la porta del Santuario. Avevo avuto modo, negli altri giorni, di poter esplorare l'Accademia; e quello era, dopo la Biblioteca, il mio luogo preferito. Non c'era mai nessuno lì; era un luogo perfetto per leggere... E pensare. Quando i pensieri si facevano troppi, e spesso mi sentivo persa nell'oblio, cercavo qualche luogo difficile da trovare, o che potesse passare inosservato; e quello sembrava proprio fare al caso mio. Il cambio di temperatura fu notevole; l'aria rarefatta condensava il mio respiro, che si manifestava sotto forma di nuvolette. Rimpiansi di non indossare qualcosa di più pesante; l'uniforme dell'Accademai era fin troppo corta per i miei gusti. Odiavo soprattutto la gonna; impacciava i miei movimenti, e ogni occasione che potevo, indossavo quella maschile, "rubata" qualche giorno prima per aiutare Aarmi. Quel giorno non potevo; avevo appena finito il corso di lezioni, e dovevo attirare l'attenzione meno possibile. Avevo ancora a tracolla la borsa con i libri di testo; quel giorno, vi avevo infilato anche un libro sulle preghiere, comprato al mercatino dell'usato per pochi spiccioli. Non sapevo quali dei pregare; in effetti, non avevo mai fatto ricorso a quell'usanza, nemmeno quando ero in convento. Eppure, mi sembrava indecoroso usare quel luogo soltanto per i miei scopi, senza recare un pensiero alle divinità che, secondo le persone, governavano quel mondo. Così, una volta inoltratami nel Santuario, mi recai lungo l'altare posto in fondo alla navata principale; lasciai scorrere le dita sulla lastra di marmo, fissando i drappeggi che lo ricoprivano per intero. Un libro dalle dimensioni spaventose troneggiava in mezzo all'altare; dopo aver mormorato poche parole a mani giunte, pregando dei noti e sconosciuti affinchè la "pace" che vigilava in quel momento continuasse il più possibile, feci il giro dell'altare, cercando di leggere qualche parola; ma io era troppo bassa e il libro troppo alto, e per riuscire a leggere dovevo mettermi in punta di piedi. Sospirai affranta, delusa dalla mia poca altezza; ma in fondo, con i miei 160 cm, non potevo aspettarmi molto altro. Tornai indietro, tenendo lo sguardo sul pavimento; ogni mattonella era decorata in maniera diversa, intrecciandosi però con le altre da un particolare uguale e formando così un disegno dalla bellezza unica; mi ritrovai a fissare così lo stemma dell'Accademia. Alcune forme del disegno ricordavano delle gocce; come quella che avevo nell'occhio. Mi sedetti su una delle panche, portando lentamente la mano all'occhio sinistro, ripensando a tutto quello che poteva significare quel simbolo; ma più cercavo di ricordare, e più mi tornavano alla mente dettagli che avrei preferito dimenticare. Rividi, con i miei quattro anni e mezzo di età, mia sorella che mi abbandonava, e la spaventosa notizia che mi veniva annunciata; ricordavo veramente poco di lei, e il passare degli anni non faceva che dissolvere ancora di più i dettagli nella mia mente. Mi portai le braccia al petto, appoggiando i gomiti sulle gambe, in parte ricoperte dalla gonna; sentivo gli occhi umidi, ma non una lacrima mi cadde dal viso. Subito dopo, i ricordi che vidi sembrarano farsi più felici; anche se, ricordare quei momenti, era una doppia lama. Mi ricordai del mio primo incontro con Zalya e Selene, e di come, ancora molto piccola, avevo stretto amicizia con loro; da quell'attimo, le due erano diventate inseparabili per me. - E poi.... - ripensai, mentre sentivo nuovamente le mani tremanti e gli occhi acquosi, - ... C'è il suo ricordo. -. Non indagai oltre nei miei sentimenti; aprii un libro a caso, mettendomi a leggere il primo paragrafo su cui mi cadde l'occhio. Ma non riuscivo a distinguere le parole; avevo la vista appannata, e per un attimo temetti di essere diventata cieca. Mi portai una