Una giornata come tante altre...

Mharf Iylisse & Zalya Levanda

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    Mharf Iylisse
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    Ruolata
    Aprii la porta del laboratorio con una spallata: avevo le mani occupate dai troppi libri. Avevo avuto tutte materie teoriche quel giorno: non ne potevo più. Ormai, se chiudevo gli occhi, formule e appunti mi sfilavano davanti alle palpebre; nonostante avessi fatto di tutto per stare attento durante la lezione, non ero riuscito a concentrarmi, e avevo perso l'ultima parte della lezione. - Poco male... - pensai, attraversando la sala e posando i libri su un tavolo lì accanto, stando attento a non rovesciare nessuna delle fragili ampolle lì appoggiate, - vorrà dire che chiederò a mio fratello. -. Ma non era soltanto per la noiosità delle lezioni, che molto spesso i professori erano costretti a richiamarmi; dopo l'incontro avuto con Zalya, mi ritrovavo sempre più spesso a pensare a quella ragazza... Ma forse era soltanto perchè, negli ultimi quindici anni, non avevo avuto contatti con nessuna persona che non facesse parte della mia famiglia. Sicuramente dovevo riabituarmi a dover interagire e parlare con le persone: era anche per quello che a prima vista ero rimasto così incantato dalla maestosità dell'Accademia, essendomi ormai abituato ai lugubri luoghi in cui ero stato costretto a vivere. Non avevo niente: soltanto la memoria e pochi averi personali. Per il resto, il fato aveva negato a me e mio fratello una vita "normale", che sicuramente quella ragazza doveva aver vissuto. Eppure riuscivo a scorgere una profonda tristezza nei suoi occhi smeraldini: mi ritrovai a pensare che mi sarebbe piaciuto poterle essere amico, per scoprire qualcosa di più su di lei. Ma più i giorni passavano, più dubitavo che l'avrei mai rivista... Stavo cominciando a perdere le speranze. Sospirai, alzando lo sguardo al soffitto; file e file di scaffali ricolmi di libri, ampolle e utensili ricoprivano le pareti e i piani superiori, incassati nei piani superiori grazie a una solida base di pietra, accessibile da una scala a pioli. Quel meccanismo si ripeteva fino ad arrivare in cima, dove si trovava una finestra grande quanto l'intero tetto dell'edificio; era l'unica fonte di luce, ma era estremamente luminosa. Notai che i corrimani sembravano lucidati con estrema cura, così tanto che, a tratti, la luce mi rifletteva l'immagine del corrimano negli occhi. Non era una sensazione piacevole; sembrava essere una giornata soleggiata quella... Una giornata come tante altre. Mi guardai velocemente intorno; non c'era anima viva. Tirai un mezzo sospiro di sollievo; ero sempre propenso a starmene nei luoghi più nascosti e invisibili che riuscivo a trovare, e fuori dall'orario delle lezioni, quel luogo era una vera e propria tomba. Mi sfilai la borsa da tracolla, mettendoci dentro i libri e soppesandola poi: non era propriamente leggera, ma mi sarebbe bastata riportarla nella mia stanza in Dormitorio... Se non avessi avuto bisogno di un libro in particolare; quello di pozioni. Avevo deciso di passare alla pratica, dato il disastroso risultato della teoria. - Se non altro... - pensai, mentre un sorriso mi spuntava inconsapevolmente sulle labbra, mentre mi arrampicavo sulla scala, - ... Quel libro mi è servito a conoscere Zalya... -. Salii ancora per altri due piani; finalmente, trovai il reparto che stavo cercando. - Filtri di guarigione... - mormorai, prendendo il materiale occorrente per creare la pozione più semplice; l'Elisir Curativo. Di lì a poco tempo sarebbero incominciate le prove di smistamento; era sempre un bene averne un po' da parte... per le emergenze. Con le braccia cariche di roba, riuscii a scendere goffamente i due piani; ma al terzo, proprio mentre mi avvicinavo alla scala, scivolai su qualcosa sotto di me: probabilmente un oggetto caduto a qualche studente. Dato che ero vicino alla scala e terribilmente sfortunato, mi sarebbe andata di lusso se fossi caduto all'indietro; invece, tornai al piano terra, trascinando con me tutti gli ingredienti e cercando di atterrare sulla schiena per non rompere nulla. L'impatto fu tremendo: la mia schiena mandò una sonora protesta di dolore, mentre, ancora stordito, cercavo di rimettermi in piedi: capii di aver rotto qualche ampolla dal liquido violaceo che mi gocciolava dai capelli... E infatti, i vetri della suddetta pozione erano sparsi per tutto il pavimento; ne avevo qualcuno ancora in testa. Per fortuna non era successo altro; e menomale che ero da solo... Altrimenti oltre alla figuraccia, avrei anche dovuto sorbirmi la ramanzina dei professori. Arrossi visibilmente per il danno causato, nonostante fossi da solo; poi mi rialzai in piedi, portando il materiale intatto al mio piano di lavoro, e cercando quello per rimediare al risultato della mia distrazione. ll professor Lavi non doveva assolutamente scoprirlo!



    Edited by «Anhÿlia; - 1/2/2014, 00:21
     
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    Quel giorno oltre a tutte le materie avevo avuto anche pozioni e tra un sonnellino e l'altro riuscii a capire dalla professoressa Pytonia che per la volta scorsa avremmo dovuto prepare delle pozioni con ingredienti già presenti nel laboratorio magico in accademia. Mi scocciava stare in mezzo a troppe persone, quindi pensai bene di andarci quando ero sicura non ci fosse nessuno. Mi avvicinai alla porta, e proprio mentre stavo per aprirla, sentii un rumore fortissimo, come se qualcuno fosse caduto e il rumore di vetri che si rompevano. Restai esitante davanti alla porta, un lato di me non voleva entrare perchè sicuramente c'era qualcuno dentro ma dall'altro avevo paura che qualcuno si fosse fatto male e avrei dovuto andare a soccorrere quella persona. Sempre più indecisa, aprii di poco la porta, spiando furtivamente. Dalla posizione in cui ero vidi numerosi vetri per terra (probabilmente ampolle rotte) e delle mani molto delicate che le raccoglievano. Probabilmente era una studentessa. Non ci sarebbero stati troppi problemi. Dunque aprii la porta, ma la mia vista mi aveva ingannata di nuovo, non erano mani femminili. Era di nuovo quel ragazzo incontrato giorni fa. Rimasi paralizzata, ero convinta che non lo avrei più rivisto e invece rieccolo là. Quel ragazzo che era quasi riuscito a rompere la mia maschera da ragazza scontrosa. Cosa avrei dovuto fare? In fondo non si era ancora accorto della mia presenza, avrei potuto benissimo battere in ritirata. Però vedendolo tutto sconvolto e con i capelli zuppi di una pozione probabilmente cadutagli addosso, mi fece un po' pena. Sospirai. "Dannazione, Zalya... dovresti smetterla di essere così buona..." pensai sconsolata scuotendo la testa. Poi mi avvicinai a lui, raccogliendo dei pezzi di vetro. -Che disastro hai combinato... Tutto bene?-

