Spade di legno

Allenamento - Privata (per Misaki)

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    «I still don’t need to hear any comforting words; When you came to abandon me, I still remember it, and right now I’m still trying to absorb it[...]» #ADDICTEDTOPAIN

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    Ophelia KaiserRazza: Demone Classe: Assassino Numero Stanza: 132 Fama: 0 Ophelia ascoltò attentamente la storia del giovane per tutto il tempo senza proferire parola. Continuò a guardarlo mentre giocherellava con un bracciale di pelle marrone che aveva al braccio. La sua non era una bella storia, anzi non riusciva a credere all'esistenza di genitori che non davano amore ai propri figli. Cercò di immaginare la sua vita se al posto di Mark ci fosse stata lei a dover vivere in una famiglia del genere. Pensò a tutte le cose che avrebbe avuto, ma a tutti gli sguardi assenti che i genitori le avrebbero rivolto nei pochi momenti in cui erano liberi dal lavoro. Pensò a quanto doveva essere orribile il fatto che i suoi genitori decidessero per lei cosa fare della sua vita. Chi amare, chi sposare, con chi vivere, cosa fare. "Sarei scappata anche io... ne sono sicura" pensò. Assolta nei suoi pensieri quasi non si accorse che Mark le stava chiedendo qualcosa.
    «Non c'è molto da dire, voglio solo diventare più forte. Ed ho pensato che per mio padre fosse arrivato il momento di riposarsi e godersi la vita, senza allenamenti mattutini. Voglio vivere senza appoggiarmi a nessuno e voglio anche... rimediare ai miei errori.» rispose. Quello era l'unico obbiettivo che aveva nella vita, per un periodo di tempo qualcosa aveva cercato di cambiarlo, ma ora, ora niente avrebbe potuto ostacolarlo. E se uno di quei così con le ali bianche sarebbe di nuovo apparso davanti a lei, beh... lo aveva promesso, quelle ali le avrebbe tagliate e le avrebbe gettate nel lago più vicino. E se avrebbe incontrato Lui? In quel caso, magari avrebbe potuto esitare, ma avrebbe cercato con tutte le forze di muovere il suo corpo e tagliare anche la sua testa. «Insomma niente di speciale...» concluse infine. Si alzò in piedi con un balzo e cominciò ad aggiustare le cinture che la cingevano ovunque. Prese il bastone che prima aveva gettato a poi centimetri di distanza. Cominciò nuovamente a farlo roteare tra le mani e contemporaneamente intorno alla vita e sopra la testa. Prese anche il bastone di Mark e si diresse verso il cesto in cui erano deposte tutte le armi. Poi tornò indietro e tese la mano al ragazzo per aiutarlo ad alzarsi, ma quello era un gesto che serviva solo a metterlo alla prova, per testarlo. Se avrebbe preso la sua mano, Ophelia sarebbe rimasta molto delusa, in caso contrario gli avrebbe dato una pacca sulla spalla e lo avrebbe salutato dandogli un amichevole calcio sul fondo schiena per poi voltargli le spalle dicendo: «Non credo che ci sia altro da dire. Voglio combattere ancora con te quindi, vedi di diventare più forte... altrimenti mi annoierò. Buona fortuna... » e ridendo nel suo modo freddo e distaccato, che a volte, anzi ma che dico? SEMPRE, sembrava così maledettamente crudele ed estremamente affascinante.


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    Edited by «Misaki» - 19/8/2014, 12:32
     