mano sul viso, e trattenni a fatica un moto di stupore quando scoprii di avere le guancie bagnate. Provavo un'infinita tristezza dentro, e non era soltanto per ciò che era accaduto a Menulia; era soprattutto a causa di ciò che era successo a una singola persona... Il suo nome mi affiorò sulle labbra, e lo pronunciai nel silenzio della sala, in un soffio che poteva facilmente essere scambiato per un respiro. - Endymion... -. All'improvviso mi sentii osservata; ignorai la sensazione più volte, cercando di rintanarmi nel luogo sicuro e allo stesso tempo ostile della mia mente. Ma la presenza continuava. Così, irritata, alzai lo sguardo e lo feci passare per tutta la sala; finchè, alla fine, non vidi la persona che continuava a fissarmi, appostata sull'ingresso del Santuario. Spalancai gli occhi alla vista di quel ragazzo, e il mio cuore perse un battito, o forse due; riuscivo soltanto a sentire il mio respiro che, per uno strano motivo, si faceva via via più affannato. Non ci credevo. Non poteva essere vero... Selene lo aveva visto morire sotto i suoi occhi; io avevo intravisto il suo corpo inerte al suolo, quel giorno. Mi era già capitato di rivederlo in altri ragazzi; ma nessuno di loro gli assomigliava in modo così incredibile. Lasciai cadere il libro a terra, mentre, con voce rotta dall'emozione, ripetevo il nome di prima, questa volta a voce più alta, in modo che mi sentisse pure lui. - ... Endymion...? -.

     
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  3. Selëne
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    Non era affatto mia abitudine, starmene impalato, titubante e impacciato, davanti ad una ragazza, ma per qualche strana ragione, in quel momento ero come paralizzato, e una parte di me mi odiava per questo. Nonostante ciò, il rimanere lì a spiarla mi diede l'occasione di scrutarla accuratamente e imprimere nella memoria il suo bel visino. Riuscivo solo a vederla di profilo, abbastanza per scorgere i suoi occhi color cioccolato, diventati più affusolati e profondi, ma sempre carichi di quella malinconia che avvolte li annebbiava persino. Continuai a scrutarla, come se temessi che quella fosse solo una visione e sarebbe sparita da un momento all'altro; passai dai suoi occhi al naso all'insù, poi alle sue guance rosee e alla fine alla sua bocca, semi aperta, sul procinto di dire qualcosa. Sarà stata la luce offuscata del santuario, sarà stata l'agitazione, il momento delicato o una forte suggestione, ma mi sembrò quasi di leggere dal suo labiale la parola "Endymion", il mio nome. Fui come travolto da più emozioni tutte insieme, quasi bombardato. Decisi che era il momento di darsi una mossa e sparire il prima possibile da lì, prima che avessi perso il controllo, ma proprio in quel momento, lei si voltò.
    I suoi occhi incrociarono i miei, e ci fissammo a lungo, in silenzio. Io ero inespressivo, mentre dentro di me un turbinio di emozioni minacciava di farmi implodere su me stesso, Anhylia, invece, mi guardò come si guarda un fantasma; sconvolta e incredula sosteneva lo sguardo costantemente senza batter ciglio.
    - ... Endymion...? -. fu l'unica cosa che riuscì a dire, mentre ancora mi fissava. Io distolsi lo sguardo cercando di trattenermi dal correrle incontro per abbracciarla; mi era sembrato di aver visto delle lacrime scorrerle sul suo viso, ma ancora non ne ero certo, e non sapevo nemmeno se le lacrime erano per me, rimaneva comunque il fatto che io odiavo veder qualcuno piangere, era una cosa che ripugnavo per me stesso e che mi metteva altamente a disagio di fronte alle altre persone: avevo dimenticato da tempo ormai a consolare le persone. Ma ora che si trattava di Anhylia, la situazione era anche peggiore. Feci uno sforzo enorme per controllarmi e lo nascosi dietro ad un ghigno compiaciuto.
