Mentre fuori piove..

Anhylia Nogare & Endymion Menulis

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  1. Selëne
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    Endymion Menulis
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    Ruolata

    Ero ormai completamente fradicio, con le scarpe piene d'acqua e i capelli che gocciolavano da tutte le parti, quando finalmente ci avvicinammo alla Serra, quasi nascosta dalla coltre d'acqua piovana che scendeva giù ferocemente.
    - La professoressa Pytonia oggi non ha lezione... - mi disse freddamente Anhylia, per poi staccarsi dalla mia presa per precedermi e aprire la porta dell'edificio. La vidi scomparire al suo interno, lasciando aperta l'entrata e quando fui arrivato anche io e chiusi la porta, lasciando alle spalle la tempesta, notai che stava cercando di asciugarsi i capelli, stritolandoli tra le sue mani. Tentò anche, invano, di accendere un fuocherello con dei sassi lì vicino, ma era troppo bagnata e troppo decocentrata perché potesse ottenere qualche risultato, così abbandonò tutto con uno sbuffò e cercò di riscaldarsi con le sue sole mani, mentre tentava di frenare il tremore causatole dal freddo. Io sogghignai divertito e anche un pò intenerito, avvicinandomi a lei, dopo essermi assicurato che la porta fosse ben chiusa e non facesse entrare alcun tipo di spifferi.
    Prima di avvicinarmi a lei cercai dei panni, sparsi un po' ovunque nella Serra, e raccolsi quelli più puliti e asciutti, e li sistemai intorno allo scheletro del focolare che Anhylia aveva appena costruito, facendoli diventare degli asciugamani improvvisati. Dopodiché presi una corda e la legai ad un alberello per poi prenderne l'altra estremità e legarla ad un altro albero nella direzione opposta, in modo tale che la corda fosse ben tesa e resistente. A quel punto, potevo accendere il fuoco.
    Presi tutti rami e foglie secche che trovai in giro e le riposi in mezzo al focolare e, con le stesse pietre utilizzate da Anhylia poco prima, provai due o tre volte per poi far scioccare la scintilla che accese una lieve fiamma. La lavorai delicatamente facendola diventare piano piano un bel fuco caldo, e lo circondai con altre pietre, rafforzando così il focolare.
    Feci tutto questo in silenzio e abbastanza sicuro di me. Avevo vissuto tra i boschi per anni e accendere un fuoco non era sicuramente tra le cose più difficili che dovetti imparare per sopravvivere, ma ora ero felice di poter utilizzare questa mia abilità per riscaldare la mia preziosa e rara rosa blu.
    Quando il fuoco fu ben alto e stabile, mi diressi verso la cosa tesa appena montata e cominciai a togliermi la cravatta e poi a sbottonarmi la camicia.
    -Dovresti mettere ad asciugare i tuoi vestiti, o altrimenti ti prenderai un malanno..- dissi poi ad Anh, mentre riponevo l'indumento sulla corda e mi spettinavo i capelli con una mano, per rimuovere tutta l'acqua in eccesso.
    Ormai, completamente a torso nudo e conscio dell'effetto che potevo fare su di Anhylia, mi sedetti accanto a lei attizzando il fuoco con un bastoncino. Non dissi una parola per due minuti buoni, aspettando una sua qualsiasi reazione, per poi adagiarmi sul panno steso e posando lo sguardo sulla cupola di vetro che mostrava il tintinnio delle gocce d'acqua che cadevano incessanti.
    -Prometto di non guardarti, se è quello che ti preoccupa, e puoi sempre coprirti con uno di questi panni- aggiunsi poi mentre non distoglievo lo sguardo al soffitto.




