Verso la prossima aula...

Anhylia Nogare & Endymion Menulis

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    Anhylia Nogare
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    Ruolata
    La campanella suonò improvvisamente: era appena finita la lezione di Teoria della Difesa. Ero rimasta così assorta dalla spiegazione, che neanche avrei sentito la campanella, se Aarmi non mi avesse chiamato per farmi alzare dal banco. Fissai un'ultima volta i miei appunti disordinati: non riuscivo proprio ad essere precisa. Schemi, scarabocchi e didascalie: tutti i fogli del mio quaderno erano così. Eppure, quando dovevo studiare ci capivo perfettamente: ma se avessi dovuto passare quegli appunti a qualcun altro, che era stato meno attento di me, non sarebbe neanche riuscito a leggerli. Cacciai foglio e piuma nella borsa: dopodichè presi i libri sottomano, non avendo il tempo di fare la cartella come si doveva. Ero l'unica ancora in classe: i miei compagni si erano già diretti nella classe del professor Blud, l'insegnante di Storia del Combattimento. Rischiavo di fare tardi: e dato che la classe era dalla parte opposta dell'Accademia, con tutta probabilità avrei dovuto trovare una scusa per il mio ritardo. Attraversai parecchi corridoi: presi anche una scorciatoia che passava per il Giardino, ma dei miei compagni neanche l'ombra. - Maledizione... Non li trovo da nessuna parte... - pensai, guardandomi intorno per cercare una qualche via secondaria: a quell'ora l'Accademia era piena di studenti che si spostavano con tutta calma verso le aule dove si tenevano le lezioni, ma io tutta quella calma non la avevo. Mentre mi guardavo intorno, sentii la campanella che annunciava l'inizio dell'ultima ora di lezioni: ormai sarei arrivata in ritardo anche se avessi potuto volare. Il peso dei libri mi rallentava: ogni tanto dovevo fermarmi a riprendere fiato, dato che esaurivo le forze in poco tempo. Mi maledivo per quella mia debolezza fisica: più volte i professori mi avevano detto che dovevo metterci più impegno negli esercizi di scherma e ginnastica, ma non ci riuscivo proprio. Per quella mia caratteristica, più volte da piccola venivo presa in giro: con il tempo avevo imparato a ignorarli, ma a quel tempo potevo contare sull'aiuto di persone a me care... Nonostante ci fossero ancora Zalya e Selene con me, ormai avevo perso tutti: non mi era rimasto nessuno di coloro per cui avevo provato affetto da bambina. Sentii nuovamente la tristezza farsi strada nel mio animo, e gli occhi riempirsi di lacrime: nonostante tutto, continuavo a camminare normalmente, mentre i corridoi si spopolavano ogni minuto che passava. Non era propriamente così...L'incontro con Endymion di qualche giorno prima era ancora vivido. Ed io ancora troppo attaccata al passato: dovevo cercare di dimenticare... Per non avere più rapporti con nessuno. Pensavo di aver imparato che tutto ciò a me caro, prima o poi mi viene sempre portato via: eppure, quel ragazzo riusciva a schiacciare le mie paure con così tanta facilità che mi chiedevo se in realtà non fossi rimasta la stessa di molti anni prima. Da quel giorno avevo chiuso il mio cuore a tutti, permettendo soltanto a Selene e Zalya di starmi vicino: la stessa cosa che aveva fatto anche Zalya. Selene invece soffriva ancora per la sua famiglia perduta: e io non riuscivo a dirglielo... Non riuscivo a dire loro di aver incontrato suo fratello. Qualcosa mi aveva sempre bloccato, in quei giorni, e forse le due ragazze si erano accorte che ero ancora più taciturna del solito: nonostante non parlassi quasi mai neanche prima. Ormai ignoravo completamente la lezione: avrei detto di essermi sentita male... Il che era vero: ricordare quelle cose non era piacevole. All'epoca ero solo una bambina, si: ma ricordavo ogni dettaglio con perfezione, quasi come se fosse accaduto soltanto pochi giorni prima. Se prestavo attenzione, riuscivo nuovamente a sentire le grida di dolore dei paesani e il villaggio in fiamme: rividi anche le facce sconvolte delle ragazze. Chi aveva perso un marito, chi un padre, chi un figlio: chi, come Selene, aveva perso l'intera famiglia. Eppure, suo fratello era vivo: ma non riuscivo proprio a parlare; più di una notte ero rimasta sveglia a ripensare alle parole da dire, ma non ero mai riuscita a trovare niente che non mi facesse sembrare impazzita del tutto. Si, perchè, oltre al dolore, ricordavo anche i momenti felici passati a Menulia: in particolare, ricordavo chiaramente la dolcezza di Endymion, e di quante volte mi avesse aiutato a dimenticarmi di mio "padre". Il solo suono di quella parola, paragonata a quell'uomo, mi faceva venire il voltastomaco: più ci pensavo, e più mi convincevo che era sua la colpa per la perdita di mia sorella. E quello non gliel'avrei mai perdonato: poteva avermi ferito quanto gli pareva, con le sue parole cariche di veleno, ma Amelia era l'unica persona che mi era rimasta... E anche lei se n'era andata, senza neanche che potessi dirle addio.
    Mi inoltrai in un corridoio poco trafficato: ormai ero quasi arrivata. Era passato quasi un quarto d'ora: sicuramente il professore mi avrebbe fatto una ramanzina colossale. Cominciai a correre, per arrivare prima: ma proprio mentre giravo l'angolo, andai a sbattere contro la schiena di una persona. Barcollai all'indietro, tenendomi la fronte: non appena riaprii gli occhi, che avevo chiuso quasi per istinto, notai che ero andata a colpire un ragazzo che conoscevo bene... Alto molto più di me, occhi dorati e capelli argentei: era Endymion.