    -Ciao..Lyla..- misi subito in chiaro che si trattava dell' Endymion "originale", chiamandola con il nomignolo che le affibbiai anni fa, per puro egoismo; volevo renderla speciale, non chiamarla come tutti "Anh", ma farla diventare "Lyla", la mia "Lyla" e da bambino mi arrabbiavo molto se qualcun'altro osava chiamarla in quel modo. Ero molto stupido e capriccioso da piccolo, un vero e proprio pappamolle e il fatto che mi crucciassi per simili sciocchezze ne è la prova lampante. Nonostante tutto preferii chiamarla con quel appellativo, quasi per provocarla.
    -Sai ti sta davvero bene l'uniforme..- aggiunsi poi indicando la sua gonna con fare malizioso, con lo stesso obbiettivo di prima; mandarla su due giri. Infondo, non posso negare che mi allettava l'idea di passare una "caldo" momento insieme a lei, visto che era ormai cresciuta ed era diventata un bocconcino niente male, ma in realtà mi stavo di nuovo nascondendo dietro ad una maschera: per me era più facile trattarla come tutte le altre, che lasciarmi andare a quelle emozioni che per anni avevo tentato di reprimere in tutti i modi.

     
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    Anhylia Nogare
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    Sentivo molte emozioni scuotere il mio animo in quel momento; così tante che per un momento mi parvero persino troppe. Non riuscivo a mettere più di un pensiero in fila, in quel momento; mi assillavano troppe domande, a cui sicuramente il ragazzo non avrebbe risposto. Sorpresa, dolore, paura, inganno, shock, nostalgia: queste emozioni e altre mi stavano logorando pian piano, anche se sapevo che la mia faccia era la solita maschera di indifferenza che mi portavo appresso, e che in quel momento stava nascondendo i sentimenti che mi aleggiavano dentro. Scavai più a fondo nel mio animo, cercando di darmi una regola; continuavo a fissare Endymion senza dire una parola, senza osare far niente. Rimasi sorpresa quando trovai, oltre al dolore che velocemente prendeva il sopravvento su tutte le emozioni, una rabbia cieca; sapevo benissimo che era lui... Anche senza accertarmene. - E allora... - pensai, tremante, - perchè non si è mai fatto vedere, per tutti questi anni? -. Ancora mi domandavo se stessi sognando, o se fosse un'altra visione; ma nemmeno nei miei incubi più vividi Endymion appariva così. Era cresciuto parecchio; sia nel corpo che, a quanto pareva, nello spirito. Lo riconoscevo a fatica: non sembrava più avere quell'aria spaurita che si portava dietro da bambino, e c'era qualcosa nel suo sguardo, che mi fece capire... Che, per qualche strana ragione, lui non era più l'Endymion che conoscevo io. A quell'ora, sicuramente, il bambino di otto anni che un tempo mi faceva sussultare a ogni sguardo, mi si sarebbe già gettato tra le braccia; invece, il ragazzo continuava a scrutarmi pensieroso, da dietro la porta, e un silenzio tombale scese su di noi. Vacillai più volte, e avrei voluto soltanto abbracciarlo un'altra volta, farmi rassicurare da lui come quando facevamo da bambini; i ricordi di quei momenti mi investirono senza nessuna pietà, facendomi barcollare ancora di più. Mi stavo già dirigendo, a piccoli passi, verso di lui, quando qualcosa cambiò: Endymion fece un ghigno compiaciuto, e pronunciò una frase che mi fece gelare il sangue nelle vene. - Ciao..Lyla..