    Edited by Selëne - 3/2/2014, 20:20
     
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    Anhylia Nogare
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    Endymion riuscì a accendere un fuoco in poco tempo: rimasi a fissarlo per tutto il tempo, cercando di imparare come fare, nel caso mi fossi trovata da sola. Ma non riuscii nel mio intento, perchè la mia mente era completamente in un altro luogo: continuavo a pensare al passato, e più scavavo nella mia mente, facendomi strada in quell'ammasso di ricordi che costituivano la mia memoria, più mi dannavo e provavo a uscirne. Senza però riuscirci. Quando il fuoco cominciò a crepitare allegramente, non riuscii a non avvicinarmi un po', allungando le braccia per scaldarmi con il calore della fiamma: avevo tenuto la giacca di Endymion sulle spalle tutto il tempo, e nonostante fosse riuscita a ripararmi dalla pioggia abbastanza bene, ero comunque zuppa d'acqua dalla testa ai piedi. I capelli gocciolanti non facevano altro che peggiorare la situazione: così, per risolvere al problema, sfilai il fiocco che decorava la giacca della mia giacca, raccogliendo le ciocche e legandole in un chignon alla base del collo. Almeno così, non mi avrebbero dovuto dare troppa noia. Continuai a fissare la pioggia che scendeva dalla finestra, abbracciandomi le gambe e chiedendomi per quanto tempo saremmo dovuti rimanere lì. Riuscivo a vedere, a tratti, quei momenti che per molto, troppo tempo avevo provato a scordare; non ci voleva molto... Ma questa volta era diverso. Non dovevo aver paura, lì: non era proprio per cercare di voltare pagina, che io, Selene e Zalya ci eravamo iscritte all'Accademia? Eppure qualcosa mi diceva che potevo fuggire quanto volevo, ma che quella parola, "passato", mi avrebbe seguito anche in capo al mondo. Non potevo dimenticare le atrocità che Menulia era stata costretta a subire, nè la scomparsa dei miei cari, che ancora oggi, mi chiedevo come fosse stata possibile. Ma non c'era nessuno che poteva dirmi di più, e l'unica cosa che potevo fare era rassegnarmi: non avrei mai saputo la ragione per cui mia sorella era stata costretta a combattere e a morire per un re di cui neanche conoscevo il nome. Il fuoco continuava a bruciare allegramente, spandendo il calore in tutta la stanza. Improvvisamente sentii uno fruscio di abiti, e voltandomi scoprii che Endymion si era tolto la cravatta e si stava sbottonando la camicia. Arrossi un po', concentrando subito dopo lo sguardo sul fuoco, finchè il ragazzo non ebbe finito di svestirsi. Subito dopo si sedette di fianco a me, attizzando il fuoco con un rametto: arrossii un altro po', e ancora non ebbi chiara la spiegazione di quel mio comportamento. Mi dissi che era perchè non avevo mai visto un ragazzo seminudo. Si, doveva essere sicuramente così. -Dovresti mettere ad asciugare i tuoi vestiti, o altrimenti ti prenderai un malanno..- disse lui, mentre lasciava perdere il fuoco e si sdraiava su di un panno steso. Sapevo che aveva ragione, ma in quel momento scartai l'idea, stringendomi la sua giacca addosso e continuando a tenere lo sguardo fisso sul fuoco. -Prometto di non guardarti, se è quello che ti preoccupa, e puoi sempre coprirti con uno di questi panni- aggiunse poi, senza staccare lo sguardo dalla cupola della serra, che mostrava come la pioggia stesse infuriando all'esterno. In quel momento un lampo squarciò il cielo, facendomi capire che la pioggia avrebbe continuato a cadere ancora per un po'. E le mie condizioni andavano peggiorando: cominciavo a tossire in continuazione, e anche se ero riluttante all'idea, dovevo comunque cambiarmi. Presi uno dei panni stesi per terra, scuotendolo un po' e gettandomelo sulla testa, per asciugarmi e cambiarmi senza essere vista. Distesi la giacca di Endymion accanto al fuoco, così da farla asciugare in fretta: poi presi a levarmi i vestiti bagnati. Rimasi soltanto con la camicia e la bianchera indosso: poi mi avvolsi il panno intorno alle spalle, usandolo a mo' di coperta. Rimasi un altro po' a fissare il fuoco, per poi rovistare nella mia borsa e prendere un libro dalla borsa: era il mio preferito, quello. Le grandi lettere sbiadite ormai non erano quasi più leggibili, ma non importava: nonostante la copertina fosse sciupata e vecchia, le pagine al confronto sembravano nuove. Era l'unico libro che mi rimaneva della mia famiglia: a detta sua, mia sorella lo aveva recuperato prima che ci trasferissimo a Menulia. Non aveva mai raccontato cosa fosse successo prima: più volte avevo provato a cominciare l'argomento, ma non ero mai riuscita a farmi dire niente. Quel libro, oltre ad avere un valore affettivo per me, era anche un testo importante: conteneva tutta la storia di Evesaje dagli esordi fino a qualche decennio prima, con tutti i suoi lati negativi e positivi. Lo scrittore era scomparso nel nulla subito dopo aver pubblicato il libro; nessuno aveva potuto sapere come si fosse procurato certe informazioni. Cominciai a sfogliare il tomo, che nonostante comprendesse una vastità di informazioni enorme, era poco più pesante di altri due libri normali messi assieme: altrimenti, non avrei avuto la forza di portare in giro qualcosa di così importante. Cominciai a leggere da una pagina a caso, che narrava di una recente guerra tra gli elfi e umani; inoltre, a fianco, vi era una piccola descrizione di entrambe le razze, con tanto di un rozzo disegno che metteva in risalto le orecchie appuntite degli elfi e quelle rotonde di noi umani. I minuti passarono, mentre leggevo, e fu soltanto il rumore sempre più debole del fuoco, che mi costrinse a interrompere la lettura: così ripresi il rametto abbandonato da Endymion, attizzando un po' le braci e ripristinando la fiamma. Fu allora che lo sguardo mi cadde sul ragazzo: ancora steso sulla brandina improvvisata, continuava a fissare il soffitto. Pensai che avesse freddo, lontano com'era dal fuoco. Così raccolsi un panno dal pavimento, pulendolo meglio che potevo con le mani, e mi avvicinai al ragazzo, stendendogli sopra la coperta appena recuperata. Arrossi un po', per poi recuperare il libro e mettermi accanto a lui, riprendendo a leggere.

