Cioccolata e rivelazioni

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    Mharf Iylisse
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    Ruolata
    Continuavo a tentare di asciugarmi: nonostante fossimo stati fuori per poco tempo, eravamo già zuppi entrambi. Per fortuna Zalya risolse il problema: con una sfera di fuoco riuscì a asciugarci in men che non si dica. Era di nuovo vicina a me. Troppo. Distolsi lo sguardo, sorridendole con riconoscenza, anche se un po' imbarazzato. Attesi pazientemente che la magia facesse effetto: nonostante fossi imbarazzato per la vicinanza, quella situazione era piacevole. Fissai la ragazza in volto, mentre finiva la magia: credetti di vedere del rossore sul suo viso, ma rimase accanto a me così poco che non ebbi modo di accertarmene. -Ecco fatto.- mi disse Zalya, allontandosi da me più che poteva: io tornai a fissare il pavimento per l'imbarazzo, sistemandomi i capelli lucidando la coroncina su un lembo della giacca. Era un vizio che avevo sin da bambino: ogni tanto prendevo a lucidare quel piccolo pezzo di ferro, che era importante per me, l'unica memoria di una madre che non mi aveva voluto... E che era scomparsa ancor prima che potessi capire come fosse poter fare affidamento su qualcuno che ti amava veramente. Avevo provato a farmi descrivere il carattere e l'aspetto di mia madre: ma dei paesani non potevo fidarmi, dato che odiavano lei molto più di quanto odiavano me, e con il re non avevo mai parlato, se non alla presenza di mio fratello o di altri nobili. Quindi, tecnicamenente, non mi era concesso conoscere neanche la figura paterna. La mia espressione si fece sempre più cupa, ricordando quei momenti: ma se prendevo tutto il mio passato, quello era il periodo più sopportabile. L'unico posto che potessi chiamare casa, però, era quello attuale: almeno lì, in quell'Accademia, prima di coricarmi non dovevo chiedermi se mi sarei risvegliato o se durante la notte avrei perso qualcuno a me caro, e lì le persone non mi disprezzavano per la mia parentela. Mi accorsi che ero rimasto a fissare il cerchietto più del dovuto: quindi lo rimisi in testa con gesto veloce, e feci per porgere il braccio a Zalya: mi fermai un attimo prima di fare una figuraccia, riuscendo a fingere di dover sistemare il colletto della camicia. Cercai di mascherare la tristezza, rivolgendo un sorriso a Zalya. - Andiamo? - le chiesi, prendendole delicatamente una mano e facendomi largo per il padiglione. Attraversai parecchi corridoi, rimanendo sempre sulla destra, e infine, riuscii a trovare il reparto dedicato all'area Cafè: una stanza piuttosto ampia comprendeva un bancone, con una dispensa incassata dietro alla lastra di marmo, che probabilmente conteneva le tazze da usare. Sul bancone erano disposte buste da thè di vario tipo e piccoli contenitori contenenti qualche grammo di cioccolata, nonchè dei vasetti ripieni di caffè. C'era davvero di tutto: infatti, in un paniere facevano bella mostra di sè piccoli sacchetti riempiti con dei biscotti, nonchè un vasto assortimento di caramelle e leccornie. Non poteva mancare un distributore d'acqua, fornito di bicchieri di carta. Il resto della stanza era occupato da tavolini circolari con tre sedie intorno: l'ideale per passare delle ore a chiacchierare del più e del meno. Sorrisi un'ultima volta a Zalya, dicendole di sistemarsi a uno dei tavoli: io sarei andato a preparare la cioccolata. E infatti feci così: non dovetti aspettare molto, dato che non c'era quasi nessuno in quel momento, visto che era quasi ora di cena e tutti gli studenti o avevano appena finito le lezioni o si stavano ritrovando nella Mensa. Recuperai due grandi tazze dalla dispensa: ma... Ne erano rimaste solo rosa. Deglutii a vuoto, dicendomi che il colore di una tazza non era importante. Scaldai del latte , recuperato nel contenitore ripieno di ghiaccio lì accanto, in un pentolino: quindi riempii le tazze e aggiunsi la cioccolata e un po' di zucchero, mescolando il tutto perchè si amalgamasse per bene. Notai che lì vicino c'erano delle buste di vaniglia e un barattolo di panna: con un sorriso, aggiunsi un po' di entrambe alla cioccolata, e mentre passavo con le due tazzi fumanti presi un sacchetto di biscotti. Trovai Zalya a un tavolo vicino alla finestra: così mi avvicinai a lei, attento a non far rovesciare il tutto. - Eccomi... - dissi, poggiando biscotti e cioccolata sul tavolo e spostando la sedia per sedermi, - Spero ti piaccia! - conclusi, soffiando sulla mia tazza per farla ghiacciare prima.