    Edited by «Anhÿlia; - 1/2/2014, 23:24
     
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  2. Selëne
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    Endymion Menulis
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    Ruolata

    Le lezioni di Arti Bianche erano davvero uno spreco di tempo; quel tipo, Dorman, passava le ore a spiegarci luoghi comuni e formulette inutili, stupendosi se poi i suoi allievi, nella parte pratica, erano così scarsi e meravigliandosi, invece, come io eccellevo nei ridicoli "trucchi di prestigio" che mi propinava ogni volta. Non poteva essere altrimenti, avevo gia' avuto un maestro, molto piu' bravo e competente di lui.
    Pertanto non lo seguivo piu' di tanto e se frequentavo le sue lezioni era unicamente per poter fare "piacevoli incontri"; le giovani maghe della mia classe erano..notevoli. Nessuna bellezza rara, per carità, ma quanto basta per aprire una buona stagione di caccia e io, modestamente, ero un ottimo cacciatore. Non ci volle molto prima che la lupa alfa di quella classe, come chiamo io le fanciulle che tendono a marcare il loro "territorio" e circondarsi da gruppi numerosi, una certa Aroit Olaccoz, primogenita di un'antica famiglia nobiliare di maghi bianchi, si fece avanti. La storia del conte solitario se l'era bevuta alla grande, come tutti del resto, e per mia esperienza sapevo come i passati misteriosi affascinassero le ragazze, pertanto mi ostinavo a celare il mio, sia quello fasullo sia, ovviamente, quello vero. Aroit mi "deliziò" con i suoi racconti sulla sua villa prestigiosa e sui suoi adorati gattini e di come li vestiva per ogni occasione, mentre io mi perdevo a fantasticare del più e del meno solo per non sentire più la sua voce stridula; aveva un bel corpo e un bel viso, quanto bastava per potermi permettere questo sacrificio.
    Una volta conclusa la lezione io mi diressi verso la parte destra del corridoio, seguito a ruota da Aroit che si preoccupo' di mandar via il suo "branco" lasciandoci soli. Ci dirigemmo in un'aula dell'accademia isolata, dove non passava nessuno e iniziai quindi il mio operato; la spinsi contro il muro mentre le baciavo il collo e con una mano lentamente cominciai a sganciarle due o tre bottoni scoprendole il reggiseno. Passai poi la mano sotto la sua camicia e poi sotto il reggiseno, mentre premevo il mio ginocchio in mezzo alle sue gambe e i suoi gemiti si facevano sempre piu' rumorosi, costringendomi a baciarla per non farci scoprire.
    Mentre le cose procedevano per il "meglio" sentii dei passi provenire verso di noi, alzai lo sguardo ed ebbi l'impressione di aver avuto quasi una visione. Capelli argentei, lunghi fluenti, ondeggiavano al ritmo di passi spediti per chissà dove. La visione durò pochi secondi, quasi un attimo, ma abbastanza perché potessi riconoscere mia sorella. Mi passo proprio davanti, con un'espressione serena e spensierata, reggendo dei libri e dirigendosi verso la Biblioteca. Mi paralizzai, non riuscendo a staccare gli occhi da quel corridoio, anche dopo che Selene se n'era andata da un pezzo. Aroit cominicò a fare domande impaziente e a innervosirsi, ma io non la ascoltavo minimamente, ero troppo preso dalle mie riflessioni; c'era mancato poco. Avrebbe potuto vedermi in qualsiasi istante e se lo avesse fatto mi avrebbe trovato avvinghiato ad una sconosciuta, dopo tanto tempo che mi credeva morto, mi avrebbe visto così. Ma davvero mi importava? Continuavo a ripetermelo. Infondo non erano più affari suoi e poteva pensare quel che voleva di me e non era detto che mi avrebbe riconosciuto e io avrei sicuramente negato.
    Aroit se n'era già andata da un pezzo borbottando qualcosa, mentre io ero rimasto lì, impalato, ad osservare il vuoto, con ancora i capelli spettinati e macchie di rossetto sul viso, questo finché qualcuno o qualcosa non mi venne incontro.
    Di primo acchito, credetti si trattasse di un bambino, a giudicare dalla lieve botta e dalla sua altezza, ma poi riconobbi la figura esile e aggraziata che avevo adorato per tutta un'infanzia.
    -Lyla?- dissi rivolgendole lo sguardo -Ti sono mancato così tanto che ora mi aggredisci?- scherzai poi, mentre mi ripulivo dal rossetto con un pollice alla bocca.