     
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    Mharf Iylisse
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    Non sapevo cosa fare. Ero indeciso se tornare nel centro dell'Accademia per avvertire qualche bidello, o cercare di risolvere da solo; ma non avevo esplorato molto quel posto così nuovo per me, e non sapevo minimamente dove fossero gli stracci per pulire; ma non potevo neanche lasciare tutto così. Mi guardai attorno, come a accertarmi nuovamente che non ci fosse davvero nessuno; ma poi qualcosa mi riportò alla realtà... Era la tintura che stava gocciolando dai miei capelli. Aveva un odore strano, e mi stava imbrattando tutta la giacca; così decisi di toglierla, rimanendo soltanto con la camicia indosso. Speravo che almeno quella si fosse salvata; non ricordavo neanche che pozione fosse, e non sapevo se era facilmente lavabile o no. Ma in fondo, non era compito mio occuparmi del bucato; anche se cercavo comunque di presentare i miei vestiti nel modo più decente possibile, cercando di macchiarli meno che riuscissi. Quello però era stato un incidente... - Ultimamente però mi capita troppo spesso di distrarmi... - pensai, alzando gli occhi al soffitto dall'esasperazione e chinandomi per raccogliere i pezzi di vetro. Qualsiasi cosa avessi deciso di fare, avrei dovuto, come prima cosa, rimuovere i vetri dal pavimento; qualcuno poteva ferirsi, e l'ultima cosa che volevo era proprio che qualcun altro si facesse male a causa della mia distrazione. - E'successo anche fin troppe volte... - pensai, rabbrividendo e stringendomi nelle spalle. Improvvisamente, sentivo di essere tornato a quei giorni in cui nascondersi ormai per me era diventata un'abitudine: provavo nuovamente freddo come quelle volte, nonostante il sole mi battesse sulla nuca e le fatiche del lavoro già mi facevano ansimare. - Capisco adesso come si sente Chrono... - pensai sarcasticamente, mentre mi tornavano alla memoria tutte le volte in cui mio fratello, "l'uragano", distruggeva qualcosa. Il male era che lui era così di natura; la mia invece era soltanto goffaggine e impacciatezza... Che sarei riuscito a superare con molta difficoltà. Ammiravo molto mio fratello; sembrava essere deciso e sicuro su ogni cosa che facesse, e in ogni situazione riusciva a cavarsela grazie alla sua gentilezza. Io non avevo mai avuto la sua stessa solidità: nonostante fossi sicuramente più socievole di lui, non riuscivo mai a fare una buona impressione alla prima, e molto spesso venivo "lasciato da parte". Ma probabilmente anche i ricordi che avevo delle persone erano sbagliati: lì nessuno mi avrebbe giudicato per la mai discendenza... Quindi forse, sarei riuscito a riscattare il mio nome. Anche se ne dubitavo; più tenevo nascoste le mie origini e la mia storia, meglio era.
    Mi ero lasciato prendere dai miei pensieri; così, quando sfiorai qualcosa di delicato e caldo, non riuscii a trattenere un moto di stupore. Abbassai lo sguardo sul terreno, notando che c'era un'altra mano, adesso, vicino alla mia: risalii con lo sguardo fino al braccio, per poi inquadrare il volto della persona che mi stava aiutando. Occhi luminosi come smeraldi, aria crucciata e capelli neri lunghi fino alle spalle; era lei, Zalya! Non ero sicuro di poterla rincontrare, e non in un luogo come quello: ma dopo lo stupore e la felicità del momento, mi feci ancora più rosso in viso: e se... Mi avesse visto cadere? Si sarebbe sicuramente fatta un'idea sbagliata di me: la "ragazzina" che inciampava e cadeva, e non aveva abbastanza forze per rialzarsi da sola. Non era forse quello che avevo appena fatto? -Che disastro hai combinato... Tutto bene?- la frase successiva della ragazza mi diede conferma di ciò che stavo pensando: mi aveva visto. Raccolsi altri frammenti di vetro, sorridendo e alzando gli occhi su di lei; cercavo di darmi un'aria sicura, per non far vedere quanto fossi incerto dentro. - Grazie... Si si, va tutto bene... Sono soltanto un po' ammaccato! - dissi con una risata, buttando i vetri che avevo in mano nel cestino lì vicino. Notai che Zalya stava raccogliendo i vetri, e un'ansia crescente mi si insidiò nel petto; non sapevo che pozione fosse quella... E se fosse stato qualcosa di velenoso? Anche solo un taglietto e la situazione sarebbe potuta degenerare. Mi avvicinai nuovamente alla ragazza, prendendole le mani tra le mie e costringendola a lasciare i vetri: poi le sorrisi, cercando di non dare a vedere la mia preoccupazione (che sicuramente sarebbe risultata alquanto sciocca agli occhi di qualcun altro). - Ti potresti tagliare... Non so cosa c'era dentro quest'ampolla. Lascia fare a me: sono io che ho causato questo disastro, quindi è meglio che, se qualcuno di noi due debba ferirsi con i vetri, quello sia io. - dissi, ridacchiando e prendendo i vetri che aveva raccolto alla ragazza: erano piuttosto affilati, e forse avevo fatto bene a fermarla... Ringraziavo molto l'aiuto che mi aveva dato; ma le esperienze passate mi portavano a preferire di rimediare da solo ai danni subiti, per evitare di coinvolgere qualcun altro in qualcosa che neanche io sapevo gestire. In questo caso erano semplici vetri... Ma sarebbe potuto accadere qualcosa di ben più grave.