     
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  2. Zalya
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    Zalya Levanda
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    Ruolata
    Mentre asciugavo entrambi con una magia Mharf era piuttosto imbarazzato, ma pure io lo ero. Dopo che mi allontanai lo vidi togliersi la coroncina e lucidarla con un lembo della giacca, mettendosi poi a fissarla per un lungo momento, assorto nei suoi pensieri. In quel momento, aveva uno sguardo assente e triste, lo stesso sguardo che avevo io quando pensavo al mio passato. In quel momento mi faceva tanta, tanta tenerezza... mi prese l'istinto di abbracciarlo, ma mi trattenni, non era il caso di abbracciare uno sconosciuto. Lo vidi alzare il braccio quasi come se volesse andare a braccetto ma poi lo vidi sistemare il colletto della manica, quindi probabilmente mi sbagliavo... poco dopo lo vidi avvicinarsi a me, sorridendo. - Andiamo? - mi prese delicatamente per mano, facendosi strada tra i corridoi dell'accademia. Visto che non c'era quasi nessuno in giro si poteva benissimo fare a meno di tenersi per mano, ma per qualche motivo non la mollai, anzi... la strinsi, quasi come se avessi paura che scappasse. Una volta arrivati mi disse di prendere posto mentre lui avrebbe fatto la cioccolata. Andai a sedermi a un tavolo accanto a una finestra, aspettandolo. Poggiai un gomito sul tavolo, poggiando poi il mento sulla mano, guardando fuori dalla finestra e pensando alle domande che avrei dovuto fargli. Mi sembrava tutto così... assurdo. Quante possibilità c'erano che parlavamo della stessa persona? Eppure le loro coroncine erano identiche. Dopo un po' Mharf mi raggiunse con due tazze di cioccolata. Notai che entrambe erano rosa. Quel fatto mi fece apparire un piccolo sorriso divertito in faccia. - Spero ti piaccia! - Mi disse mentre si apprestava a soffiare sulla propria tazza. -Grazie, sembra proprio buona- Ci soffiai un po' sopra, per poi rimettermi nella posizione di poco fa, ma invece della finestra stavolta fissavo Mharf. Restai qualche secondo così, aspettando di vedere se avrebbe iniziato lui a parlare o avrei dovuto iniziare io. Visto che non aveva ancora detto niente, ci pensai io. -Quindi... tua cugina si chiamava Anhylia, dici? Magari se mi descrivessi com'era, sarebbe già un inizio.- Detto questo, afferrai la mia tazza, bevendo un sorso di cioccolata, aspettando la sua risposta.