     
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    Prima che Anhylia decidesse di fare un qualunque movimento dopo la mia proposta, passarono diversi minuti, abbastanza perchè io riuscissi quasi ad assopirmi e a fantasticare del più e del meno.
    Quella situazione mi ricordava buona parte della mia infanzia, dopo il massacro di Menulia e della mia famiglia; avevo dormito tra cespugli, dentro caverne e perfino sugli alberi, riuscendo ad adattarmi ad ogni situazione. D'altronde si trattava di vita o di morte. Ogni giorno mi alzavo senza sapere se avrei mangiato quel giorno, ma la compagnia di Moniris e i suoi fratelli mi riscaldò anche nelle giornate più ostiche.
    Non ero più abiutato al concetto di famiglia da molto tempo, mi sentivo estraneo al mondo, quasi un osservatore e ad un certo punto ero perfino disposto ad abbandonare del tutto la civiltà per perseguire una vita libera e spensierata.
    Ma qualcosa mi tratteneva. C'erano notti, specie quelle di luna piena, in cui mi ritrovavo davanti la mia casa...la mia vecchia casa, Villa Menulis. La prima volta ero tornato per seppellire i miei fratelli e i miei genitori o, meglio, per comporre le loro tombe visto che i corpi erano ormai tornati ad essere etere, erano tornati dalla Luna Madre.
    Mentre guardavo il cielo annuvolato e denso di pioggia pensai proprio a questo; anche io un giorno sarei diventato solo una mera luce bianca? E chi si sarebbe ricordato di me, di sicuro nessuno, d'altronde ero già dato per morto per molti.
    I miei pensieri furono interrotti quando vidi Anhylia posare la mia giacca accanto al fuoco e a dirigersi vero la corda che avevo steso, evidentemente per cambiarsi.
    Feci finta di guardare il soffitto, quando lei controllava, ma, ovviamente, non mantenni la mia promessa e gettai qualche occhiata fugace, abbastanza per scorgerla con solo una bianca camicia addosso. La camicia era bagnata e, quindi, semitrasparente, lasciava intravedere persino il colore della biancheria intima, per non parlare per il corpo aggraziato e ormai maturo da perfetta adolescente. Anhylia si coprì subito con uno dei panni da me indicatomi per poi tornare a sedere al suo posto e tirando fuori un libro, a giudicare dalla copertina, molto vecchio. La guardai incuriosito, cercando di capire di cosa il libro trattasse, per poi tornare a guardare il cielo, quasi seccato da questo mio improvviso interesse. C'era un tempo in cui i libri erano molto importanti per me. A molti di loro erano legati dolci ricordi d'infanzia passati a leggerli insieme a mia sorella, prima di addormentarmi o nel giardino di casa nostra. Ricordai tutti i giochi che ci inventavamo a tema e come a volte ci mascherassimo perfino. Ci divertivamo davvero molto. Ma tutto questo era storia passata, non ci sarebbero stati più libri da leggere o costumi da indossare, l'unica cosa che contava ora era sopravvivere in un mondo che mi aveva rubato e distrutto, calpestandola, l'infanzia. Chiusi gli occhi per cercare di scacciare questi pensieri inopportuni, cercai di tornare alla realtà e a pensare come approfittare di questa situazione per stare un pò con Anhylia, quando ad un certo punto mi sentii avvolgere da una coperta.
    Aprii gli occhi e vi trovai Anhylia, con sguardo basso, quasi timido, che mi posò un panno sul mio petto per poi tornarsene a leggere il suo vecchio libro. Io, lì per lì, non dissi nulla e mi limitai ad osservarla, quasi stupito da quel gesto e, sopratutto, dalla mia reazione; sentivo le guance accaldarsi e il cuore accelerare, senza sapere cosa dire. Possibile che con lei rischiavo sempre di fare la figura del fesso? Aspettai di calmarmi un pò e schiarirmi la testa dai mille pensieri prima di alzarmi dal posto e andarle vicino, senza farmi notare troppo.
    Mi sedetti accanto a lei, con ghigno compiaciuto, contento che mi avesse dedicato una così piacevole attenzione, e, senza dire nulla ancora, volsi il mio sguardo nelle pagine del libro aperto, per iniziare a leggerne qualche riga. Così facendo mi ero involontariamente avvicinato al suo viso, portando le nostre guance a pochissimi centimetri di distanza, così vicine da sentire chiaramente il suo calore.
    Anhylia, però, non la finiva di tossire, così riciclai la coperta che diede a me, superflua e inutile per uno che era abituato a dormire di notte nella foresta, e gliel'avvolsi sulle spalle, avvolgendola di conseguenza tra le mie braccia. La distanza tra i nostri visi non era aumentata neanche un pò, pertanto mi basto voltarmi di qualche millimetro per poter avvicinare la mia bocca al suo orecchio.
    -Grazie Lyla..- le sussurrai, baciandola poi lievemente sulla guancia per poi ritrarre le mie braccia e allontanarmi leggermente da lei, rimanendole comunque seduto accanto.
    Posai le mani dietro di me appoggiandomi su di esse e stendendo le gambe, per poi chiudere gli occhi e buttare la testa in dietro per stiracchiarmi un pò.
    -..comunque serve più a te che a me quella coperta. Se hai ancora freddo puoi sempre stringerti a me..infondo non c'è nulla di più caldo di due corpi avvinghiati fra loro..- le dissi poi rivolgendole lo sguardo con un sorriso malizioso e riportando avanti il peso del mio corpo, sedendomi a gambe incrociate e poggiando il mio braccio sull'unico ginocchio alzato.