     
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  4. Zalya
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    All'inizio Mharf mi sembrò perso nei suoi pensieri ma appena si accorse di me e della mia domanda assunse un'aria sicura - Grazie... Si si, va tutto bene... Sono soltanto un po' ammaccato! - ammaccato... dunque avevo sentito bene, qualcuno era caduto davvero. -Oh, quindi il tonfo che ho sentito prima eri te caduto. Certo che sta accademia è piena di insidie se non si sta attenti.- E in effetti era così, quell'accademia poteva diventare molto pericolosa. Come per esempio le ampolle che si trovavano in quella stanza. Alcune pozioni potevano essere molto pericolose e infatti Mharf appena si rese conto che stavo raccogliendo anche io i vetri rotti mi si avvicinò prendendo le mie mani fra le sue, facendomi mollare i vetri. In quel momento sentii mancarmi il respiro, non avevo contatti con persone del sesso opposto da anni e anni e quella cosa improvvisa, anche il solo tocco delle mani, mi mandò leggermente nel pallone. Arrossi leggermente, poi lo sentii dirmi qualcosa. - Ti potresti tagliare... Non so cosa c'era dentro quest'ampolla. Lascia fare a me: sono io che ho causato questo disastro, quindi è meglio che, se qualcuno di noi due debba ferirsi con i vetri, quello sia io. - poi ridacchiò cominciando a raccoglierli lui. In effetti nemmeno io sapevo che pozione fosse, ma quella tonalità di viola mi era familiare: probabilmente ne avevamo parlato in classe ma come al solito dormivo. Cercai di scrollarmi di dosso l'imbarazzo e mi rialzai.
    -Obbeh, fai come vuoi.- Risposi facendo spallucce.
    A pensarci bene era meglio così. Mi misi a farmi gli affari miei, cominciando a cercare il libro e gli ingredienti che dovevo usare per la pozione da portare alla prossima lezione, cercando di ignorarlo il più possibile per concentrarmi nella mia ricerca.

     
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    Per un attimo fui sicuro di aver visto le guance della ragazza imporporarsi; ma fu per così poco tempo che mi convinsi di averlo sognato. Anche se una parte di me era felice di essere la causa di quel rossore, fu velocemente sopraffatta dal senso di inquietudine che provavo; non sapevo se Zalya si fosse tagliata, ma a quanto pareva, sembrava di no. -Obbeh, fai come vuoi.- fu la risposta seccata della ragazza; in seguito si mise a cercare gli ingredienti per le pozioni, e solo in quel momento mi ricordai che la professoressa Pytonia aveva assegnato a tutta la classe la preparazione di una pozione: quindi, oltre all'Elisir Curativo, avrei dovuto preparare anche quest'altra pozione. Tornai velocemente al tavolo, dopo aver ripulito il pavimento con uno straccio lì vicino; rovistai nella borsa finchè non trovai il quaderno degli appunti, dandogli un'occhiata veloce. - Filtro d'amore... - lessi, ricordando che era proprio quella la pozione. Leggendo quel nome, ricordai anche la descrizione che ci aveva dato la professoressa su quella particolare miscela: non aveva un vero e proprio effetto amoroso, ma era più un'illusione che con il tempo si affievoliva. Quella però, era particolarmente potente: bastavano poche gocce perchè facesse effetto. Si diceva anche che, il composto, una volta filtrato a dovere, assumesse il profumo delle cose che più stimolavano i sensi della persona che l'aveva creata; per questo per ogni esponente aveva un profumo diverso. Quando, durante la lezione, la professoressa Pytonia aveva fatto passare tra gli studenti una boccetta riempita a metà della suddetta pozione, avevo sentito il profumo della selce... E della camelia. Non sapevo perchè: non era un fiore che mi avesse particolarmente attratto, eppure avevo sentito esattamente il profumo di quel fiore. Tornai alla realtà: dovevo preparare la pozione! Ricordai che alla prossima lezione l'avremmo anche provata... Rabbrividii: e se invece di una pozione veniva fuori una miscela inguardabile? Non ero particolarmente portato per le pozioni: i pochi rudimenti che avevo acquisito di quella scienza si limitavano alle semplici pozioni curative che riuscivo a creare maldestramente. Ma lì si trattava di qualcosa di molto più complesso: nonostante avessi annotato per filo e per segno il procedimento, dubitavo che sarei riuscito a creare un qualcosa di accettabile. Sospirai, prendendo gli ingredienti che trovavo al piano terra: non avrei più rischiato di salire per altri piani. Tornato al mio tavolo, disposi gli ingredienti con ordine, recuperando poi le ampolle e gli attrezzi che mi sarebbero serviti per preparare il tutto. Cominciai a lavorare; ma ogni tanto, il mio sguardo vagava in giro, posandosi sulla figura di Zalya, che sembrava assorta così tanto nel suo lavoro da non accorgersi di me. O forse aveva volutamente scelto di ignorarmi: non potevo saperlo, dato che non ci rivolgevamo la parola, e io non avevo il coraggio di spezzare il silenzio che si era creato tra di noi. - Cinque grammi di Artemesia, per poterne ricavare l'infuso.... Che andrà a mescolarsi insieme all'Asfodelo in polvere e al Dittamo. - pensai, cominciando a pestare l'Asfodelo in un mortaio, portando intanto a bollore dell'acqua per l'infuso. Cercai di non sbagliare: ma evidentemente misi troppa acqua o troppa poca Artemisia, dato che il composto tutto sembrava tranne che un infuso. Mi morsi il labbro inferiore, mentre buttavo via il tutto nel lavandino e ricominciavo da capo... Ma non riuscivo a concentrarmi: la mia mente era altrove, e anche se provavo a controllarmi, il mio sguardo si perdeva nel vuoto, quasi sempre a fissare Zalya. - E'perchè non riesco a fare niente e cerco di prendere spunto da cosa fa lei... - cercai di dirmi. Ma invece del composto che stava preparando, il mio sguardo era fisso sul suo viso: studiavo i suoi occhi e i lineamenti del suo volto, e sentivo che non mi sarei mai saziato di guardarla. Ma un fischio sotto di me mi costrinse a riportare l'attenzione su ciò che stavo facendo: l'acqua stava letteralmente bollendo, e ormai dovevo levarla dal fuoco: o sarebbe stata troppo calda. Dimenticai di proteggere le mani con uno straccio: così, quando feci per togliere il contenitore dal treppiedi, ottenni solo una scottatura sul palmo della mano. Trattenni a stento un gemito, mentre soffiavo sulla ferita per raffreddarla un po': no, non ero proprio portato per le pozioni.