     
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    Ruolata
    Cominciai a bere la cioccolata; era un toccasana dopo aver caminato sotto l'acqua, e sembrava ancora più buona in quel momento... Ma forse perchè in quel momento la stavo assaporando con Zalya: che fosse la sua presenza a rendere quella bevanda migliore? Arrossii un po' mentre sorseggiavo la bevanda, ma non provai a nasconderlo: il rossore poteva essere confuso anche con quello che mi procurava il calore della cioccolata. -Grazie, sembra proprio buona- disse lei, soffiando sulla cioccolata: presi quelle parole come un complimento, arrossendo ancora mentre lei continuva a fissarmi. La vicinanza di poco prima mi metteva ancora in agitazione: e non riuscivo a dimenticare la stretta della sua mano. Ero stato sicuro che l'avrebbe lasciata, invece mi aveva stretto: in quel momento un brivido mi era passato giù per la schiena, e ancora in quel momento non riuscivo a dimenticarlo. Rimasi per un po'a fissare la cioccolata, cercando di fare ordine nei miei pensieri: sentivo ancora il suo sguardo su di me, e ciò bastava a mandarmi in confusione. Passarono parecchi minuti, nei quali nè io nè lei cominciammo a parlare: non sapevo cosa dire... Le avevo chiesto di raccontarmi di mia cugina, ma adesso non sapevo come aprire la discussione. In fondo, era stata soltanto una scusa per passare un altro po' di tempo con lei, e quello lo sapevo bene: però qualcosa dovevo pur dire. -Quindi... tua cugina si chiamava Anhylia, dici? Magari se mi descrivessi com'era, sarebbe già un inizio.- disse lei, spezzando il silenzio e l'imbarazzo che si era creato tra di noi. Mi ripresi subito, annuendo e cercando di ripensare all'aspetto di mia cugina; erano passati molti anni, e gli ultimi avvenimenti mi avevano quasi fatto scordare quelli vecchi. Cercai di evocare l'immagine più nitida che avevo di lei nella mente, e cominciai a parlare, dapprima con un po' di difficolta, riuscendo poi però a ricordare quasi tutto con fluidità. - Beh... Era molto piccola all'epoca, quindi potrebbe essere cambiata molto in questi anni. Aveva i capelli lunghi poco più su delle spalle, un po' mossi, di un blu poco più scuro del mio e... - mi fermai un attimo. Le avrei parlato inevitabilmente anche di Chrono, raccontandole di mia cugina; però decisi che tanto ormai il "danno" era fatto, quindi ripresi a parlare. poco più chiari di quelli di mio fratello, Chrono. Gli occhi invece erano color cioccolata.. E nell'occhio sinistro ha il simbolo della casata Iylissiana, una goccia racchiusa da quelle che potrebbero sembrare ali. Ecco... - recuperai un foglio e una penna dalla cartella, buttando giù uno schizzo dello stemma della miafgamiglia e passando poi il foglio a Zalya, - è questo. Anche mio fratello è marchiato allo stesso modo, essendo il primogenito... Io invece no. - conclusi con un sorriso. Mi resi conto solo dopo aver parlato che avevo detto anche troppo; ma per fortuna non avevo accennatoal fatto che la famiglia alla quale appartenevamo era la casata reale. Cercai di mascherare l'agitazione con un altro sorriso. Decisi che per quanto riguardava l'aspetto fisico, le informazioni che avevo dato erano più che sufficienti; ora dovevo soltanto cercare di ricordare il resto. - Quando la mia... famiglia fu attaccata, sua sorella e suo padre, un caro amico del mio, la portarono via e un mio amico impedì a me e mio fratello di venire uccisi insieme ai... miei genitori. - mormorai, mentendo spudoratamente; ma ancora non me la sentivo di rivelarle tutto. Tenevo lo sguardo basso, per timore che Zalya mi scoprisse. -E quella... - dissi, prendendo un biscotto alla vaniglia e sgranocchiandolo, - è stata l'ultima volta che ho visto mia cugina. -.



    Edited by «Anhÿlia; - 4/2/2014, 21:35
     
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  4. Zalya
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    h487

    Zalya Levanda
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    Ruolata
    Ascoltai con molta attenzione la descrizione della cugina di Mharf. Più cose diceva e più ero convinta che sua cugina e la mia amica Anhylia fossero davvero la stessa persona. Mentre parlava appresi anche che Mharf aveva un fratello. Ma fu quando mi parlò del segno nell'occhio sinistro che fui convinta al 100% che era la stessa Anhylia. E ne fui ancora più convinta quando il ragazzo disegnò il simbolo su un foglio. Mentre parlava sembrava molto agitato e che cercasse di nascondere qualcosa... Io fissai il simbolo sorpresa, prendendo il foglio in mano. -Non può... non può essere... la mia amica Anhylia ha proprio questo simbolo nell'occhio sinistro! Tra l'altro anche la vostra coroncina è identica. E' anche per questo che la prima volta ti scambiai per lei... ogni tanto lega i capelli in modo che sembrino corti e li fissa con la coroncina, sai...- Posai il foglio, mettendomi a pensare. Come l'avrebbe presa Anhylia? Sarebbe stato un bene rinvangare il passato? Mi chiedevo se stavo facendo bene, ma... chi non vorrebbe sapere di più sul proprio passato? Io stessa avrei voluto scoprire qualcosa su di me. -Credo... che ormai non ci siano più dubbi.-