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  2. Marxo
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    yxs1Wi8
    Mark JansenRazza: Mezzosangue // Classe: Assassino // Numero Stanza: 134 // Fama: 0 // Beh, che dire? In parte c'aveva azzeccato. Sebbene non la conoscesse da più di un buon quarto d'ora, aveva raccolto abbastanza informazioni su di lei da poter anticipare la risposta, o almeno in parte. Era una tipetta audace e determinata, se n'era reso conto, lei era in quell'accademia solo per allenarsi... e per rimediare ai suoi errori. Chissá di cosa stava parlando? Si sarebbe divertito a scoprirlo in un futuro prossimo. Quell'aura di mistero che gravitava intorno alla sua figura lo affascinava parecchio, non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di vederla un'altra volta, ne era convinto.
    Prese un respiro profondo, poi si godette gli ultimi attimi di tranquillitá, mentre osservava Ophelia sollevarsi e giocherellare con quei bastoni di legno. Gli piaceva il modo in cui si destreggiava con quelle spade di legno, tanto simile ad una dimostrazione di giocolieria. Gli scappò un sorriso sincero, gli si era un po' calmato il cuore nel vederla riporre entrambe le armi dove le aveva trovate, quasi temeva avesse voluto costringerlo a combattere di nuovo.
    Appoggiò il palmo di entrambe le mani sul soffice velo d'erba per sedersi, poi sollevò nuovamente lo sguardo sulla ragazza e vide che gli stava porgendo la mano. Non so cosa di preciso lo spinse a macchinare quel suo folle piano, ma il desiderio di stabilire un contatto fisico con la fanciulla lo stuzzicava parecchio. Era sua intenzione quella di poter sfiorare la sua pelle, ma Mark, demone ingordo, non si sarebbe accontentato di un così piccolo assaggio. Voleva qualcosa in più.
    Le afferrò la mano e si fece aiutare a sollevarsi, cercando di non far gravare troppo peso su di lei. Fin qui tutto bene, ma sapete come recita il detto, no? "Gli dai una mano e si prendono il braccio". Ecco, non riuscì a trattenere l'impulso e fece per tirarla a sè, per avvicinare i loro corpi fino quasi a raggiungere un reciproco contatto. Poi chinò il capo ed avvicinò il volto ad un lato del suo viso, per sussurrarle all'orecchio con voce suadente.
    《È stato un vero piacere, Ophelia. Ti prometto che la prossima volta farò il possibile per rendere il nostro incontro più piacevole ed intrigante.》
    Inspirò il suo profumo, gustandosi quel momento di estrema vicinanza. Se non fosse stata lei, se fosse stata una ragazza più propensa al romanticismo, avrebbe accompagnato le sue parole ad un lieve bacio sulla guancia - o magari sul collo -, ma si trattenne. Ciò che aveva in mente era decisamente più ardito, ma avrebbe aspettato la volta successiva per mettere in atto il suo piano.
    Le accarezzo il dorso della mano con il pollice, per poi lasciarla andare e fare un passo indietro. Se le fosse rimasto così vicino anche solo qualche secondo in più avrebbe molto probabilmente rischiato di vedere l'ira della giovane manifestarsi.
    Concluse mostrandole un sorriso divertito, ammirando i suoi occhi per l'ultima volta, poi girò i tacchi, aprì le ali e spiccò il volo alla ricerca di un posticino solitario e tranquillo, dove poter restare solo in compagnia del suo dolore. Era riuscito a mascherarlo con maestria, ma la gamba non era messa troppo bene.
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    Perdona il ritardo >.< giá sai
    Se l'azione ti sembra troppo No dimmi pure ed edito istantaneamente
     
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    Ophelia KaiserRazza: Demone Classe: Assassino Numero Stanza: 132 Fama: 0 Contrariamente alle sue aspettative, Ophelia si ritrovò a stringere la mano del ragazzo. Era delusa dal suo comportamento... ma la sorprese quello che fece subito dopo. Si avvinò a lei... fin troppo per i suoi gusti. Tuttavia, trattenne l'impulso di scaraventarlo via e rimase immobile. Serrò i pugni, e strinse i denti. Non poteva sopportare qualcosa di simile, e fino a quel giorno non aveva mai lontanamente pensato di cercare di trattenersi. E mentre lui avvicinava il suo viso all'orecchio di Ophelia, il suo sguardo rimaneva fisso e impassibile, intento a scrutare qualche posto lontano.
    «Già... diventa più forte, sono curiosa di vedere cosa ne uscirà fuori.» rispose, modificando la sua espressione in un beffardo sorriso.
    Alla fine, lo vide allontanarsi e aprire le maestose ali nere, le cui piume venivano gentilmente accarezzate dal soffio leggero del vento. Restò per qualche secondo a guardarlo andare via, e per un secondo le balenò in testa l'idea di prendere arco e freccia e colpire quelle splendide ali. Ma... no. Sarebbe stato ancora più noioso dover combattere contro qualcuno di invalido.
    Quando scomparì del tutto, la ragazza girò i tacchi e dopo aver sistemato la cintura dei pantaloni, spiegò le ali nere e si diresse al dormitorio.

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    Role scritta benissimo e piuttosto lunga ^W^

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