-. Se prima ci poteva essere qualche dubbio, in quel momento non avevo più il sospetto che mi stesse mentendo: era lui. Endymion era vivo. Deglutii a vuoto, cercando di rispondere alle sue parole; non ci riuscii. Quel nome... Era stato così importante per me... Avevo cercato di dimenticarlo: più volte, negli anni passati, la notte mi ero svegliata in preda all'ansia, a causa di quel soprannome che solo lui usava. Nonostante da una parte mi facesse piacere che se lo ricordasse ancora, dall'altra desideravo che quel nome tornasse dove doveva restare: soltanto nelle memorie. Il mio sguardo si fece assente, ma non lo distolsi dalle iridi dorate dall'altro. - Allora ti ricordi di me... - dissi in un sussurro, interrompendo improvvisamente quel contatto visivo che ci aveva legato fino a quel momento; abbassai la testa, finchè la frangia non mi ricoprì gli occhi, in modo che lui non li vedesse. -Sai ti sta davvero bene l'uniforme..- disse poi, con fare malizioso: alzai lo sguardo, turbata dalle sue parole, per poi riportarlo sul ragazzo: non sapevo se prenderlo per un complimento oppure no. Decisi di ignorarlo, e una volta raccolto nuovamente il libro di terra e averlo riposto nella sacca, attraversai nuovamente la navata principale, avvicinandomi all'entrata. Appena arrivai in prossimità del ragazzo, mi fermai di colpo, fissando il terreno con gli occhi pieni di lacrime. - ... Mi sei mancato... - dissi soltanto, facendo poi per andarmene: ma le gambe non rispondevano più ai miei comandi, e non riuscivo a muovermi.

     
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    Ruolata

    Il mio cuore non la smetteva neanche per un secondo di battere all'impazzata, minacciando di fuori uscire dal petto. Ero sconvolto, impaurito, confuso. Non riuscivo proprio a capire perchè con lei fosse tutto così...difficile. Avevo difficoltà nel trovare le parole adatte, a sostenere il suo sguardo senza rischiare di gettarmi ai suoi piedi, ad essere calmo e persuasivo come lo ero con tutte le altre. Mi resi conto, però, che questo non poteva durare a lungo.
    -Che diavolo ti sta succedendo Endymion?!?- urlai quasi a me stesso serrando i pugni e cercando di frenare quella marea di sensazioni che mi stavano tormentando.
    Quando pronunciai il suo nome, Anhylia si bloccò di colpo, come se fosse stata tramortita da qualcosa, e fece un'espressione...ah dei del cielo quegli occhi! Fece un'espressione mi fece perdere qualche battito; si era improvvisamente intimidita, aveva sussultato e tutto questo per me. Mi sorpresi più che per lei per me stesso; ero ormai abituato alle più strane reazioni e agli sguardi languidi, ma mai e poi mai uno di questi aveva fatto breccia nel mio cuore, ormai pietrificato.
    - Allora ti ricordi di me... - fu ciò che disse in un mezzo sussurro, a sguardo basso e imbarazzato.
    Digrignai i denti, in maniera quasi impercettibile, per cercare di tranquillizzarmi, per l'ennesima volta.
    -Dei santi Lyla! Non puoi provocarmi così...ah! cosa ti farei- pensai tra me e me mentre facevo una lieve risatina e mi appoggia con il braccio sinistro sul muro adiacente, cercando di scacciare dalla mente pensieri poco "puri" e sicuramente inadatti ad un luogo sacro come quello in cui ci trovavamo.
    Ormai era fatta, avevo capito cosa avrei dovuto fare e, sopratutto, cosa volevo; dovevo farla mia, volevo che perdesse la testa per me e per nessun'altro, tornai a provare quell'infantile gelosia di anni prima. Quello sarebbe stato l'unico modo per mettermi l'anima in pace, per riprendere la mia strada di conte solitario ed ero stato uno sciocco a pensare che sarei stato in grado di ignorarla come mia sorella.
    Mentre architettavo le più fervide macchinazioni per farla cadere ai miei piedi, Anhylia si avvicinò a me, con l'intenzione di lasciare il santuario, ma si fermò prima, come se volesse salutarmi, o almeno così credevo.
    - ... Mi sei mancato... - mi disse proprio appena arrivata alla soglia, ma dopo ciò non andò oltre, era come immobile, paralizzata, in attesa di qualcosa, che fissava il pavimento, trattenendo a stento le lacrime.