     
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  6. Zalya
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    Quando raccolsi tutto il necessario per la pozione, guardai di nuovo il titolo perchè evidentemente non avevo ascoltato di cosa si trattasse. Ricordo solo il forte odore di selce e camelia, il mio fiore preferito. Appena lessi il titolo, rabbrividii: Filtro d'amore. Proprio io, che non volevo più niente a che fare con l'amore, dovevo fare un filtro del genere? Gli scherzi del destino. Di pozioni e filtri ne avevo sempre fatti molti sotto la supervisione di mia nonna ma erano anni che non ne facevo e quella sarebbe stata la prima volta in cui ne avrei dovuto farne uno tutto da sola. Un po' la cosa mi entusiasmava ma allo stesso tempo avevo paura. I fallimenti sono sempre dietro l'angolo e infatti sbirciando di nascosto come stava procedendo a Mharf vidi che stava gettando tutto via. Ancora non sapevo se fosse mago, guerriero o quant'altro, ma in fondo non mi doveva importare. Vedendo però il modo in cui aveva fallito sicuramente non era un mago, eppure lo avevo visto usare una magia curativa la volta scorsa. Tornai a concentrarmi sul mio lavoro, ma sentivo una strana sensazione. Come se qualcuno mi stesse... osservando. Diedi un'altra occhiata sfuggente e notai che era Mharf a guardarmi. Insistentemente. Cercai di far finta di niente, poco dopo però mentre stavo rovesciando un ingrediente sentii un fischio, girandomi vidi che aveva preso il contenitore a mani nude. Sospirai, come si poteva essere così sbadati? Però, tornando sul mio lavoro... notai che c'era qualcosa di molto, molto strano. Stava cominciando a cambiare colori a intermittenza e il contenitore tremava come non mai. Era quasi come se stesse... per esplodere! Dovevo essermi distratta a causa del fischio che aveva fatto il contenitore di Mharf mettendo troppo di un ingrediente. Andai letteralmente nel panico, mentre mi allontanavo dal banco. -No, no, no!!!- Dissi agitata, non sapendo come risolvere la situazione.

     
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    La ferita scottava come se fosse la prima volta che mi bruciavo: nonostante tutto, con il passare dei minuti, il dolore si limitò a un semplice formicolio, e dopo aver fasciato la mano con una garza medica, trovata in un armadietto in fondo alla stanza, tornai a concentrarmi sulla pozione. Zalya aveva notato che la stavo fissando: così arrossi nuovamente, abbassando lo sguardo su ciò che stavo facendo e ricominciando da capo. Questa volta seguii minuziosamente le descrizioni del libro: mi accorsi di aver messo troppa acqua la prima volta, e allora ne misi qualche millilitro meno di quanto indicato.... Giusto per precauzione. L'infuso era così perfetto che sembrava preparato da un'altra persona. Rimasi stupito da quanto poche attenzioni potessero fare la differenza. - Devo ricordarmene, la prossima volta... - pensai, annotando la quantità che avevo versato nel quaderno. Immersi l'infuso nel calderone: quindi ripresi a pestare l'Asfodelo: il pestello mi scivolò dalle mani, e grazie a quella distrazione scoprii che la pianta si polverizzava più velocemente se il legno era portato di piatto, piuttosto che di punta. Ero decisamente spaventato: come era possibile che la mia goffaggine mi stesse addirittura aiutando? Decisi di non farmi troppe domande e di continuare a lavorare: magari quella era soltanto una giornata migliore delle altre, in fin dei conti. Passò qualche tempo: stavo finalmente mescolando il tutto, e quasi esultai dalla gioia quando vidi che il composto, dopo essere diventato nero carbone, si stava lentamente schiarendo, diventando grigio opale. Proprio come la pozione mostrataci dalla professoressa Pytonia. Tirai un sospiro di sollievo, continuando a mescolare la pozione con aria felice: ma proprio lì successe il disastro. La tintura viola che avevo tra i capelli continuava a gocciolarmi dalle ciocche: e nonostante avessi provato in tutti i modi a non farne cadere neanche una goccia nel calderone, fui lento soltanto di un secondo: una goccia viola mi passò davanti agli occhi, per poi finire nel preparato. Rabbrividii. Il duro lavoro che avevo svolto fin ora era rovinato! La pozione assunse un'aria verdognola, per poi brillare e cominciare a mandare sbuffi di fumo: continuavo a mescolare freneticamente, a destra e a sinistra, sperando in qualche modo di rimediare al danno. Quando cominciò a bollire, abbandonai il calderone per rifugiarmi sotto il tavolo: ma oltre al rumore di una bolla che scoppiava, non successe altro. Con le mani davanti al volto e sicuro di trovare il tavolo e la pozione in condizioni pietose, uscii dal mio nascondiglio: ma quando vidi che non era successo niente, mi decisi a vedere che avevo combinato. La pozione era tornata grigia: questa volta sembrava più lucente, però. L'odore di selce e camelia mi investì in pieno: per un attimo rimasi stordito da quel profumo, e sentivo le mie guance farsi rosse senza un valido motivo. Sentivo il cuore traboccare di felicità, contento come mai lo ero stato prima: era quella la sensazione che si provava quando... Si era innamorati? Non me ne preoccupai: ero troppo occupato a tenere a bada la felcitià che traboccava da ogni poro della mia pelle. Ad un certo punto, scoccai nuovamente un'occhiata a Zalya, e fu lì che successe: sentii il cuore perdere qualche battito, per poi ricominciare a battere più furiosamente di prima, e le guancie già lievemente imporporate mi si fecero sempre più rosse. Mi sentivo a disagio, e allo stesso tempo felice: fissavo la sala con sguardo febbrile, cercando qualcosa da dire e tormentandomi le mani. Poi, per qualche strana ragione, coprii il calderone con il coperchio: il profumo cessò di inondarmi le narici, e poco a poco tornai a pensare lucidamente. Mi sentivo uno stupido: ero caduto sotto effetto della mia stessa pozione! Ero proprio uno stupido. Però avevo capito quanto quel filtro fosse potente, se soltanto l'odore riusciva a mandarmi in estasi. -No, no, no!!!- la voce agitata di Zalya mi costrinse a vedere cosa stesse succedendo: notai che la sua pozione stava cambiando colore senza una ragione valida, e che sembrava sul punto di esplodere. Sapevo per esperienza personale che, anche se la ragazza si era allontanata dal tavolo, la pozione l'avrebbe raggiunta ugualmente. Presi il coperchio del calderone, cercando di non respirarla: poi corsi velocemente verso l'intruglio di Zalya, tappandola con il coperchio e chiudendo gli occhi per evitare di essere investito in pieno. - Allontanati ancora! - gridai alla ragazza, aspettando l'esplosione: che non tardò ad arrivare. Un botto enorme fece tremare tutti i vetri di quella stanza: il coperchio ne limitò i danni, ma il getto era talmente potente che barcollai all'indietro, e il liquido, diventato verde spento, mi si riversò addosso completamente.