    Edited by Selëne - 2/2/2014, 00:13
     
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    Anhylia Nogare
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    Il bernoccolo continuava a farmi male, ma mai quanto il mio orgoglio ferito. -Lyla? Ti sono mancato così tanto che ora mi aggredisci?- disse il ragazzo, non appena mi vide. Mi sentii avvampare, ma non distolsi lo sguardo dal suo neanche per un momento. Incrociai le braccia intorno ai libri e lo fissai male, cercando di ostentare una sicurezza che in realtà non avevo. Mi morsi l'interno della guancia, cercando rapidamente qualcosa per ribattere, nonostante il suo tono scherzoso. - Solitamente non guardo dove metto i piedi quando sono in ritardo... - dissi, continuando a tenere il mio sguardo inchiodato al suo. Ottimo. Avevo appena ammesso di essergli andata a sbattere contro. Quando me ne resi conto arrossi lievemente, ma non spostai lo sguardo: lui non poteva davvero farmi quell'effetto. Mi sentivo agitata e mi sudavano le mani: il cuore era un turbinio di emozioni e la mia mente un uragano di pensieri. Sperai vivamente che lui non si accorgesse del mio stato d'animo. - E'soltanto per il ritardo... - mi dissi, ma in fondo, neanche io ero convinta dei miei pensieri. Forse ero soltanto troppo attaccata alle emozioni che provavo nei suoi confronti da bambina: l'affetto che avevo provato per Endymion si spingeva al di là della semplice amicizia tra bimbi, e questo non lo negavo. Ma adesso che era tornato, come mi sarei dovuta comportare? Non sembrava essere lo stesso di molti anni prima, e il rossetto sul suo viso mi convinceva sempre di più. Probabilmente, fino a qualche momento fa, era con qualcun'altra... Forse i passi furiosi che avevo sentito poco prima appartenevano proprio alla suddetta ragazza. Quel pensiero non mi fece nè caldo nè freddo: per quanto mi riguardava, poteva avere a che fare con chi gli pareva. Eppure, questo nuovo Endymion mi sconcertava: ero abituata al ragazzino dolce e timido che mi portava nel bosco o mi mostrava qualche trucco di magia. Ma quei sentimenti sembravano ora essere spariti. L'unica cosa che vedevo negli occhi del ragazzo erano arroganza e malizia. Mi convincevo sempre di più che io ero rimasta la stessa di prima: altrimenti perchè sentivo il cuore accelerare come se qualcosa avesse deciso di farlo finalmente tornare a battere? Come mi succedeva soltanto nell'infanzia? Scostai lo sguardo dagli occhi dorati di Endymion, fissando prima il muro e poi la finestra, portando lo sguardo poi sul paesaggio che si riusciva a vedere da lì: un cielo azzurro faceva da contorno al giardino, con i suoi innumerevoli cespugli ritoccati a regola d'arte e con la fontana che zampillava acqua. Quel cielo così calmo era l'esatto opposto di quello che provavo in quel momento: più facevo stratagemmi e provavo a capire qualcosa di quello che albergava nel mio animo, più i dettagli si facevano scivolosi, e mi lasciavano ancora più confusa. Il ticchettio di un orologio spezzò improvvisamente il silenzio, tanto che quasi sobbalzai nel sentirlo: guardando l'ora, notai che erano passati altri cinque minuti. Avevo perso quasi metà lezione. Aggrottai la fronte, portando una mano alla testa per sistemarmi la coroncina; poi addocchiai il fondo del corridoio, dietro il quale si trovava l'aula del professore. Feci per muovere un passo lungo il sentiero: ma in quel momento una manica mi si impigliò in una decorazione di una lampada, costringendomi a lasciare i libri per liberarmi. Non l'avessi mai fatto: il peso di tutti i libri era troppo da reggere con una mano sola, e quelli caddero sul pavimento, ammassandosi uno sopra l'altro. Sospirai affranta, mentre mi inginocchiavo per rimetterli in ordine e arrossivo leggermente per la figuraccia appena fatta; questa volta aprii la cartella, così da posarvi i libri dentro. Tanto avevo già ritardato di molto: che differenza c'era se aspettavo altri cinque minuti?