     
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    Mharf Iylisse
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    Ruolata
    L'espressione di Zalya si fece sempre più perplessa mentre le parlavo di mia cugina, e quando le mostrai il simbolo della casata Iylissiana sgranò gli occhi, come se avesse appena realizzato qualcosa. Con voce flebile disse che la sua amica aveva proprio lo stesso simbolo nell'occhio, e che a volte aveva l'abitudine di raccogliere i capelli in modo che sembrassero più corti, proprio come i miei. Inoltre, sembrava possedere una coroncina non dissimile dalla mia... Ma di questo non me ne ricordavo. L'unica persona che avesse un cerchietto come il mio era... - Jack. - mormorai, con sguardo assente. Il giorno in cui l'Iylisse venne attaccato, ricordo che non l'aveva più... E nonostante sapessi che Jack amava una ragazza, non avevo mai saputo la sua identità. Scartai subito l'idea che potesse trattarsi di Anhylia: all'epoca non era ancora neanche nata. Quindi, poteva essere soltanto sua sorella... Non ricordavo il suo nome, però. Avrei dovuto chiedere a Chrono: sicuramente lui, essendo più grande, ne sapeva più di me. Anche se non gli piaceva parlare di Jack... Si sentiva ancora in colpa per la sua morte, dato che avevano litigato, la sera prima che morisse... Ricordavo ancora il giorno dopo quel fatto: era stato difficile, molto difficile, per entrambi.

    Un ragazzo stava spegnendo il fuoco, nell'oscurità di una grotta. Aveva ancora i vestiti macchiati di sangue, e i capelli sporchi di fango. Fuori da quella grotta la tempesta infuriava; pioggia e fulmini, che lo aveva accompagnato per tutta la nottata. Era quasi l'alba; eppure, non uno spiraglio di luce accennava a voler rischiarare il lugubre paesaggio. Il ragazzo afferrò la coroncina che aveva in testa, per poi fissarla con disprezzo: la gettò lontano, e il rumore del ferro rimbombò per la grotta. - E'tutta colpa mia... E non abbiamo neanche potuto dargli una sepoltura... - mormorò con voce rotta, coprendosi il volto con le mani e cercando di impedire alle lacrime di scendere. - Chrono... Io non merito di vivere. La mia vita si sta costruendo su quella di altre persone... Prima o poi anche tu... - disse poi, rivolto a un ragazzo poco più grande di lui, seduto sul terreno scivoloso di quella grotta. Fino a quel momento se ne era stato immobile, quasi come se si fosse persino rifiutato di respirare, ma alle parole di Mharf sembrò riscuotersi, per poi alzarsi e barcollare verso il ragazzo. Anche lui era ricoperto di sangue, ma non sembrava essere suo. Si sedette accanto a lui, per poi squadrarlo con occhi severi e prenderlo per le spalle. - Mharf... Non ci pensare neanche. Non è affatto colpa tua. E qualsiasi cosa accada... Io sarò sempre dalla tua parte, perchè sono tuo fratello. Ricordatelo... - disse poi, prima che le lacrime cominciassero a appannargli la vista. Voltò la testa, per evitare che il suo fratellino lo vedesse in quelle condizioni, e tornò nuovamente a fissare la pioggia e il fuoco spento. Mharf invece, non riusciva in alcun modo a calmarsi: nonostante le parole del fratello, non faceva altro che addossarsi la colpa. - Jack è morto... Per difendere me... E'colpa mia Chrono, che tu ci creda o no. Se solo io fossi stato un po' più forte... In gado di proteggermi da solo... Adesso non staremmo qui a piangerlo... - mormorò, senza staccare lo sguardo dal terreno. Chrono alzò lo sguardo al cielo, per poi fissare nuovamente suo fratello, con lo sguardo pieno di lacrime. - Calmati Mharf... E'stata una tua scelta, e se non lo avesse fatto lui, ti avrei protetto io. Tu hai avuto soltanto la sfortuna di trovarti al posto sbagliato nel momento sbagliato... Non è colpa tua. Io invece... - si interruppe, per poi fissare l'entrata della grotta. La pioggia continuava a scendere, come se anche il cielo, in quel momento, stesse piangendo. - Io invece... Sono quello che dovrebbe incolparsi. Ricordi la lite di ieri sera? Ho esagerato... Gli ho detto che non poteva capirmi, abituato com'era ad avere un titolo tutto suo... Gli ho detto che non valeva nulla come persona. Non ha risposto... Ma so che quelle parole lo hanno ferito. E adesso... - la sua voce era rotta dai singhiozzi, - e adesso... Non posso più scusarmi con lui... Non potrà più perdonarmi... Che impressione si sarà fatto di me? -. La sua voce era aumentata di volume a ogni frase, fino a diventare quasi un grido: Mharf sentì il suo dolore come proprio, e non riuscì a far altro che dare pacche sulla schiena di suo fratello. E i due rimasero così per parecchie ore, sfogando tutto il loro dolore. Era ormai quasi pomeriggio, quando Chrono decise di alzarsi. Entrambi avevano gli occhi gonfi di lacrime, e non erano riusciti a parlare più: le loro espressioni dicevano tutto, e ormai il passato non sarebbe tornato più indietro. Perchè la vita non è giusta... Il ragazzo si asciugò le lacrime con la manica della tunica, prendendo il fodero della spada, anch'ello macchiato di sangue, e allacciandolo in vita. Poi indicò con un cenno del capo la coroncina di suo fratello. - Recuperala. Anche se adesso la odi, perchè troppo simile alla sua, so quant'è importante per te... Te ne pentirai. - Mharf si alzò, barcollante, allacciandosi in vita il fodero della sua spada e dirigendosi poi verso l'entrata della grotta. Raccolse il cerchietto, guardandolo con aria assente. Lo infilò nella piega del mantello; portarlo, in quel momento, avrebbe soltanto aiutato i Pelyani a trovarli, e per qualche tempo non voleva neanche vedere quell'affare. - Andiamo. - disse soltanto, varcando la soglia della grotta e lasciando che la pioggia lo investisse, come un uragano. Scese per il sentiero scosceso che portava a valle; infatti quella grotta si trovava su una collina di arenaria, nascosta dagli alberi e le pietre. Il nascondiglio perfetto, ma che sarebbe stato raggiunto dalle guardie Pelyane in poche ore. Chrono lo seguì poco dopo, fissando qualcosa in lontananza; gli era parso di aver visto un'ombra nel cielo, come un enorme occhio che lo scrutasse e vegliasse, dall'alto.