     
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    Anhylia Nogare
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    Ero molto presa dalla lettura: il capitolo che stavo leggendo parlava dell'assalto degli umani ai villaggi degli elfi; un vero e proprio massacro. Continuavo a rileggere la stessa pagina, rendendomi conto di quante altre persone avessero subito la nostra stessa sorte: lì però, non c'era stata distinzione per nessuno, trattandosi soltanto di uno sterminio. Mi resi conto di quanto la mia razza potesse essere crudele e spietata: per mano di umani morivano molti altri umani, per colpa di quelli che chiamavamo ''sentimenti''. Un ciclo di sangue e morte che era sempre esistito, e che sarebbe continuato per sempre... Una singola persona non poteva fare niente per fermarlo. All'improvviso, sentii Endymion avvicinarsi a me, e sbirciare qualche riga del libro che tenevo tra le mani: facendo così diminuì la distanza tra i nostri volti, così tanto che riuscivo a sentire il suo respiro su di me. Arrossii un po', cercando di tornare a concentrarmi sulla lettura: ma non ci riuscii, in parte per la vicinanza del ragazzo, in parte per via del malanno che ormai mi ero presa quasi per certo. Lui sembrò notarlo, e infatti si tolse la coperta che gli avevo dato io poco prima, appoggiandomela sulle spalle. -Grazie Lyla..-mormorò, a un soffio dal mio viso. Così mi ritrovavo praticamente abbracciata a lui, e la cosa non faceva altro che imbarazzarmi ancora: era passato tanto tempo da quando mi aveva abbracciata così, e ormai avevo dimenticato cosa si provasse. Sentii poi posarsi le sue labbra sulla mia guancia, quel tanto che bastava per farmi battere il cuore ancora di più: a momenti avevo il timore che potesse sentire quanto fossi agitata in quel momento, se già non lo aveva capito... Appena lui si staccò dall'abbraccio, non seppi dire se fossi felice di quella sua azione, o se avessi voluto che continuasse ad abbracciarmi: da una parte sentivo nuovamente freddo in quel momento, ma le due coperte erano più che sufficienti a scaldarmi. Chiusi ben bene la prima, lasciandola aderire al corpo, mentre la seconda la usai proprio a mo' di coperta, mentre mi afferravo le gambe con le braccia e posavo il libro a terra, cercando di riprendere a leggere per evitare di incontrar ancora il suo sguardo. Eppure non ci riuscivo; le parole, tutt'a un tratto, sembravano ammassarsi l'una sulle altre, impedendo la lettura. Cercai di capire il perchè, e mi resi conto che stavo tentando di leggere da destra verso sinistra: evidentemente la mia mente era andata a farsi friggere. Anche se ero mancina, ormai avrei dovuto imparare a leggere i libri... Spostai lo sguardo sull'altra pagina, ma lo stesso problema di prima persisteva; no, non era proprio cosa. Cambiai capitolo, sfogliando le pagine all'indietro; e finalmente trovai quello che più mi piaceva, il capitolo sulla guerra tra gli angeli e i demoni. Si diceva che, una volta, fossero un popolo unico, e che avessero creato loro Evesaje. Poi, per ragioni ignote, i due popoli si erano distinti, e quando un membro della "Lega Bianca", come si chiamavano gli angeli all'epoca, attaccò uno della "Lega Nera", si scatenò il putiferio, e cominciò una sanguinosa guerra che neanche in quel momento aveva ancora una fine. Si diceva che alcuni membri delle due razze si fossero innamorati, dando poi vita alle altre razze. I due meglio ricordati erano Nogare e Ayra, e dalla loro unione si erano generati gli umani e gli elfi. Lì avevo scoperto l'origine del mio cognome; ero rimasta basita all'inizio, sapendo di portare il nome del primo erede della sapienza umana, ma più leggevo e più capivo che era solo una coincidenza. Sarebbe stato bello però poter viaggiare nel tempo per saperne di più... -..comunque serve più a te che a me quella coperta. Se hai ancora freddo puoi sempre stringerti a me..infondo non c'è nulla di più caldo di due corpi avvinghiati fra loro..- disse Endymion, rivolgendomi un sorriso malizioso e continuando a fissarmi. Grazie alle sue parole ritornai alla realtà, arrossendo un po', ma non dissi nè feci niente. Rimasi in silenzio qualche minuto, fissando le righe senza però leggerle. - Sto... - cominciai a dire, ma mi resi conto che la mia voce era soltanto un sussurro. - ... Sto bene così. - sussurrai, non riuscendo in alcun modo ad alzare il tono della mia voce. Nonostante ciò, lentamente, mi avvicinai comunque un po' a lui, poggiando riluttante la testa sulla sua spalla e stringendomi ancora di più nelle coperte.

     
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  5. Selëne
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    Ruolata

    Anhylia era seriamente provata dal freddo e temevo che avesse preso la febbre o qualche malanno simile, in genere era sempre stata molto fragile e ancora mi stupivo che avesse deciso di diventare spadaccina.
    Ad ogni mia provocazione aveva più o meno la solita adorabile reazione; arrossiva visibilmente, se ne accorgeva e passava minuti interminbali a cercare di calmarsi e non darlo a vedere. Io, dal canto mio, stavo davvero facendo il bravo ragazzo, non ricordo di aver sostenuto un dialogo così prolungato con una ragazza tanto carina.
    Ma era anche vero che non ho mai avuto nessun'altra amica come Lyla e di certo non potevo trattarla come tutte le altre, nemmeno se lo avessi voluto. Eravamo piccoli e ingenui, certo, ma ricordo vivamente le promesse che ci facevamo e quel nostro rifugio segreto, covo delle nostre mille avventure. Ricordi del genere credevo di averli seppelliti nella parte più infelice della mia anima, ma ora riaffioravano come germogli dopo una lunga siccità.
    Sentii, ad un certo punto, un contatto fresco e bagnaticcio sulla mia nuda spalla; era Anhylia che, contrariamente a come aveva affermato poco prima, si era accovacciata vicino a me, poggiando la sua testa su di me.
    Ecco che tornavano le insicurezze, il batticuore e le mani sudate. Mi odiavo a morte per questo, odiavo perdere il controllo, ma era più forte di me e non riuscivo proprio ad evitarlo. Baciai dolcemente la sommità del suo capo, assaporando il profumo che già mi aveva inebriato la prima volta che ci siamo reincontrati, e, quasi senza accorgermene, portai una mano sul suo viso, accarezzandole la guancia. Ormai stavo perdendo il controllo.
    La presi poi delicatamente per il mento, alzando il suo viso e inchiodandola con il mio sguardo. Spostai il mio pollice sulla sua bocca percorrendone completamente i contorni e poggiando lentamente la mia fronte sulla sua. Il mio respiro era affannato, il mio cuore come un trapano impazzito, continuavo a fissarla dritto negli occhi cercando di frenare l'inevitabile, ma alla fine cedetti.
    -Lyla, sei così bella....- le sussurrai prima di baciarla appasionatamente, giusto il tempo per goderne e pentirmene amaramente. Non so cosa mi stesse succedendo. Non mi ero mai sentito in colpa prima d'ora per un bacio rubato, ma adesso, il terrore di averla spaventata e di farla fuggire mi perseguitava. Così mi fermai io prima che potesse respingermi. Mi alzai di scatto e mi diressi qualche metro più avanti dandole le spalle; non osavo guardarla in faccia.
    -Che fosse il suo primo bacio?- pensai tra me e me, quasi preoccupato -Ma che me ne importa!? Santo cielo..ma che mi prende?- cercai di riprendermi invano. Ormai era un dato di fatto. Anhylia suscitava ancora qualche sentimento in me, qualche sentimento celato e appartenente al passato e l'unico modo per privarmene era quello di evitarla a tutti i costi oppure, proposta molto più allettante, era quello di starle accanto fino a quando sia io che lei non ne avessimo avuto abbastanza. Ma c'era un limite o rischiavo solo di inebriarmi di lei fino a perdermici completamente?