     
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  4. Selëne
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    Endymion Menulis
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    Anhylia era palesemente poco a suo agio e mi piaceva pensare che fosse a causa mia. Evidentemente avevo guadagnato qualche punto il giorno prima, quando ci siamo reincontrati per la prima volta, mostrando quel lato di carattere che doveva rimanere celato a tutti. Malgrado ciò, decisi di approfittarne per farla mia, per sempre; se avessi saputo che aveva scelto il ruolo di spadaccina, mi sarei iscritto ai suoi stessi corsi, era indubbiamente lei la mia preda prediletta.
    Cercò di tenermi testa affermando di non avermi visto e che non aveva la minima intenzione di finirmi addosso, ma disse ciò in maniera tanto goffa e impacciata che mi sembrò quasi di vederla arrossire. Ero davvero estasiato. Cercai di avvicinarmi un pò di più a lei, sostenendo lo sguardo e scrutandole il viso, una cornice perfetta per i suoi occhi color cioccolato, profondi ed espressivi come nient'altro, ma Anhylia distolse lo sguardo per rivolgerlo altrove, evidentemente imbarazzata.
    Non dissi ancora niente, osservando il suo profilo e quel naso aggraziato che puntava verso una meta lontana; chissà quali progetti stava architettando per fuggire da me e da quella situazione.
    Ad un certo punto i suoi occhi si spalancarono, come colpita da un lampo improvviso, guardò l'ora e mi sorpassò avviandosi verso il lungo corridoio, forse per raggiungere la lezione, ma destino volle che si impigliasse ad una lampada facendola poi precipitare con tutti i libri che teneva in grembo. La osservai divertito, per poi avvicinarmi cautamente a lei e inginocchiarmi.
    -Sai, credo tu debba saltare la lezione..- le proposi mentre la aiutavo a riporre i libri nella cartella -..potremmo andare a farci una bella passeggiata- dissi poi porgendole l'ultimo libro e incrociando il suo sguardo.
    -Prima, però, fammi curare questa sbucciatura..- La caduta le aveva provocato una lieve ferita sul ginocchio e quella piccola macchai di sangue stonava con la pelle rosea delle sue gambe sottili, da cui non riuscivo proprio a staccare lo sguardo. Posai quindi delicatamente la mia mano sul suo ginocchio, avvicinandomi anche di qualche centimetro in più a lei, e iniziai la mia magia curativa, concentrandomi sulla ferita e su quel soave contatto con la sua pelle nuda.
    Quando la ferita si fu rimarginata, alzai gli occhi verso di lei, inchiodandola con lo sguardo e senza dire nulla.
    -Allora? Accetti la mia proposta?- le sussurrai poi, senza smettere di scrutarla e attendendo una risposta.



    Edited by Selëne - 3/2/2014, 20:21
     
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    Anhylia Nogare
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    Ruolata
    Sentivo lo sguardo di Endymion fisso su di me, mentre raccoglievo i libri; cercai di ignorarlo il più possibile, ma prendendo i tomi mi accorsi che le mani mi tremavano, e faticavo molto a tenere a bada quella reazione inutile. Mi dissi che era soltanto perchè non sapevo come comportarmi, perchè in effetti era anche un senso di timore quello che provavo dentro; gli eventi della scorsa prima mi martellevano nella testa, e i ricordi non accennavano a lasciarmi respirare un momento. Forse, ero anche felice che i libri mi fossero caduti: almeno non avrei dovuto sostenere ancora quello sguardo. Quello stesso sguardo che, anche se provavo a negarmelo, a cui ero sempre stata affezionata, sia da bambina che in quel momento. Ed ecco che le memorie tornavano a sommergermi: ma in fondo, le avevo mai dimenticate? Certo, tutt'a un tratto quei frammenti di memoria, di una vita così lontana e diversa che quasi mi sembrava impossibile da avere, erano diventati dolorosi. Troppo. Quindi avevo cercato di dimenticare, soffocando le emozioni e ogni cosa che riguardasse il passato sotto a uno strato di differenza. E ci ero quasi riuscita... Anche se, in quel momento, mi sentivo come se fossi tornata al punto di partenza. Ma lui era cambiato, e così anche io non ero più la stessa. O forse era soltanto ciò che mi dicevo per trovare una scusa alla mia debolezza... -Sai, credo tu debba saltare la lezione...potremmo andare a farci una bella passeggiata- mi disse Endymion, inginocchiandosi accanto a me e aiutandomi a mettere i libri nella cartella. Alzai il viso, incrociando il suo sguardo; la sua proposta mi spiazzava un po', e se già ero agitata, dopo quella non sapevo proprio che fare. Distolsi lo sguardo, perdendomi nei miei pensieri. Era il mio amico di infanzia; lo avevo creduto morto per molti, troppi anni. Eppure, allo stesso tempo, sentivo che non dovevo assecondarlo. Recuperai l'ultimo libro, stringendolo finchè le nocche non sbiancarono: stavo provando a riordinare i pensieri e a prendere una decisione, ma non ci riuscivo. Un tocco leggero sulla mia gamba mi fece trasalire: tornai a fissare Endymion, che in quel momento stava curando un taglio che mi ero procurata cadendo. Non me ne ero accorta; il dolore che provavo dentro, evidentemente, aveva superato quello fisico. Fu proprio in quel momento, che mi ricordai che mi ero già trovata in quella situazione; l'ultimo ricordo che ne avevo, però... Non era piacevole.