     
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  8. Zalya
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    Avevo ormai perso le speranze: presto la pozione non andata a buon fine avrebbe creato un grosso guaio, non me lo sarei mai perdonata! Mharf però notò il disastro che stavo per combinare e venne in mio aiuto tappando il contenitore con un coperchio. - Allontanati ancora! - Gridò mentre aspettava l'esplosione imminente. E se l'esplosione fosse stata troppo forte? Si sarebbe fatto male a causa mia. Non potevo permettermi una cosa del genere. -SCAPPA, STUPIDO! Non voglio che qualcuno ci rimetta di nuovo le penne per colpa mia!- Dissi d'istinto senza rendermi conto della mia frase. Infatti ogni volta che qualcuno voleva proteggermi da un pericolo, i miei pensieri tornavano ad anni fa, in un brutto, bruttissimo ricordo. L'esplosione fu tremenda ma per fortuna non successe niente di grave. Mharf barcollò solo cadendo all'indietro, mentre la mia pozione gli cadde tutta addosso. Sospirai per l'ennesima volta, andando in suo soccorso. -Beh, almeno non ti sei fatto male. Mi... Mi dispiace, è tutta colpa mia.- Gli dissi con aria colpevole. Mi dispiaceva molto che per colpa mia si fosse disastrato ancor di più. Poi rivolsi lo sguardo verso il calderone, sconsolata. Evidentemente senza mia nonna non ero in grado di fare un bel niente. Avrei dovuto allenarmi in tutti quegli anni. Mi procurai degli stracci, dandone uno a Mharf e usandone uno per pulire. Ma, mentre stavo asciugando il disastro provocato, sentii un odore molto familiare. L'odore della camelia. Spostai il mio sguardo, per vedere da dove provenisse ma non dovevo distrarmi ancora. Così feci spallucce e continuai a pulire la pozione andata a male. Alzai lo sguardo verso le pozioni presenti al laboratorio magico. -Di questo passo non riuscirò a fare un bel niente. Chissà se ce n'è una già pronta...- Dissi tra me e me sotto voce.

     
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    - SCAPPA, STUPIDO! Non voglio che qualcuno ci rimetta di nuovo le penne per colpa mia!- fu l'ultima cosa che riuscii a sentire, prima che l'esplosione mi colpisse in pieno: rimasi un po' sorpreso da quelle parole; non sapevo cosa le fosse successo in passato, se si preoccupava per una semplice pozione andata male. Era anche quella la causa per cui sembrava respingere la mia amicizia? Non riuscii a dare ordine ai miei pensieri: la pozione cominciava a darmi veramente data noia, data che all'aria si stava raffreddando rapidamente... Infatti era molto calda: a primo impatto mi ero agitato dal dolore, ma adesso stava andando meglio. Ma se non facevo qualcosa, si sarebbe solidificata! Per fortuna Zalya aveva la soluzione. Mi porse uno straccio,che usai per ripulirmi la faccia e i capelli: i vestiti non erano particolarmente zuppi, quindi potevano anche aspettare. Mi resi conto che, probabilmente, in quel momento non dovevo avere un bell'aspetto: specchiandomi nel calderone ormai vuoto di Zalya, constatai che i miei capelli... Erano diventati verdi. A prima vista mi feci paura da solo. Ma non era quello il problema principale: due grosse chiazze, dove prima si trovava la pozione, cominciavano a farsi vedere sotto i miei occhi; evidentemente mi ero scottato. Sospirai, tornando a pulirmi finchè gli ultimi residui di pozione non furono scomparsi: ma i miei capelli restavano di quel colore insolito. Pulii lo straccio nel lavandino, cominciando ad aiutare Zalya a pulire in terra: gran parte della pozione si era rovesciata anche sul pavimento, e c'era ancora un bel po' da fare. -Beh, almeno non ti sei fatto male. Mi... Mi dispiace, è tutta colpa mia.- disse la ragazza, con aria sconsolata: davvero... Si stava preoccupando per me? Arrossi un po' alle sue parole, mentre un sorriso mi si stapava sulla faccia: per qualche ragione, sentivo che essermi frapposto tra lei e la pozione era la cosa migliore che avessi fatto quel giorno, senza considerare l'eccellente risultato della pozione che avevo filtrato. - Tranquilla, capita a tutti di sbagliare... Non è affatto colpa tua: questa pozione era difficilissima da creare... - dissi, ricordandomi che già altre volte avevo provato a crearla: solo quel giorno ci ero riuscito. Forse quello era proprio un giorno anormale. Continuai a pulire il pavimento, chiedendomi perchè Zalya si fosse preoccupata a quel modo: più ci pensavo, più mi sembrava strano. Ma evitai di fare domande: la ragazza mi sembrava piuttosto scossa, e nonostante la curiosità mi stesse corrodendo l'animo, non volevo turbarla più di molto. Soprattutto perchè neanche la conoscevo a fondo: non sapevo cosa avesse passato, o se fosse così doloroso da non poterne parlare con nessuno. -Di questo passo non riuscirò a fare un bel niente. Chissà se ce n'è una già pronta...- sospirò Zalya, mentre mi aiutava a pulire il resto della pozione rimasto sul pavimento. A quel punto ebbi un'illuminazione: ne dovevamo portare soltanto una fiala a lezione, no? Le sorrisi in segno di risposta, per poi dirigermi dall'altro lato della stanza: recuperai un mestolo e due ampolle, e una volta preso il respiro, mi avvicinai al mio calderone. Non volevo rischiare di respirare il liquido di nuovo: mi era bastata l'esperienza della volta prima. Riempii le ampolle all'orlo con il mestole, e le richiusi con un tappo di sughero: appena in tempo. Non riuscivo più a trattenere il respiro, e lasciai andare il fiato, mentre tornavo dalla ragazza con le due ampolle: mi inginocchiai davanti a lei, porgendole una delle due fiale con un sorriso. - Ecco, prendi! - le dissi, mettendole l'ampolla nelle mani. - Questa è l'unica pozione che mi sia mai venuta bene in vita mia... Invece di farti passare delle ore a farne un'altra, posso dartene un po': tu prima mi hai aiutato con l'ampolla... - dissi, stringendomi nelle spalle e distogliendo lo sguardo, imbarazzato, - Quindi ti restituisco il favore. -.