     
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    Ruolata
    Non sapevo perchè lo avessi fatto; eppure, anche quel patetico contatto con lui era l'unica cosa che m'importasse in quel momento. Sentivo il cuore battere all'impazzata, ma ormai non rispondeva più ai miei comandi; l'unica cosa che potessi fare era assecondarlo, e lasciare che decidesse lui per me. Mi accorsi che tremavo ancora, mentre mi appoggiavo a Endymion; mi chiesi il perchè, dato che ultimamente non facevo che arrossire e tremare. Non era per il freddo; ero più che coperta. E allora...? Lasciai perdere il libro, concentrandomi unicamente su di me e su di lui, cercando di mettere ordine nei miei pensieri; no, quando ero con lui non riuscivo a tenere salida quella barriera che mi ero eretta attorno, costruendola sempre di più in tutti quegli anni. Perchè Endymion faceva parte del mio passato. E in quel momento, anche del mio presente... Sentii che il respiro del ragazzo si faceva sempre più affannato, e ormai il cuore stava facendo le capriole: come la prima volta che ci eravamo reincontrati, e come la prima volta che ci eravamo parlati in assoluto... Era uno dei pochi ricordi nitidi che ancora avevo della mia infanzia. E anche uno dei più felici. Il ragazzo si avvicinò a me, afferrandomi per il viso e poggiando la sua fronte sulla mia, fissandomi con quei stupendi occhi dorati. Sentii un brivido correre giù per la schiena, e ancora una volta arrossii nuovamente; ma non mi mossi. Speravo che continuasse... Perchè io non avrei mai trovato il coraggio di fare quello che fece lui subito dopo. -Lyla, sei così bella....- mi disse, subito prima di posare le sue labbra sulle mie, in un bacio che nulla aveva di malizioso. Il mio cuore si fermò a quel contatto, e gli occhi mi si riempirono di lacrime; quello era il mio primo bacio, e se da una parte ero felice che fosse stato con lui... Dall'altra ero spaventata. Spaventata da quel legame che ci legava l'un l'altro. Perchè ormai era superfluo negare ancora i miei sentimenti per Endymion, che in tutti quegli anni, anzichè acquietarsi, si erano nascosti in attesa di tornare, più forti di prima. Ma mi stavo legando a qualcosa che poteva sparire con la stessa facilità con cui era nato... E non avrei retto un altro colpo. Potevo ancora tornare indietro. Opponendomi a quel bacio e fuggendo, per cercare poi di evitarlo in tutti i modi. Ma non lo feci. Prima ancora che potessi fare qualcosa, fu Endymion a staccarsi da me, alzandosi e voltandomi le spalle. Rimasi per un po' lì, ancora scossa per quel suo comportamento; mentre i ricordi ormai mi sovrastavano. Rivedo noi bambini giocare insieme, ma mai ci eravamo spinti tanto "oltre". Portai una mano sulle labbra, toccandole e riuscendo ancora a percepire le sue che le sfioravano, in quel bacio durato pochissimo, ma che mi aveva trasmesso mille emozioni. Cercai di calmare il mio cuore, che a tratti sembrava voler schizzare via dal petto; ma dato che non ci riuscivo, decisi di lasciar perdere e mi alzai, senza nemmeno essere sicura che le gambe avrebbero retto il mio peso. Mi avvicinai a Endymion; il ragazzo era ancora girato di spalle, e non sembrava volermi guardare in volto. Non sapevo che fare: sarei potuta andarmene, oppure sarei potuta rimanere, e cercare di dare un senso a ciò che stavo provando in quel momento. Mi ci volle poco a scegliere; così mi avvicinai a lui, anche se non sapevo bene perchè. Ma qualcosa attirò la mia attenzione; sulla sua schiena, vicino alla spalla destra... una cicatrice bianca, quasi impossibile da vedere in lontananza, spiccava sulla sua pelle. E credevo anche di sapere il perchè di quella cicatrice; nuovamente i ricordi cominciarono a sopraffarmi, e prima che potessi ribellarmi al loro potere, venni nuovamente catapultata nel passato.

    Una bambina veniva trascinata per le strade di Menulia da un uomo, che la stringeva per un polso, mentre con l'altra mano le teneva un pugnale alla gola. La bambina continuava a camminare, con sguardo assente e pieno di paura; più volte le gambe le cedevano, e l'uomo le premeva di più il pugnale per farla alzare, al punto che la ragazzina si ritrovava con una serie di piccoli taglietti sul collo. Nonostante tutto, però, non piangeva; le lacrime le aveva finite tutte qualche ora prima, mentre vedeva i suoi amici morire come fruscelli e, sola, vagava per i vicoli della città, cercando di nascondersi dai briganti che stavano saccheggiando tutto. Aveva provato a ritrovare le sue migliori amiche, Selene e Zalya: ma le aveva perse sin da subito, e temeva che la sorte non le avrebbe mai più permesso di vederle. Tremava di paura, così tanto che a volte si fermava persino, ma ci pensava il pugnale puntato alla sua gola a farle riprendere il passo. Dove quell'uomo la stesse conducendo, non lo sapeva; ma non si azzardava a fare domande... Non ne aveva il coraggio. Passarono molti minuti, durante i quali la paura della bambina non faceva che aumentare: e proprio in quel momento, i due passarono davanti a Villa Menulia. Non si riconosceva più; le mura, un tempo bianche come neve, ora erano imbrattate di sangue, e sugli alberi i corvi si stava lentamente appolaiando, in cerca di cadaveri da mangiare. I giardini erano ancora saccheggiati dai banditi, e dai portoni aperti, la ragazzina poteva capire che tutti gli averi dei Menulis erano stati rubati e portati via. Lo sguardo della bambina vagò sui compagni di quel bandito che, ancora, le teneva il pugnale al collo, e poi, i suoi occhi si posarono su una figura stesa a terra. Riverso in una pozzanghera di sangue, si trovava un ragazzino dai capelli bianchi, con una freccia conficcata nella schiena. Gli occhi erano chiusi, ma la bambina ne conosceva benissimo il colore. Le lacrime le offuscarono gli occhi, mentre puntellava i piedi per fermarsi e gridava il nome del bambino, che però non le rispose. Tentò di dimenarsi in ogni maniera, cercando di fuggire alla stretta dell'uomo; e ce la fece. Ma ancor prima che potesse raggiungere il bambino, una botta in testa la fece barcollare, seguita subito dopo da un'altra; l'ultima cosa che sentì fu l'amaro sapore del sangue, e poi la sua vista si oscurò.