    Tre bambine stavano giocando nel cortile di una modesta casetta: una ragazzina dai lunghi capelli neri e gli occhi smeraldini faceva schioccare le dita, facendo comparire sul palmo della mano un fuocherello. Una bambina dai capelli color zaffiro la guardava affascinata, provando a fare lo stesso: ma la magia non le riusciva, e puntualmente il suo viso si imbronciava, non riuscendo a imitare l'amica. Una ragazzina dai capelli argentati fissava le due sorridendo; poi, leggendo una formula su un libro, riuscì a creare una sfera luminosa, bianca come la luna, che quella sera troneggiava su Menulia. La ragazzina dai capelli color oceano sgranò gli occhi, fissando la ragazza e mordendosi il labbro. - Voi siete così brave... Perchè io non ci riesco? - chiese, corrucciata. Notando la sua espressione, la ragazzina dai capelli neri le si avvicinò, scompigliandole i capelli e facendo una risatina. - Perchè io e Sel siamo maghe! Però tua sorella ti ha insegnato a combattere, no? - le chiese la ragazzina, sedendosi su una roccia e sbadigliando. Era già tardi, e aveva molto sonno; in effetti, la ragazza era pigrissima. La bambina sembrò illuminarsi, mentre aggirava una pianta e si arrampicava su un alberello; recuperato una spada e un fodero, più grandi di lei, saltò giù dall'albero, stringendo il "prezioso tesoro". - Si... - disse la bambina, sorridendo, - Amelia mi ha regalato questa proprio ieri! - mormorò, avvicinandosi alle due. - Ma è un segreto... - continuò, dondolandosi sulle gambe. - Ha detto che stasera, quando tornerà, mi aiuterà a usarla... E'pesante! - disse, cominciando a parlare del più e del meno. Ma Selene assunse un'aria preoccupata, fissando il cielo; la ragazza dai capelli neri notò il comportamento dell'amica, e si avvicinò per chiederle cosa non andasse. La ragazza scosse la testa, in segno di diniego: ma l'altra continuò a pressarla, e alla fine Selene si arrese. - Sai Zalya... E'solo che... E'già sera... - disse, stringendosi le ginocchia, - ... e la sorella di Anh non arriva mai in ritardo. -. A quel punto, anche Zalya capì; continuò a fissare il cielo, e non ci volle molto perchè le loro supposizioni si rivelassero veritere. Un rumore di zoccoli squarciò il silenzio che era piombato tra le tre; Zalya si stava per addormentare, Anhylia continuava a accarezzare il fodero quasi con aria materna, e Selene fissava la luna, ripensando ai suoi fratelli e in particolare Endymion: il bambino si era addormentato quasi subito, dato che tutto il giorno lo avevano passato a giocare insieme a Zalya e Anhylia. Le tre balzarono in piedi non appena sentirono quel rumore; e Anhylia sobbalzò quando chi cavalcava il cavallo si fermò davanti alla sua dimora, la casa sua e di Amelia. Rivolse uno sguardo spaventato alle sue amiche, mentre un giovane guerriero bussava alla porta; così la piccola rientrò in casa, dirigendosi verso la porta e aprendola quel tanto che bastava per vedere in faccia il cavaliere. Il ragazzo inizialmente fu spaventato dalla porta, che sembrava essersi aperta da sola; poi abbassò lo sguardo, fino a intravedere la figura tremante della bambina. Si chinò verso di lei, fissandola con sguardo addolorato. - Voi siete Anhylia Nogare? - chiese. La bambina lo fissò con sguardo preoccupato per qualche secondo, annuendo poi con poca convinzione. - Vi porto notizie di vostra sorella e vostro padre... -. Un respiro greve spezzò l'aria. - Amelia Nogare e il mio signore, Xai Nogare, sono morti quest'oggi. -. Anhylia non riusciva a capire appieno cosa fosse successo: ma l'atmosfera che si era creata non le fece presagire nulla di buono. Con un filo di voce domandò soltanto: - Cosa vuol dire... Morto...? -. Il guerriero rimase sorpreso da quella domanda: lo stupore però lasciò presto spazio al dolore, e non riuscendo a sostenere lo sguardo penetrante della bambina, rivolse il proprio verso il terreno, studiandone i dettagli. - Vuol dire che non si muoverà e non parlerà più... E voi non potrete più vedere i vostri familiari. - la voce del giovane era carica di terrore; non sapeva come l'avrebbe presa una bambina così piccola, che neanche conosceva la differenza tra la vita e la morte. Ma il messaggio, seppur così malamente spiegato, arrivò come comunque come una tempesta agli occhi della ragazzina; e proprio in quel momento un tuonò squarciò il cielo, e la terra cominciò a bagnarsi di pioggia. Anhylia non rispose, ancora non capiva cosa stava succedendo; ma quando capì che non avrebbe più rivisto sua sorella, il dolore la travolse come un'unica ondata, e con urlo terribile, si mise a correre senza una meta, mentre la pioggia la investiva e le rendeva difficile i movimenti. A nulla valsero i richiami del guerriero, nè di Selene e Zalya: continuava a correre senza mai fermarsi, come se quel gesto disperato la aiutasse a dimenticare il dolore. Più volte inciampò e cadde per terra, ma mai si lasciava andare o protestava per il dolore, neanche quando un sasso le graffiò il ginocchio, facendo colare il sangue per tutta la sua esile gamba. Infine, i piedi la portarono alla Villa Menulia; ma lei neanche se ne accorse. Aggirò tutta la dimora, dirigendosi verso il boschetto. Arrivata lì, però, le sue gambe cedettero, e si ritrovò a piangere in mezzo al nulla: per sentire meno freddo si abbracciò le gambe e vi nascose la faccia dentro, appoggiando la schiena al tronco di un albero e nascondendosi lì. Sentiva una voce chiamarla, ma non le importava; anzi, quei richiami la addoloravano ancor di più, perchè sperava che almeno uno appartenesse a sua sorella. Una coperta le si posò sulle spalle, e a quel punto la bambina fu costretta a alzare il viso; per ritrovarsi faccia a faccia con due occhi dorati, contornati da una massa di capelli argentati. Il bambino era affannato, e tutto zuppo d'acqua; evidentemente era uscito di casa durante la tormenta, e era finito col bagnarsi i vestiti. - Endy... - cominciò a dire la ragazzina, ma non riuscì a finire la frase; si ritrovò tra le braccia del ragazzino ancor prima che capisse qualcosa, e nuovamente, cominciò a piangere. - Lyla.. - disse lui, asciugandole le lacrime dalle guance, che puntualmente venivano sostituite da quelle nuove. - Perchè piangi? - le chiese, coprendola ben bene con la coperta. Con voce rotta, Anhylia gli raccontò cos'era successo, e quando ebbe finito, scoprì che anche lui aveva gli occhi lucidi. Rimaserò lì, abbracciati l'un l'altro, finchè Endymion non si accorse del ginocchio ferito della ragazzina. - Sei.. Ferita! - disse, indicando il ginocchio di Anhylia. Lei neanche annuì: toccò la ferita con le mani, per poi pulirle sul terreno. Era ancora fresca. Ma sarebbe guarita in pochi giorni... Subito dopo però, sentì che il ragazzino le aveva poggiato il palmo sul ginocchio: una debole luce bianca risplendette nella notte, sanando la ferita. Anhylia lo guardò con aria sorpresa, e poco a poco, sentì che il dolore della ferita scompariva. - Ecco fatto.. - disse lui, sorridendo debolmente. Gli occhi di Anhylia si riempirono nuovamente di lacrime, e tornò ad abbracciarlo, affondando la testa nel suo petto e sfogando tutto il suo dolore.