    A quel punto, ogni catena, ogni laccio che mi ero legato attorno per trattenermi, si disintegrò in mille pezzi. La presi per un braccio e la tirai verso di me con forza, finché non senti il suo viso premere sul mio petto. La strinsi a me così forte da perdere il fiato per poi affondare il viso tra i suoi capelli, assaporandone il profumo.
    Ma non feci altro, rimasi in silenzio, cercando le parole da dire in quel momento, invano, mentre con una mano le accarezzavo delicatamente la testa.


     
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    Ruolata
    Non sapevo come avrebbe reagito. Questo nuovo Endymion, probabilmente, si sarebbe messo a ridere dopo le mie parole. Volevo soltanto andarmene di lì più in fretta possibile; eppure, non riuscivo a muovermi. Non sapevo cosa fosse: eppure, sentivo che avrei potuto mettermi a piangere da un momento all'altro, nonostante avessi fatto di tutto per trattenere le lacrime. Mi sentivo sempre più confusa, e intanto sentivo che il cuore mi martellava in petto, come se stesse provando a uscire dal mio corpo. Batteva così forte, che a momenti avevo paura potesse rimbombare nel silenzio del Santuario; eppure, non riuscivo a muovere un passo per andarmene. Strinsi i pugni, digrigando i denti e aspettando una qualsiasi reazione da parte del ragazzo; quell'attesa era svernante. Avevo avuto modo per preparami a tutto risate, stupore, rabbia... Ma mai avrei pensato che Endymion potesse abbracciarmi. Non appena sentii che mi stringeva a sè, affondando il viso nei miei capelli e accarezzandomi dolcemente la testa, non riuscii più a trattenermi; qualcosa mi si incrinò dentro, e cominciai a piangere sommossamente, trattenendo ogni singhiozzo e cercando di fermare le lacrime come potevo; senza però riuscirci. Sapevo che sarebbe stato da idiota sperare che lui non capisse ciò che stavo facendo in quel momento. Rimasi ancora qualche secondo tra le sue braccia; ogni attimo sembrava lungo quanto un'ora, e io... Avrei voluto che quel momento si potesse protrarre per sempre. Avrei voluto stringermi a lui come facevo da piccola, accarezzandogli i capelli e scompigliandoglieli più di quanto già non lo fossero. Avrei voluto stringerlo fino a fargli perdere il respiro, digli che non m'importava cosa gli fosse successo; che andava tutto bene, ormai. Ma non feci niente di tutto ciò. Rimasi lì, impotente, finchè le lacrime non smisero di cadere da sole: deglutii a vuoto più volte, pensando a molte cose da dire, scartandole tutte. Non sapevo come iniziare il discorso; Endymion era stato molto più che un amico per me, al tempo. Adesso non sapevo come comportarmi. Non quando mi ritrovavo in condizioni così difficili da sostenere. Abbassai la testa, e feci per poggiarla sul suo petto: poi ci ripensai, e mi sciolsi dal suo abbraccio, allontanandomi di qualche passo. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi. Deglutii un'ultima volta; e poi guardai Endymion un'ultima volta negli occhi; occhi dorati, così intensi che avrebbero potuto farmi perdere la ragione. Mi voltai e cominciai a camminare, allontanandomi: ma ben presto il mio passo si fece più veloce, e mi ritrovai a correre a più non posso, sconvolta e con una miriade di pensieri per la testa. Che cosa avrei dovuto fare? Dovevo, sicuramente, avvertire Selene e Zalya. Avevano il diritto di sapere... Ma la realtà era, che non sapevo minimamente come comportarmi d'ora in avanti; nè di fronte a lui, nè di fronte alle mie amiche.

     
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  7. Zalya
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    Ruolata buona, è durata poco ma è stata ricca di emozioni!
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    Chiudo! :occhei:
     
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6 replies since 23/1/2014, 18:10   152 views
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