    Mi ritrovai in ginocchio sul pavimento, tremante come quel giorno, e con le lacrime che scorrevano incessanti sul volto; quello, era stato il ricordo che più di tutti avevo provato a scordare. Un misto di ribrezzo e terrore mi conquistò nuovamente, ma non vedevo il motivo per il quale avrei dovuto aver paura in quel momento: era tutto passato... No? Erano trascorsi nove anni... E io ancora non riuscivo a riprendermi da quel giorno. La paura che eventi del genere si ripetessero era troppo forte: o forse in realtà avevo soltanto paura per me stessa, più che di perdere gli altri. Sapevo che non avrei resistito, se qualcun altro a me caro se ne fosse andato; per quello avevo mantenuto i legami con meno persone possibili. Ma non sarei riuscita a ignorare Endymion... Nemmeno volendolo. Quella cicatrice, però, era come un marchio: della morte scampata per un soffio, che però un giorno se lo sarebbe preso uguale. Cercai di scacciare via dalla mente quei pensieri, ma non ci riuscivo: ormai era un dato di fatto, mi ero affezionata troppo a lui. Al punto da non sopportarne la perdita... Mi rialzai nuovamente, a fatica: aver rivisto quella scena mi aveva lasciato nuovamente un vuoto dentro, come se fosse appena successo. All'improvviso, il punto dove l'uomo mi aveva colpita, sulla gola, sembrò prudermi; ma pensai che si trattasse soltanto di una coincidenza. Fissai Endymion per qualche secondo; era ancora voltato di spalle, e cercai accuratamente di non guardargli più la cicatrice. Sentivo gli occhi pizzicare, e le lacrime che minacciavano di scendere ancora, ma le ricacciai indietro; mi avvicinai un altro po', al punto da poter sentire il suo respiro affannato. Non resistetti più, e lo abbracciai, avvolgendogli le braccia alla vita e posando la testa sulla schiena; ciononostante, non permisi ancora di lasciar uscire le lacrime. Non dovevo.

     
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  7. Selëne
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    Endymion Menulis
    Classe: Mago Bianco Razza: Umano Numero Stanza:104 Fama: +5 Affinità: +30 (Anhylia)

    Ruolata

    Ero pronto a tutto. Stavo aspettando di sentire una porta aprirsi per poi richiudersi violentemente, mi preparavo mentalmente a ricevere qualche insulto, un urlo, qualche cosa purein testa magari. Sapevo che ormai l'avevo persa, che mi odiasse e mi disprezzasse, sapevo di aver fatto un errore madornale a baciarla così e subito, per quanto ancora non riuscissi a giustificare il mio comportamento, ma mai, mai e poi mai mi sarei aspettato di sentire le sue piccole mani attorcigliarsi sul mio addome per poi stringermi a sè in un caloroso abbraccio. Sgranai gli occhi, quasi sconvolto, guardai le sue braccia strette su di me e non riuscivo a capacitarmene. Poi mi resi conto di cosa avevo realmente fatto. Avevo risvegliato in lei quei sentimenti sopiti da anni immemori, gli stessi a cui io a stento riuscivo a resistere, e la avevo illusa, la stavo illudendo di aver trovato un lieto fine. Ma questo non era affatto un lieto fine, era l'inizio di un incubo, e non potevo permettermi di farla soffrire, e capii che l'idea di starle accanto anche solo per un istante sarebbe stata la fine per entrambi. Il legame che ci univa era forte e resistente al tal punto da essere sopravvissuto a nove lunghissimi anni, ma la promessa che avevo fatto a me stesso era altrettanto solida.
    "Tu nasci e muori solo, Endymion, ricordatelo" quelle parole cominciarono a rimbombarmi in testa come uno sciame di api impazzito. E come dargli torto, lo avevo già capito a mie spese all'età di soli 8 anni vedendo la mia famiglia straziata in pochi minuti e vedendo mia sorella piangere la mia morte; non potevo certo rischiare di finire in questa stessa situazione e quindi il circondarmi di affetti deboli e dannosi era la prima cosa da evitare assolutamente. Infondo la solitudine mi aveva accompagnato per molti anni, ma allora perchè, proprio adesso, mi era così difficile di accettarla? Perchè non riuscivo a convincermi di starle lontano? Provai allora a convincere lei a fuggire a gambe levate da me.
    -Anhylia..- il mio tono era serio e profondo -...sei sicura di quello che stai facendo?- le chiesi poi senza ricambiare in alcun modo il suo abbraccio e standomene lì fermo, ritto come una statua e con sguardo cieco, oscurato dai miei pensieri tristi e malinconici.
    Con quanta forza dovetti trattenermi dal girarmi e riprendere quel bacio interrotto, come mi mancavano le sue labbra che avevo sfiorato per pochi secondi, e quel suo abbraccio mi invitava a cedere di nuovo a queste tentazioni, ma ormai avevo preso la mia decisione.
    -Io non sono più quello di una volta, dovresti averlo capito ormai..- dissi poi, continuando a darle le spalle - ..tu hai avuto il calore di mia sorella e di Zalya a sorreggerti per tutti questi anni, mentre io sono ormai un guscio vuoto senza più un anima, senza sentimenti, senza speranza. Sono un fantasma e come tale ho vissuto fino ad oggi o, meglio, sono sopravvissuto. Non puoi legarti ad un fantasma, questo tu lo capirai senz'altro, perchè non si può amare chi che non può essere amato- Era vero? forse. Ero sincero? assolutamente. Mettere le cose in chiaro era la cosa giusta da fare, doveva sapere a cosa stava andando incontro e, visto il suo passato, sicuramente mi avrebbe lasciato perdere seduta stante.
    -Se vuoi stare con me..- a questo punto mi girai verso di lei, prendendole entrambe le mani e posandole sul mio petto, per poi prenderle il viso tra le mie mani e avvicinarmi di nuovo a lei -..sappi che non sentirai mai questo cuore battere per te- Quale mostruosa, allucinante bugia. Il mio cuore aveva iniziato a battere per lei dal primo momento che l'avevo reincontrata, ma ora questo non importava, lei doveva sapere che di me non ci si poteva proprio più fidare.
    Lasciai stare il suo viso e mi staccai dal suo abbraccio e le baciai la mano, come per congedarmi, e me ne tornai seduto accanto al fuoco, attizzandolo con il solito bastoncino. Osservai la fiamma e mi persi in essa, non ero affatto convinto delle mie parole e delle mie azioni. Buona parte di me voleva solo poterla riavere tra le sue braccia e perdersi nel suoi capelli profumati con la più delicata fragranza di iris che ebbi mai avuto l'occasione di odorare, ma al momento ero sopraffatto dal terrore di ferirla. E se c'era una cosa che non ero mai riuscito a tollerare era di vederla soffrire e ancora adesso, mio malgrado, quella parte di me aveva preso il sopravvento.