    Non sapevo perchè mi era tornata in mente proprio quella parte della mia infanzia; ma quando tornai alla realtà, scoprii di avere gli occhi lucidi. Sbattei più volte le palpebre, per evitare che lui se ne accorgesse. Mi stupivo di quanto ancora, dopo tutti quegli anni, certi dettagli fossero ancora impressi nella mia mente in modo così reale: era come se avessi vissuto nuovamente quella scena. Proprio in quel momento, Endymion alzò lo sguardo verso di me, puntando i suoi occhi dritti nei miei: rabbrividii per quello sguardo, e senza che potessi controllarlo, le mie guance si fecero di nuovo calde. -Allora? Accetti la mia proposta?- mi chiese, senza smettere di fissarmi per un secondo; rimasi un po' incerta su cosa fare, e per cercare di guadagnare un po' di tempo richiusi la cartella, rialzandomi in piedi e lisciando la gonna, che si era stropicciata un po'. Stavo tremando ancora. Cacciai le mani nelle tasche: almeno così nessuno avrebbe potuto notare quel fremito incontrollabile. Fissai il corridoio: fino a poco prima ero convinta di voler partecipare alla lezione, ma adesso... Non lo sapevo. In fondo... Era pur sempre Endymion. E nonostante cercassi di nascondermelo, passare del tempo con lui, dopo così tanti anni in cui ero stata convinta che non lo avrei rivisto più... Era l'unica cosa che contava. Non sapevo se mi sarebbe ricapitata nuovamente un'occasione del genere... Magari quella poteva l'ultima volta che ci vedevamo, di nuovo. Presi un respiro profondo e lo fissai nuovamente. - Va bene... - dissi soltanto, stringendo la tracolla della borsa.