    Ricordavo quel giorno, dal quale ormai erano passati anni, come se fosse appena passato. Rabbrividii a quel pensiero, ricordando quanto ero debole e anche quanto lo era Chrono. Nessun altro conosceva quel lato del suo carattere: e anche io ero riluttante a mostrare la mia fragilità, preferendo seppellire sotto una maschera felice quei pensieri. Ma a volte, quelli tornavano, e non potevo fermarli: erano come una valanga, che mi investivano senza che potessi fare qualcosa per impedirlo. -Credo... che ormai non ci siano più dubbi.- disse Zalya. Sgranai gli occhi, chiedendomi cosa ci facesse lei lì: poi ricordai tutto, e cercai di non dare a vedere quanto appena ricordato. Le sorrisi fiducioso, come a dirle che non deva temere nulla: sapevo che Anhylia non doveva aver avuto un passato facile, soprattutto se i Pelyani avevano inseguito pure lei. Da una parte ero rassicurato: sapere che era ancora viva cancellava molti dei miei dubbi. Ma se poi ci avesse rinnegato? Sapevo che non poteva ricordare nè me nè Chrono: non aveva ancora nemmeno quattro anni quando venne portata via dal castello dell'Iylisse. Però, speravo di poterla convincere: con le giuste parole, sarei dovuto riuscirci. - Menomale.... Pensavo di non rivederla più! - dissi, sorridendo alla ragazza. - Non so cosa abbia passato in questi anni, ma hai la mia parola che eviterò di arrecarle dolore, quando le parlerò di me e di mio fratello. - dissi poi, fissando la cioccolata, che ormai si era raffreddata.

     
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  6. Zalya
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    h487