     
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    Anhylia Nogare
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    Ruolata
    Sapevo di aver sbagliato, lasciandomi prendere così dalle emozioni. Eppure, quel contatto era tutto ciò di cui avessi bisogno: parte di me diceva che era sbagliato, che avrei fatto meglio a leggere il mio stupido libro, ma l'altra, quella attaccata ai ricordi, ignorava qualsiasi cosa. E in quel momento stavo seguendo quella parte irragionevole e sconsiderata, che però si stava affievolendo velocemente. Non dovevo, e lui me lo confermò; con parole che mi fecero gelare il sangue nelle vene. -Anhylia...sei sicura di quello che stai facendo? Io non sono più quello di una volta, dovresti averlo capito ormai..- disse, in tono freddo, senza ricambiare la mia stretta. Forse fu quello il colpo più duro; la sua assenza di reazioni. ..tu hai avuto il calore di mia sorella e di Zalya a sorreggerti per tutti questi anni, mentre io sono ormai un guscio vuoto senza più un anima, senza sentimenti, senza speranza. Sono un fantasma e come tale ho vissuto fino ad oggi o, meglio, sono sopravvissuto. Non puoi legarti ad un fantasma, questo tu lo capirai senz'altro, perchè non si può amare chi non può essere amato- . Non sapevo se spaventarmi per quelle parole o semplicemente lasciar perdere: rifiutai entrambe le soluzioni. Lo avevamo creduto tutti per morto: se ci pensavo, riuscivo ancora a vedere lo sguardo ferito di Selene, e la malinconia nel suo sguardo, che dopo quel giorno, non l'aveva più abbandonata. Non potevo lasciarlo perdere così, non dopo aver realizzato quanto fosse importante per me. Eppure sembrava quello ciò che lui volesse. Evidentemente, per lui ero... Un peso. Me lo confermò poco dopo, dicendomi che per me non avrebbe mai provato amore. Non sapevo come reagire a quelle parole. Le lacrime che fino a poco prima sembravano voler uscire soltanto per una reminescenza del passato, adesso si erano tramutate in lacrime di dolore; e vergogna, anche. Mi sciolsi dall'abbraccio, prima che potesse farlo lui, anche se non battei ciglio quando si chinò per baciarmi la mano. Mentre lui si metteva a attizzare la fiamma, io recuperai i miei abiti, infilandomeli in fretta, mentre mi nascondevo con la coperta. I miei gesti erano nervosi, scattanti, come se non volessi far altro che lasciare quel luogo. E in parte era così. Mi avvicinai nuovamente a Endymion, ma non mi sedetti nè tantomeno lo guardai. Mi limitai a recuperare il mio libro, lasciato perdere per terra. - Hai ragione... - cominciai a dire, sfogliando le pagine per liberarle dalla polvere, - sei cambiato. Ma non sei senza emozioni... - dissi, più a me stessa che a lui, forse per convincermi della veridicità delle mie parole. - ... Qualcosa provi ancora. Non per me, ma una parte dell'Endymion che conoscevo c'è ancora. E io... - dissi poi, deglutendo a vuoto e lasciandomi sfuggire una lacrima, - lo ritroverò. Non m'importa cosa tu possa provare o meno per me... Ma sappi che i sentimenti che provavo per te quando eravamo bambini non sono cambiati. E dato che è così, beh... - conclusi, con un sorriso malinconico, - allora lasciami amare quel fantasma che è rimasto di te. -. Non sapevo cosa mi avesse spinto a pensarla così; fatto sta che ormai avevo detto quel che dovevo dire, e non me ne pentivo. Lo guardai un'ultima volta, ma non c'erano più lacrime nel mio sguardo; si stavano riversando tutte dentro di me, ma fuori non lo davo a vedere. Non sapevo cosa mi trattenesse dal mettermi a piangere come una bambina, sperando che arrivasse lui a consolarmi, come più volte aveva fatto; forse era il mio orgoglio, o forse... Era di nuovo il mio io che non voleva soffrire. Mi diressi verso l'uscita, senza voltarmi indietro: se lo avessi fatto, inevitabilmente mi sarei rimangiata tutto e sarei corsa tra le sue braccia, di nuovo. Ma non potevo permettermelo. Rimasi lì a lungo, respirando affannosamente, come se non volessi uscire da lì: forse, anche il fatto che la tempesta stava ancora infuriando e anzi, sembrava essere ancora più furiosa di prima, mi convincevano sempre più a rimanere, tanto che feci addirittura un passo indietro. Ma il suono tono gelido e una fitta dolorosa al petto mi convinsero; così aprii la porta e la richiusi, stando ben attenta a non scontrarmi con i suoi occhi dorati.