     
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  6. Selëne
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    La risposta di Anhylia non fu immediata, si raggomitolò quasi su se stessa, stringendo a se un libro come fosse un cuscino, per poi assumere un'espressione cupa e pensierosa. Ed ecco che quei sentimenti che mi avevano già fatto commettere troppi passi falsi con lei, riaffioravano come nebbie in una valle desolata. Non capivo proprio. Avevo un insano, morboso desiderio di proteggerla, stringerla a me e dirle che andava tutto bene, ma ora non ce ne era alcun motivo. Forse erano riflessi del passato, dove eravamo soliti fuggire dalla realtà e supportarci l'un l'altra, dove ero solito asciugarle le lacrime e rallegrala nelle giornate tristi.
    Tutto questo, però, era acqua passata e non potevo in alcun modo ricadere dentro quel mare di sentimenti.
    D'altro canto, non potevo certo dire che Anhylia fosse come tutte le altre con cui ero solito divertirmi. No, lei era decisamente qualcosa di più, un livello superiore, tanto che i miei desideri andavano ben oltre il semplice flirt, io volevo che mi appartenesse, che fosse il mio gioiello speciale, la perla di tutta una collezione. Infondo non poteva sperare in una posizione migliore. L'amore non è mai stato il mio forte e, anzi, ho sempre creduto sciocchi coloro che anelavano a cose ridicole come "l'anima gemella" o "il colpo di fulmine". Tutte balle, nessuno è in grado di amare realmente, gli essere umani sono tutti troppo egoisti per un simile sentimento nobile, e io, devo dire, mi ero adeguato bene a questa amara realtà.
    Dopo qualche minuto che sembrava interminabile, Anhylia mi rispose, sempre a guardo basso, e accettò la mia proposta.
    Le porsi la mano e la aiutai ad alzarsi, sperando che non cadesse in mille pezzi da un momento all'altro; era così piccola e indifesa, e la sua espressione imbronciata di sicuro non mi tranquillizzava. Visto che non sopportavo più di vederla così, le strinsi la mano e, senza dirle niente, mi avviai, trascinandola con me, verso il giardino, tagliando di molto il percorso. Non avevo la più pallida idea di dove andare o cosa fare, volevo solo portarla via da lì. Continuai a camminare per qualche minuto in silenzio, dandole le spalle e stringendo sempre la sua piccola mano, per timore che potesse sfuggirmi da un momento all'altro.
    Ero sul punto di proporre di sistemarci sull'erba, quando non vidi il cielo annuvolarsi improvvisamente. Ebbi il tempo di fermarmi e alzare lo sguardo per controllare, che una prima goccia mi bagnò la guancia, preannunciando tutte le altre che di lì a poco cominciarono a piombare su di noi.
    -Incredibile, un temporale così improvviso non lo vedevo da molto tempo..- pensai ad alta voce guardando sempre fisso il cielo, mentre iniziavo a bagnarmi completamente. Mi voltai lentamente verso Anhylia, per vedere come stava, e fu come avere una visione; i suoi lunghi capelli cerulei, ormai fradici, le contornavano il viso, facendo trapelare qualche goccia sul suo collo delicato e i vestiti aderivano così tanto al suo corpo da metterne in risalto le forme. Strinsi i pugni mentre cercavo di riprendere coscienza di me e mi tolsi la giacca della divisa scolastica, posandogliela sulla testa per proteggerla dalla pioggia, ma sopratutto per coprirla.
    -Di questo passo ci prenderemo un bel raffreddore..- dissi poi, tornando a guardare il cielo e cominciando a guardarmi intorno per cercare un riparo. Individuai in lontananza un edificio a cupola di vetro, completametne circondato di finestre ampie e larghe da qui si poteva intravedere all'interno qualche fiore e pianta; doveva trattarsi della Serra.
    -Sai per caso se la prof. Pytonia sta tenendo qualche lezione in Serra in questo momento?- chiesi poi scrutando per bene ogni finestra dell'edificio -..potrebbe essere il nostro rifugio ideale- proposi, volgendo poi lo sguardo ad Anhylia con un mezzo sorriso e continuando a stringerle la mano.