    Zalya Levanda
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    Ruolata
    Mentre parlavo Mharf aveva assunto un'espressione triste e vuota, come se stesse ripensando a brutti momenti, mi sembrò anche di sentirgli dire un nome: Jack. Vedendo quell'espressione ero sempre più convinta che in fondo eravamo simili. Nascondevamo il nostro vero "io" dietro una maschera. Sgranò gli occhi, guardandomi come se non si ricordasse che fossi lì davanti a lui e sorrise con fiducia. - Non so cosa abbia passato in questi anni, ma hai la mia parola che eviterò di arrecarle dolore, quando le parlerò di me e di mio fratello. - Sentendo quelle parole mi sentii rassicurata. -Grazie...- gli risposi facendo poi un sorriso sincero, bevendo poi un sorso di cioccolata. In quel momento però ci fu un tuono spaventoso e si spensero di colpo tutte le luci. A momenti mi andava di traverso la cioccolata. -COFF!! Ma che diavolo...?!- A causa del temporale fuori e dell'ora si vedeva a malapena dentro la caffetteria grazie alle grandi finestre che occupavano gran parte dei muri. Mi alzai in piedi, guardandomi attorno un po' agitata. Stare al buio non mi piaceva per niente, non mi era mai piaciuto. Era iniziato tutto tempo fa, quando erano pochi giorni in cui io, Selene e Anhylia eravamo state accolte al convento. Una notte mi svegliai per andare al bagno e vidi dei fantasmi orribili passarmi davanti. Ogni volta che mi trovavo al buio temevo di ritrovarmeli davanti. Poco dopo, sentii un tocco sulla schiena. Mi salirono i brividi e mi uscì fuori un gridolino. -IIIIIIIIHHHH!!! AIUTO!!-

     
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    Mharf Iylisse
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    Zalya mi sorrise e bevve un sorso di cioccolata, ringraziandomi per le mie parole. Vedendola così preoccupata per la sua amica non potetti resistere, e il suo sorriso condizionò anche il mio, spazzando via dalla mia mente, almeno per qualche attimo, i ricordi di quei giorni funesti. Mi chiesi cosa aveva passato, se era così restia a stringere amicizia con gli altri; mi sarebbe piaciuto di più saperne su di lei, ma se io non le raccontavo il mio di passato, non potevo aspettarmi che lei parlasse del suo. Quindi cosa dovevo fare? Lasciare che la conversazione finisse e se ne andasse? Evidentemente non c'era altro di cui potessimo parlare: seguivamo corsi differenti e parlare di compiti e lezioni in quel momento non mi sembrava una grande idea. Mi limitai quindi a bere la mia cioccolata, immergendoci dentro anche qualche biscotto; era passato tanto tempo dall'ultima volta che ne avevo bevuta una, che mi ero anche dimenticato che sapore avesse. Quando la finii, fui dispiaciuto di non averne un'altra. Finii di sgranocchiare il biscotto, guardando la finestra; la pioggia continuava a scendere, e sembrava che non si sarebbe fermata per un altro po'. Per un attimo credetti di vedere qualcuno sotto la pioggia, ma non potei accertarmene: dopo un tuono spaventoso, annunciato da un lampo, le luci si spensero improvvisamente, lasciando la stanza nell'oscurità più totale. Subito sentii i mormori delle altre persone sedute lì, chi si lamentava o chi sussultava per l'improvviso black out. Anche se le finestre erano ampie e da esse filtrava molta luce, il paesaggio in quel momento non aiutava per niente; stentavo a vedere più in là del mio naso. Rabbrividii un po' all'inizio, spaventato; poi mi dissi che in fondo era soltanto un periodo, e che la luce prima o poi sarebbe tornata. Anche se quella situazione era un po' scomoda... COFF!! Ma che diavolo...?!- strepitò Zalya, e subito sentii il rumore di una sedia che veniva spostata. Dalla sua reazione dalla sua voce alterata, dedussi che aveva paura; quindi mi alzai anche io, cercandola a tentoni nel buio, finchè non sfiorai qualcosa; la schiena di Zalya. La sentii poi rabbrividire e cominciare a tremare, per poi toccarsi il punto dove l'avevo sfiorata. -IIIIIIIIHHHH!!! AIUTO!!- urlò subito dopo. Mi avvicinai ancora un po', prendendola per le spalle e abbracciandola; poi misi la mia testa sulla sua, cercando intanto di calmarla con alcune pacche delicate sulla schiena. - Shh... Va tutto bene... - dissi, accarezzandole la testa. - Hai... Hai paura del buio? - le chiesi dopo, divertito da quelle sue reazioni. Le sollevai la testa con la mano, fissandola negli occhi e sorridendo. Menomale che il buio nascondeva i nostri visi, o avrebbe scoperto che stavo arrossendo come uno scemo. Di nuovo. - Cerco qualche candela, almeno riscaldiamo un po' l'ambiente... Tu aspetta qui. - dissi poi, staccandomi dall'abbraccio e continuando ad andare a tentoni per la stanza, alla ricerca di qualche candela; mi sembrava di averne viste qualcune, in un cassetto... Lo stesso cassetto contro cui andai a sbattere subito dopo. Trattenni un gemito di dolore, tenendomi il fianco, la parte dove avevo colpito; poi però aprii di più lo sportello, rovistando all'interno. Trovai quella che sembrava una scatola di fiammiferi e alcune candele circolari, piccole. Estrassi un fiammifero dalla scatola, facendolo passare più volte sul coperchio, finchè non generai una fiamma. Sorrisi felice, accendendo così anche la miccia della candela. Presi le restanti e tornai al tavolo, cercando di ricordare il percorso che avevo fatto; quel buio non aiutava, e l'area che la candela illuminava era davvero ristretta. Quando vidi due occhi smeraldini rilucere alla luminosità della fiamma, capii di essere arrivato. Sorrisi a Zalya, posando la candela sul tavolo e cercando di accenderne un'altra. - Ecco fatto! - dissi, quando ebbi finito. - Spero di non averti fatto aspettare troppo... -.