     
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  10. Zalya
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    h487

    Zalya Levanda
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    Ruolata
    Quando dissi a Mharf che mi dispiaceva lo vidi arrossire e un grosso sorriso gli si stampò in faccia. Stavo di nuovo sbagliando comportamento, non dovevo essere così amichevole, non potevo permettermelo. Eppure vedere una persona così felice per poco un po' mi risollevava il morale. Avrei voluto pure io essere contenta per così pocol. Ma perchè arrossiva? Ero... io il motivo? O semplicemente era un ragazzo molto timido? No, non andava per niente bene. Stavo cominciando a interessarmi un po' a lui. Non potevo, non volevo. - Tranquilla, capita a tutti di sbagliare... Non è affatto colpa tua: questa pozione era difficilissima da creare... - Annuii con la testa, continuando a pulire. Dopo un po' vidi Mharf alzarsi e andare a trafficare dal suo calderone. Poco dopo tornò con due ampolle, porgendomene una. Questa è l'unica pozione che mi sia mai venuta bene in vita mia... Invece di farti passare delle ore a farne un'altra, posso dartene un po': tu prima mi hai aiutato con l'ampolla... - Era molto gentile a volermi dare una mano, ma ero fin troppo testarda e orgogliosa. Così approfittai di questo lato del mio carattere per provare a mettere distanza, magari rifiutando quel favore lo avrebbe allontanato da me. -Sei davvero gentile, ma mi vedo costretta a rifiutare.- dissi con tono deciso, restituendogli l'ampolla -Ma devo riuscire a farla da sola, o mia nonna si rivolterà nella tomba, sai. Non ha mai accettato fallimenti.- ...
    Volevo sembrare acida e tutto ma alla fin fine era stato solo un rifiuto gentile. Ma che diavolo mi stava succedendo?!

     
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    Mharf Iylisse
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    Zalya rifiutò la mia ampolla: per un attimo rimasi basito, ma fu quando mi spiegò la ragione del suo rifiuto che fui costretto a capire quanto per lei fosse importante riuscire a creare quella pozione. Così sorrisi tristemente, ritirando il braccio e infilando la pozione in tasca: l'avrei conservata per qualche evento futuro. Anche se sicuramente non mi sarebbe servita: non desideravo conquistare nessuno, e chi si sarebbe potuto innamorare di me? Ero troppo simile a una ragazza... Ricordai che una volta, quando ancora vivevo a palazzo, un ragazzetto mi si era avvicinato, dicendomi che non gli importava di chi ero "figlia", e che gli piacevo dalla prima volta che mi avevo visto. Mi ci erano volute parecchie proteste per fargli capire che non ero una femmina. - Maledizione... - pensai, passandomi una mano sul volto, - non mi sono mai sentito più imbarazzato. -. Sospirai, guardando Zalya e borbottando una serie di frasi sconnesse. -Scusa... Non sto dubitando della tua bravura... Ehm va bene... Però... Però... - mormorai, guardando poi la ragazza con aria tesa e interrogativa, - ... Posso... Aiutarti a prepararla? In due faremo prima... E'una bella giornata: passarla in questo luogo buio è uno spreco... - dissi, distogliendo lo sguardo e passandomi una mano tra i capelli, imbarazzato. - E poi... Mi hai aiutato parecchio: non sarebbe cortese lasciarti qui da sola... - sussurrai, più a me che a Zalya. Mi dissi che lo facevo soltanto per gentilezza: ma la realta era che volevo passare più tempo possibile con la ragazza. Pensai di essere ancora sotto effetto del filtro: in fondo, avevo ancora la mente piuttosto annebbiata, e forse era per effetto di quella pozione che mi sentivo così strano in quel momento. Buttati gli stracci nell'acqua, per farli pulire, recuperai un calderone e altri ingredienti; così li portai al tavolo dove si trovava Zalya, posandoli accanto al calderone pieno della pozione andata male. - Ecco... Potrei fare le cose secondarie: come pestare le erbe o bollire l'acqua per l'infuso.. - dissi, con un sorriso: dopodichè misi una grande quantità di asfodelo nel mortaio, cominciando a pestarlo. Forse era anche fin troppa. Quella che si formò, invece di polvere, era una pappetta uniforme: alzai un sopracciglio, chiedendomi se anche in quel modo potesse andar bene. Ero teso e agitato: speravo di poter riuscire nuovamente a creare qualcosa di simile alla prima pozione, ma evidentemente era stato solo un caso. L'asfodelo si mescolo all'acqua, si, ma sul fondo rimasero dei rimasugli, anche dopo aver fatto bollire il tutto: evidentemente avevo sbagliato qualcosa. Sospirai, poggiando una mano sulla fronte. - ... Sono negato... - sussurrai tra me e me, prendendo il contenitore e buttando via il tutto. Un'altra volta. Tornai al tavolo, rivolgendo un sorriso sghembo a Zalya e ricominciando il tutto un'altra volta.