    Edited by Selëne - 3/2/2014, 20:20
     
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    Non riuscivo a far niente: fissavo il pavimento, in attesa di qualcosa, che neanche io sapevo spiegarmi. I pochi secondi che passarono dopo la mia risposta sembrarono interminabili; subito dopo mi pentii di quella decisione, perchè oltre a perdere la lezione, sentivo che più rimanevo vicina a lui e più i ricordi mi annebbiavano la mente. Per qualche attimo fui convinta di essere tornata indietro nel tempo: non vedevo più le elaborate decorazioni sui muri dell'Accademia, ma un paesaggio di alberi e cespugli faceva da sfondo a quella giornata così serena. Anche se il sole stava venendo rapidamente offuscato dalle nuvole: era per quello forse, che sentivo freddo tutt'a un tratto? No... Era perchè quel boschetto che stavo vedendo lo conoscevo come le mie tasche. Accanto a me vi era un alberello giovane, rimasto immutato nel tempo: e, dove forse prima si trovava la frase,si ergeva una vecchia costruzione in legno... La porta era stata sostituita da una tenda, e le finestre rattoppate con dei legni incollati tra di loro verticalmente, a formare una rozza persiana in legno. Riuscivo, da lì, a vedere persino il punto in cui avevo messo male la colla, e per saldare il tutto, Endymion vi aveva legato una corda: soltanto lì. Quello era il nostro rifugio... Lo avevamo scoperto e lo avevamo ricostruito insieme: nessun altro sapeva di quella piccola costruzione, che per noi era tutto il nostro mondo. - Era un bel mondo, però... - pensai, mentre un sorriso malinconico mi si dipingeva sul volto. Quando Endymion mi tese la sua mano, senza pensarci troppo la afferrai, persa nei miei pensieri: e quella visione del mio passato si dissipò in quell'attimo, come se fosse una carta spazzata via da un soffio di vento. Il ragazzo mi strinse la mano, trascinandomi per i corridoi: ma io non stavo molto attenta al percorso che seguivamo, ero più concentrata... Su quello che stava succedendo. Più lui mi portava in giro, più la mia mente si distaccava da quel luogo; non riuscivo a far altro che ricordare. La storia si ripeteva... O erano soltanto delle illusioni mie? Ma sapevo come finiva la "favola", e avrei fatto di tutto per impedire che il finale si compisse un'altra volta... I dettagli erano ancora troppo vividi nella mia mente. Mentre camminavo, o meglio, venivo trascinata in qua e in là senza una meta, sentivo una grande ansia crescermi nel cuore: in quel momento avrei voluto soltanto fuggire da lì e sperare di non rincontrare Endymion più. Invece, l'unica cosa che riuscii a fare, fu stringergli la mano a mia volta e avvicinarmi ancora di più a lui: nonostante provassi paura per quel legame che mi incantenava a lui, allo stesso tempo non ne potevo fare a meno. E più mi dicevo che erano soltanto i residui di ciò che provavo da bambina, più sapevo che non era così: ma quelli erano pensieri che avrei tenuto per me... Per evitare di soffrire di nuovo. Era proprio per evitare che altre persone a me care venissero ferite che avevo eretto tutte quelle barriere intorno a me stessa, no? Eppure, dovevo ammettere che Endymion le stava scavalcando tutte, senza alcuna difficoltà. - Incredibile, un temporale così improvviso non lo vedevo da molto tempo..- la voce del ragazzo mi riscosse dai miei pensieri: e prima che la pioggia ci travolse, riuscii soltanto ad avvertire una fitta di paura, se così si poteva considerare. Perchè io avevo deciso di non avere più paura. Ma la pioggia, era una delle poche cose che riusciva a incutermi davvero timore: quello stato climatico aveva fatto da contorno a tutti i momenti che avrei preferito dimenticare. Le pioggie continuavano a cadere incessanti, e in breve tempo mi ritrovai zuppa fino alle ossa: il freddo che provavo prima era aumentato, e ormai quasi battevo i denti. Ma più che il freddo dell'acqua, era il freddo che provavo dentro... Endymion si voltò a guardarmi, e il suo sguardo mi restituì un'ondata di calore: quella tonalità dorata che mai avevo dimenticato, era anche la mia condanna. Non sapevo resistere al suo sguardo, e di questo ero convinta: non importava che espressione avesse... Era come una magia su di me. La pioggia non era stata clemente neanche con il ragazzo: i capelli gli si erano aderiti al collo, e i vestiti ormai fradici lasciavano intravedere un fisico snello e scolpito. Distolsi immediatamentelo sguardo, fissando la serra in lontananza e maledicendo la pioggia. A un tratto, sentii che qualcosa mi veniva posato sulle spalle, e trasalii: per un attimo, il flashback appena avuto mi sembrò reale. Endymion mi aveva prestato la sua giacca, ma notai che aveva i pugni serrati: mi chiesi il perchè, deglutendo, e mi avvolsi il corpo con la giacca. Nonostane fosse ormai fradicia, comunque mi scaldava più di tutti i miei vestiti messi insieme: e in fondo sapevo anche il perchè, ma cercai di soffocare quella risposta in fondo al mio animo. Il ragazzo si guardava intorno per cercare un riparo: poco dopo individuò la serrae vi si diresse, sempre trascinandomi per mano. -Sai per caso se la prof. Pytonia sta tenendo qualche lezione in Serra in questo momento? ..potrebbe essere il nostro rifugio ideale- chiese il ragazzo, rivolgendomi un mezzo sorriso. Cercai di ignorarlo, stringendo un poco la presa per tutta risposta. - La professoressa Pytonia oggi non ha lezione... - dissi, cercando di farmi sentire sopra al frastuono della pioggia. Senza aggiungere altro, ritrassi la mano da quella di Endymion, e quando lo feci, sentii un brivido scorrermi giù per la schiena. Lo sconfissi e lo ignorai. Mi avvicinai alla porta, pulendo il vetro con una mano per vedere se effettivamente vi fosse qualcuno all'interno: ma l'area era deserta. Così, girai la maniglia e aprii la porta, e quando un'odore di piante diverse mi giunse alle narici, non riuscii a trattenere uno starnuto. Ma allo stesso momento sentii un bruciore alla gola: evidentemente quei pochi minuti sotto l'acqua erano bastati a indebolirmi. Mi maledissi per la mia debolezza fisica, e mi addrentai dentro la sala, aspettando che anche Endymion entrasse, così da poter richiudere la porta e lasciare che la tormenta infuriasse fuori da quella costruzione. Ed ecco che i ricordi tornavano. Quante volte ci eravamo trovati sorpresi da un temporale, e avevamo usato il rifugio per ripararci dai lampi? Ma forse, erano cose che soltanto io ricordavo. Perchè in fondo, ero ancora troppo attaccata ai sentimenti. Mi strizzai i capelli tra le mani, cercando poi due pietre per accendere un fuoco: si gelava, e i nostri vestiti bagnati di certo non aiutavano. Tossii un'altra volta, e proprio dietro a una pianta, trovai ciò che cercavo. Presi i sassi tra le mani, ma quelli mi scivolarono: quando successe anche la seconda volta, borbottai un'imprecazione e rinunciai.

     
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    La ruolata si sposta in Serra~
     
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