     
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  8. Zalya
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    Zalya Levanda
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    Ruolata
    Temevo che a toccarmi la schiena fosse stato un fantasma. Ero completamente terrorizzata. Poco dopo però mi sentii afferrata per le spalle e... abbracciata. Qualcuno mi stava abbracciando? Chi diavolo era?! Sentii anche una testa poggiata sulla mia e delle leggere pacche sulla schiena. - Shh... Va tutto bene... - mi disse Mharf con voce tranquilla e accarezzandomi la testa, era stato lui ad abbracciarmi - Hai... Hai paura del buio? - In quel momento ero talmente imbarazzata che non riuscii nemmeno a rispondergli. Prima d'ora non ero mai stata abbracciata da un ragazzo e sentivo le guance in fiamme e il cuore minacciava di scoppiarmi. In quel momento avrei voluto lasciarmi andare, lasciar perdere la promessa che mi ero fatta di tenermi tutti lontani e di ricambiare l'abbraccio, ma la ragione prese il sopravvento e me ne restai ferma e immobile. Avrei voluto anche tentare di staccarlo ma... il mio lato ragionevole non era abbastanza forte. Non con lui, almeno. Lo conoscevo da così poco eppure stava riuscendo a sciogliere il mio cuore di ghiaccio. Sentii sollevarmi la testa da una sua mano e mi fissò negli occhi sorridendo. Diventai ancora più rossa, quasi praticamente impossibile dato che quando mi aveva abbracciata diventai paonazza. In vita mia non avevo mai visto un ragazzo così... dolce. Stavo quasi per perdermi in quegli occhi azzurri così belli ma la mia ragione mi spinse di nuovo a controllarmi. Che diamine mi stava succedendo? Non era proprio da me lasciarmi abbindolare così ma stranamente Mharf riusciva a farmi dimenticare il passato, anche se per poco. Che razza di stregoneria era mai quella? - Cerco qualche candela, almeno riscaldiamo un po' l'ambiente... Tu aspetta qui. - Non riuscendo a proferir parola annuii e restai ferma ad aspettare che tornasse. In quel lasso di tempo riuscii a calmarmi, riuscendo di nuovo a ragionare lucidamente. "Candele? Ma io ho il potere del fuoco, non è meglio? E vabbè, ormai è andato..." Mi misi una mano dalla parte del cuore, temevo che se avessi continuato a incontrare Mharf per l'accademia mi sarebbe successo l'inevitabile. Ma se era cugino di Anhylia sicuramente prima o poi si sarebbero dovuti incontrare e sicuramente sia lui che il fratello sarebbero diventati inevitabilmente nostri amici e di conseguenza li avremmo visti spesso. Dovevo porre rimedio a tutto ciò. Dovevo riuscire a tutti i costi a non cedere più così tanto alle emozioni. Ed ero anche convinta di riuscirci. Finchè non tornò, posando la candela sul tavolo cercando di accenderne una seconda dicendomi che sperava di non avermi fatta aspettare troppo. Rimasi un secondo a pensare a cosa dirgli, guardando altrove. -Guarda che non servivano le candele...- Formai una piccola palla di fuoco, mettendola a fluttuare sopra le candele, emettendo una grande luce, così grande da riuscire a vedere nella penombra della stanza. Sentii le poche persone tirare sospiri di sollievo riuscendo a vedere un po' meglio. Arrossii di nuovo. Mi ero dimenticata che c'era tutta quella gente. Anche se dubitavo che qualcuno ci avesse visti abbracciati col buio che c'era prima. Credevo fosse giunto il momento di dileguarsi. -Beh... abbiamo parlato di Anhylia come dovevamo e abbiamo appurato che è sicuramente tua cugina... Direi che è ora che io vada...- Dissi afferrando la mia cartella, cominciando ad allontanarmi dal tavolo. -Ciao.-