     
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  12. Zalya
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    h487

    Zalya Levanda
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    Nonostante avessi fatto di tutto per allontanare quel ragazzo alla fine mi convinse a farmi aiutare, dicendomi che gli dispiaceva farmi stare da sola. Io però... avrei voluto tanto stare da sola. Ogni secondo passato con lui mi faceva sentire sempre più strana e la cosa non mi piaceva per niente. Si mise a pestare le erbe ma invece di polvere gli venne una pappetta. Osservando quel che faceva, scossi la testa. Quello era il solito errore da principianti. Mi avvicinai leggermente, togliendogli per un secondo il mortaio dalle mani.
    -No, no. Così non va bene. Stai sbagliando!- gli dissi con il tono di una che sapeva il fatto proprio. -Hai preso le erbe fresche, servono quelle essiccate. E' per questo che non viene bene.- Mi venne un po' di malinconia. Mi tornavano i "bei" momenti che passavo con mia nonna, quando mi rimproverava appena sbagliavo qualcosa e mi spiegava irritata come andava eseguito bene. Era una donna molto scorbutica ma pensare a quei momenti, mi faceva spuntare un sorriso malinconico in viso. Mi concentrai di nuovo, preparando quel che serviva. -Deduco che tu non sia un mago, se non sai nemmeno queste cose base...- Ed ecco che mi rimettevo a socializzare. Mi sarei dovuta arrendere all'evidenza: non sono capace a fare la ragazza fredda troppo a lungo. In fondo però non era tanto spiacevole passare del tempo con lui, anche se cominciava a comportarsi in maniera un po' strana, mettendosi anche a borbottare frasi sconnesse. Poco dopo però guardandolo bene notai che i suoi capelli erano diventati... verdi. Lo indicai. -Ma... i tuoi capelli... non erano blu?- dissi leggermente sconvolta. Che fosse stata la mia pozione a ridurlo così?

     
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    Mharf Iylisse
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    Ruolata
    -No, no. Così non va bene. Stai sbagliando!- mi disse Zalya con aria crucciata, prendendomi il pestello dalle mani e aiutandomi con le pozioni. Per aiutarmi, si era avvicinata tantissimo a me, e io non riuscii ad evitare di arrossire come un'idiota: ma chi prendevo in giro... Era ormai palese che ero cotto di quella ragazza. Nonostante tutte le scuse che avevo trovato, più che altro per spiegare il mio comportamento a me stesso, non potevo più negarmelo: ero un caso perso. Fissai il preparato, sentendo a malapena ciò che mi diceva sulle erbe essiccate: cercavo di apparire il più normale possibile, nonostante dentro fossi estramemente agitato. Cercai di ignorare le mie emozioni, concentrandomi di più su quelle di Zalya: fui stupito quando sul suo viso trovai... Un sorriso malinconico. Spalancai gli occhi: mi chiesi a cosa stesse pensando in quel momento, ma in fondo, conoscevo bene quell'espressione... Era la stessa che mi portavo dietro il più delle volte; quando ripensavo al mio passato. Forse, allora, neanche lei aveva avuto un'infanzia felice: mi chiesi cosa avesse passato... E se la nonna menzionata da lei poco prima riguardasse quei ricordi in qualche modo. -Deduco che tu non sia un mago, se non sai nemmeno queste cose base...- disse la ragazza, continuando a lavorare; mi scappò una risatina, mentre cominciavo a accendere nuovamente il fuoco per scaldare l'acqua. - No infatti... Sono uno spadaccino... - dissi soltanto, stringendomi nelle spalle: non aveva fatto una domanda, e probabilmente neanche le interessava la mia classe, data la freddezza con cui mi rivolgeva la parola. - E invece tu... Sei una maga, vero? - chiesi infine, desideroso di saperne di più sul suo conto; alla fine non ero riuscito a trattenermi, e gli interrogativi cominciarono a riversarsi nella mia mente. Avrei voluto farle molte altre domande: ma già sentivo che quella bastava, e continuai a lavorare senza fiatare. Finalmente, l'acqua arrivò a bollore: questa volta ero stato molto più attento, e sembrava che potesse venire fuori qualcosa di decente. Soddisfatto del risultato, tolsi il recipiente dal fuoco, travasando il liquido nel calderone: dopodichè aggiunsi l'Asfodelo, lasciando che la povere si diluisse nell'acqua. Per fortuna questa volta sembrava essere andato tutto per il meglio: il composto sembrava omogeneo, e tanto bastava. Sorrisi fiducioso: quello era solo l'inizio, ma sarei comunque riuscito a creare un'altra pozione decente. E solo grazie all'aiuto di Zalya: in quel momento la ragazza stava fissando i miei capelli, e la sua espressione si fece sconcertata. -Ma... i tuoi capelli... non erano blu?- disse, incredula. Mi toccai una ciocca e la portai davanti al viso, notando che erano ancora di quel verde acceso. - Beh... Incidente di percorso! - ridacchiai, fissandola negli occhi, - Colpa mia... Non pensavo che quella pozione mi avrebbe ricoperto da capo a piedi, e questo è il risultato... - dissi poi, per nulla preoccupato: speravo che quel colore sarebbe andato via dopo poco, e in fondo, neanche mi dispiaceva... Mi ricordava il colore degli occhi di Zalya.

     
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  14. Zalya
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    h487

    Zalya Levanda
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    Durante tutto il procedimento per la pozione Mharf non faceva altro che comportarsi in modo strano, non riuscivo a spiegarmi il perchè. Quando affermai che probabilmente non era un mago non sapendo nemmeno le basi mi rispose che infatti era uno spadaccino. Eppure io lo avevo visto usare la magia la volta scorsa. Decisi però di non fare domande, dovevo saperne il meno possibile di lui. Per il mio bene e il suo. - E invece tu... Sei una maga, vero? - Mi chiese quasi timidamente, probabilmente la mia aria da ragazza fredda stava tornando a fare effetto. Dato che mi aveva rivelato la sua classe e ormai comunque ero nei guai per avergli dato fin troppa confidenza pensai che un'informazione in più o una in meno a quel punto non avrebbe fatto poi molta differenza. Annuii, mentre pensavo ancora al mio passato, poi gli risposi -Sì... ho studiato magia fin dalla più piccola età, costretta da mia nonna, era la maga nera più potente di tutto il villaggio ed essendo sua...- esitai un secondo, prima di riprendere -... nipote, voleva una degna erede di tutti i suoi saperi dato che non aveva nessun'altro. Anche se più che altro mi trattava come una schiavetta.- Dopo la rivelazione che mi fece la nonna anni prima non sapevo se dovevo definirmi ancora sua nipote dato che in realtà mi aveva trovata abbandonata in un bosco. Mi chiedevo anche perchè gli avevo rivelato così tanto di me dato che bastava solo un semplice si. Forse era quell'aria così amichevole che mi faceva abbassare la guardia. Tornai per l'ennesima volta a concentrarmi sul lavoro, quando aggiungendo l'ultimo ingrediente, completammo il filtro. Ne ebbi conferma dall'odore particolare che emanava. Ma avrei fatto meglio a non odorare troppo i fumi di quella pozione. Senza capire il perchè mi ritrovai a fissare Mharf senza un motivo preciso, arrossendo come mai avevo fatto prima d'ora. Lo fissavo dritto negli occhi, non avevo mai notato quanto in effetti fossero belli. Il cuore mi batteva a mille e sentivo l'improvviso bisogno di buttarmi tra le sue braccia. Provavo mille emozioni diverse e probabilmente la colpa era tutta dei fumi di quella pozione. Cercando di mantenere il controllo e per non sembrare una pazza, abbassai la testa, tremante per poi coprire il calderone con un coperchio.
    -Ok... la... la pozione è fatta.- Dissi quasi balbettando sommessamente. -C-Cerco un rimedio p-per quei capelli verdi, in fondo è colpa m-mia se si sono ridotti così.- speravo che l'effetto dei fumi del filtro sarebbero passati in fretta prima che succedesse qualcosa di cui poi mi sarei pentita. Caspita se era potente quel filtro! Maldetta professoressa Pytonia!