     
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  9. Selëne
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    Endymion Menulis
    Classe: Mago Bianco Razza: Umano Numero Stanza:104 Fama: +5 Affinità: +30 (Anhylia)

    Ruolata

    Continuavo a fissare la fiamma scoppiettante e con la coda dell'occhio notai tutti i movimenti di Anhylia dopo che si fu ripresa dalle mie parole.
    Si stava rivestendo, ovviamente, ed era quello che avevo voluto che facesse, ma allo stesso tempo il vuoto che avevo dentro sembrava allargarsi a dismisura e minacciava di inghiottirmi nella sua oscurità da un momento all'altro. Infondo stavo agendo nei suoi interessi, cosa per me assai rara, segno che per me lei era ancora molto importante e che dovevo lasciarla andare subito, ma evidentemente per lei le cose stavano diversamente.
    Mi si avvicinò per recuperare il suo libro rimasto per terra vicino al focolare e, proprio mentre pensavo che avrebbe girato i tacchi e mi avrebbe lasciato in quella serra umida e buia, mi espose le sue ragioni. Era convinta che io fossi recuperabile che l'Endymion di un tempo potesse tornare a galla se lei ci avesse lavorato su, ma non si rendeva conto che quel bambino di otto anni era morto nel preciso istante in cui sono stato colpito da quella freccia e non sarebbe mai tornato.
    -Non m'importa cosa tu possa provare o meno per me... Ma sappi che i sentimenti che provavo per te quando eravamo bambini non sono cambiati. E dato che è così, beh... allora lasciami amare quel fantasma che è rimasto di te. - ancora una volta fui spiazzato dalla sua reazione. Nonostante le mie parole, nonostante le mie azioni era ancora decisa a rimanermi accanto? Questo complicava tutto e sentivo dentro di me quale abnorme sacrificio mi costasse separarmi da lei. Ma io non glielo avrei permesso, la paura di legarmi a qualcuno era costante e i sentimenti che provavo per lei non riuscivano in alcun modo a scavalcarla; se non lo faceva lei allora avrei iniziato ad evitarla io, non importa come e per quanto tempo, non importa quello che avrei provato io. Forse questo l'avrebbe fatta soffrire, ma sicuramente in misura minore di quanto poi l'avrei potuta ferire se mi fosse rimasta accanto, abbandonandola per paura, per quella paura che sarebbe rimasta per sempre e che sapevo prima o poi sarebbe prevalsa su tutto obbligandomi ad assecondarla fuggendo ovunque mi avesse voluto portare.
    La osservai in silenzio mentre apriva titubante la porta della Serra e dopo aver indietreggiato un pò, timorosa della pioggia o forse desiderosa di restare, uscì, lasciando che l'entrata si richiudesse da sola e lasciandomi seduto attorno al fuoco, pieno di pensieri e rimorsi.
    Osservavo sempre il fuoco che ondeggiava armonioso, quasi ipnotico, fino a quando l'ultima scintilla fece la sua apparizione lasciando cadere l'oscurità nella serra. A quel punto portai le ginocchia alzate e, abbracciandole, mi ci nascosi dentro mentre cercavo di scacciare dalla mente l'immagine nitida di Anhylia che mi scrutava con i suoi occhi color cioccolato. Cercavo di consolarmi, di convincermi che avevo fatto la cosa giusta, ma ero ancora troppo legato a lei e dimenticarla non sarebbe stato affatto facile, per quanto necessario. Le cose peggiorarono quando dovetti rivestirmi.
    Mi alzai lentamente, sgranchendomi un pò le braccia e avvicinandomi alla corda con i vestiti appesi. Erano ancora umidi, ma prevalentemente asciutti, mi misi la camicia e poi la cravatta per poi tornarmene vicino al focolare ormai spento a recuperare la mia giacca. La osservai prima un pò pensieroso immaginandomela ancora sulle piccole spalle di Anhylia, per poi scuotere la testa seccato. La raccolsi quasi nervosamente e me la misi addosso e preparandomi a lasciare anche io quel luogo finchè un leggero aroma, quel leggero aroma non raggiunse il mio naso. La giacca era ancora impregnata del suo profumo e questo mi provocò una reazione inaspettata. Tentai inizialmente di togliermela subito, ma più tentavo e più sembrava volersi restringere imprigionandomici dentro, e, stremato da tutte quelle emozioni che avevano di nuovo preso ad assaltare il mio cuore, non riuscii a trattenere una lacrima. Me la asciugai velocemente ancora più sconvolto di prima e mi diressi a passi svelti verso l'uscita pronto a fuggire da quel posto maledetto e chiuderci dentro tutti quei sentimenti che mi stavano lentamente portando alla pazzia.

     
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  10. Zalya
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    Role abbastanza lunga e scritta molto bene! ;)
    Affinità +50
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9 replies since 3/2/2014, 00:09   179 views
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