    Edited by Zalya - 5/2/2014, 16:52
     
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    Ruolata
    Mentre accendevo le candele, notai che Zalya era arrossita molto. Era forse a causa del mio comportamento? A pensarci, nemmeno io sapevo perchè l'avevo fatto. Forse in realtà ero io quello bisognoso di essere rassicurato... E sempre un bisogno personale mi spingeva a prendermi cura degli altri. Ero ancora alle prese con quel fiammifero, ma non voleva saperne di accendersi; avevo ormai provato addirittura a strusciarlo contro i miei vestiti, ma neanche una piccola fiammella apparve sulla sommità del bastoncino. Lo buttai via, rassegnato, ma proprio in quel momento ci pensò Zalya a migliorare la situazione; le bastò semplicemente evocare una piccola sfera infuocata, così da riscaldarci tutti. -Guarda che non servivano le candele...- disse, mentre la posizionava in alto, in modo che anche le altre persone presenti potessero tornare a vedere. Sorrisi riconoscente alla ragazza, mentre lei intanto arrossiva, colorando le sue guance di quel delicato rossore, che la rendeva ancora più bella. Abbassai lo sguardo, imbarazzato, mentre cominciavo a spezzare i gambi dei fiammiferi dall'agitazione. Non seppi quanto tempo rimasi così; sperai che quel momento non finisse mai, che nessuno di noi volesse mai lasciare quella stanza. E invece ciò che temevo successe; poco dopo, Zalya disse che ormai avevamo finito di discutere, e che se ne doveva andare. La guardai come un bambino guarda una caramella che gli viene sottratta, mentre sentivo un vuoto crescere nel mio petto; ma non feci niente per fermarla. Borbottai un "ciao" quando lei mi salutò, ma non alzai neanche gli occhi su di lei; cominciavo già a chiedermi quando l'avrei rivista, o se mai avessi potuto avere l'occasione di incontrarla. Rimasi a fissare la palla di fuoco sospesa sopra la mia testa, quasi eterea, finchè anch'ella non si spense, non appena Zalya fu abbastanza lontana. Rimasto al buio un'altra volta, solo, avvertii un profondo senso di malinconia. Mi strinsi le braccia attorno al corpo, come per scaldarmi; poi però, feci una cosa di cui mi sarei sicuramente pentito, dopo. Lasciai la stanza, senza neanche prendere la mia borsa; cominciai a correre per i corridoi, osservandomi attorno, cercando una traccia di lei. Finchè non la vidi; stava ancora camminando sicuramente verso il suo dormitorio, e alla sola vista il mio cuore cominciò ad accelerare paurosamente. E sapevo che non era per l'affanno della corsa... Ricominciai a correre, finchè non fui vicino a lei; poi le presi la mano, tirandola delicatamente e facendola voltare verso di me. Eravamo nuovamente vicinissimi, così tanto che potevo sentire addirittura il suo respiro su di me. O forse ero io che mi immaginavo tutto... Il profumo della camelia mi inondò le narici, e ancora una volta arrossii per quella delicata fragranza, e anche a causa della persona che mi stava davanti. Sapevo che in quel momento sarei risultato parecchio strano agli occhi della ragazza, avendola seguita soltanto per sentirla nuovamente vicino a me; ma in quel momento non m'importava. Le diedi un bacio sul naso, per poi lasciarl andare e allontanarmi. Le sorrisi un'ultima volta, inchinandomi e sorridendole, come avevo fatto la prima volta che ci eravamo visti. - Ci... Ci vediamo domani alla Mensa? - chiesi soltanto, per poi scuotere la testa e cominciare a ridere di me stesso. - Scusa... La cioccolata deve avermi dato alla testa... - dissi amaramente, troppo imbarazzato per guardarla negli occhi. - Arrivederci. - dissi soltanto, per poi sorriderle un'altra volta e voltarmi, tornando alla Sala Cafè per recuperare la mia borsa,

     
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    Ruolata mooolto lunga, elogio, e scritta bene ;)
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