     
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    Mharf Iylisse
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    Ruolata
    Avevo creduto che Zalya si sarebbe limitata a rispondere con un cenno del capo alla mia domanda; invece, quando cominciò a raccontarmi del suo passato, mi persi le prime parole, perchè ero troppo occupato a rimanere stupito da quel gesto. Che stesse cominciando a fidarsi di me? Per qualche strana ragione, quell'idea mi fece sorridere come uno scemo: ma mi ricomposi subito, per riuscire a capire cosa mi stesse dicendo la ragazza; dubitavo che si sarebbe di nuovo aperta con me così tanto, quindi dovevo far tesoro di ogni cosa che la riguardasse. La ragazza mi raccontò che sua nonna era la maga più potente del villaggio, e che lei, in quanto sua nipote, doveva ereditare tutta la sua conoscenza. Tutto ciò mi ricordava la situazione di Chrono a palazzo: anche lui, da piccolo, aveva passato giornate intere rinchiuso a studiare e esercitarsi sin dalla tenera età, in quanto erede al trono. Sapevo quanto erano stati difficili per lui quegli anni: quindi, supponevo che per Zalya fosse stata un po' la stessa cosa. La ragazza esitò un po' prima di pronunciare la parole "nipote": e quando lo fece, la sua voce sembrava un po' più bassa, come se ricordare quel fatto le arrecasse dolore. Ma in effetti, era da quando aveva cominciato a parlare che aveva assunto quel tono: più parlava, e più mi rendevo conto che c'era qualcos'altro sotto a quelle parole... Un dolore di cui ancora non riuscivo a capire appieno l'entità. La ascoltai fino a che non ebbe pronunciato l'ultima parola, e poi Zalya tornò a lavorare al filtro; ma aveva la testa da altre parti... Avrei voluto chiederle qualcosa di più su sè stessa, ma non sapevo come farlo senza rischiare di passare per invadente. Mi misi le mani dietro la schiena, osservandola lavorare; mi avvicinai a lei per vedere meglio, e così imparare a fare le pozioni in maniera più veloce la volta prossima. Tanto ormai, era palese che le cose non mi riuscivano alla prima: il filtro di prima l'aveva rifatto diverse volte prima di riuscirci. Mi accorsi di essere vicinissimo a lei soltanto quando riuscii a percepire il profumo dei suoi capelli; sapevano di un odore che avevo già sentito prima... - ... Camelia? - mi chiesi, sgranando gli occhi: com'era possibile che avessi sentito la fragranza dei suoi capelli nella pozione? Notata la vicinanza, arrossii e mi allontanai nuovamente, cominciando a ripulire gli attrezzi e abbassando il volto per nascondere il rossore sul mio viso. - Si è trattato solo di un caso... - mi dissi, ripensando alla pozione. Sapevo che l'odore per ogni persona persona era diversa... Ma aver sentito il profumo della Camelia mi metteva a disagio. Arrossi ancora di più, quando la ragazza finì di preparare il filtro: l'odore pungente della selce, mescolato a quello di quel fiore così delicato, mi mandava in estasi. E, tutt'a un tratto, sentii le orecchie e le guance bruciare: alzai lo sguardo per incontrare quello di Zalya, e trasalii quando scoprii che i suoi occhi erano puntati verso di me. Se possibile, divenni ancora più rosso: mi stava fissando, e a giudicare dalla sua espressione, sembrava imbarazzata pure lei... Che fosse...!?
    Quella che scambiai per magia sembrò spezzarsi non appena Zalya, con aria impacciata, posò il coperchio sul calderone: mi ci vollero parecchi minuti per riscuotermi, ma nonostante il rossore si fosse già attenuato, il mio cuore non accennava a voler smettere di battere. Notai che la ragazza tremava, e la sua voce era ridotta a un debole fruscio: mi resi conto che balbettava, ma non sapevo il perchè. Fu quando mi accorsi che io ero nella stessa condizione, che la colpa doveva essere del filtro: si, era decisamente troppo potente. -C-Cerco un rimedio p-per quei capelli verdi, in fondo è colpa m-mia se si sono ridotti così.- disse la ragazza, balbettando ancora. Trovavo quel suo fare imbarazzato veramente delizioso: tanto che sentii nuovamente le guance farsi rosse, e per non rischiare di dire o fare cose di cui poi mi sarei pentito, mi costrinsi a puntare lo sguardo a terra, cercando di moderare i battiti del mio cuore. - Maledizione... Proprio ora dovevo arrossire in questo modo così imbarazzante!? - mi chiesi, cercando di ritrovare una parvenza di calma e sorridendo a Zalya. - T-tranquilla.. - le dissi, cercando di sembrare normale, - ... Andrà via c-con il tempo... -. O almeno lo speravo. Ma, come già mi era ricapitato di pensare, quel colore non mi dispiaceva... Anzi, più il tempo passava più mi resi conto di voler trovare un rimedio si, ma per tenere quel colore di capelli... Ma già vedevo il volto severo e sconcertato di Chrono che mi chiedeva spiegazioni, e sicuramente se gli avessi detto di averlo fatto per una ragazza, mi avrebbe preso per un'idiota. - B-beh... In fondo... N-non ne sono sicuro... T-ti aiuto. - le dissi, sorridendole di nuovo.

     
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