~Capitolo Secondo - Il primo giorno: nuova vita all'Aninthea Academy

Scritto da Selëne

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  1. Selëne
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    Dopo il piccolo incidente di Anhylia, le tre amiche si diressero, come stabilito, verso i propri dormitori per sistemarsi nelle loro stanze. Di lì a poco sarebbero iniziate le prime lezioni e agli studenti rimaneva solo mezz’ora per organizzarsi. Così le tre uscirono dall’edificio principale, dove erano situate le classi, la presidenza, la segreteria e la biblioteca, e si diressero verso l’ala dei dormitori. Le ragazze occupavano l’ala ovest, mentre i ragazzi l’ala est e a sperarli c’era un immenso giardino in cui spuntavano come stelle una marea di fiori, alcuni mai visti prima, forse ibridi creati con la magia, e altri già conosciuti, al cui centro si ergeva una larga fontana da cui zampillava ininterrottamente un’acqua limpida e trasparente.
    Le ragazze non vedevano tanta bellezza da secoli, abituate al tugurio in cui avevano vissuto per anni. Selene, poi, si sentì come assalita da una tremenda nostalgia; tutto ciò le ricordava il giardino di Villa Menulis, dove era cresciuta e aveva giocato con i suoi fratelli. In un lampo le terribili vicende di quel giorno di Novembre, in cui perse in un breve istante tutta la sua famiglia, tornarono a galla.

    -Tutto bene?-
    Disse Anhylia rompendo quel flusso di pensieri che aveva oscurato il volto della giovane.
    La ragazza dai capelli argentei ripose con un cenno del capo e un flebile sorriso per poi tornare a seguire le sue amiche. Dopo pochi minuti arrivarono all’ingresso principale del dormitorio e si misero in coda ad aspettare pazientemente di essere registrate.

    -Cavoli ce n’è di gente che si è iscritta qui….-
    Sbottò Zalya vedendo tutte quelle ragazze prima di lei.

    -Spero almeno che la registrazione sia veloce, qui fa un freddo bestiale-
    Aggiunse poi sfregandosi le mani per riscaldarsi un po’.
    Non aveva tutti i torti, era Ottobre inoltrato e ormai quello che pareva un paesaggio autunnale, cominciava ad avere temperature gelide tipicamente invernali.
    Dopo qualche minuto di attesa alla fine le tre riuscirono ad entrare, la prima di loro, Zalya si avvicinò alla reception scrutando incuriosita la vecchietta che con fatica cercava il suo nome in un vecchio registro.

    -Uhm..Zalya Levanda?-
    Chiese ad un certo punto con voce stridula la vecchietta.

    -Si, madame-
    Rispose tranquillamente lei che trovava sempre più buffa quella strana vecchietta.

    -Voi fate parte dell’ordine della magia, quindi dovete recarvi nella Sala Ametista, al secondo piano. La vostra stanza è il numero 235-
    Aggiunse poi la vecchietta porgendo, con la mano tremante, la chiave alla ragazza.
    Zalya fece un mezzo sorriso e prese la chiave per poi allontanarsi di qualche metro, aspettando che anche le sue amiche prendessero le proprie chiavi.
    Fu quindi il turno di Selene che, un po’ timidamente, si avvicinò alla reception.
    Non si capiva bene se quella vecchietta potesse vedere o meno, tanto erano serrati i suoi piccoli occhi rugosi, fatto sta che dopo pochi secondi, affermò:

    -Selene Menulis!-
    -Si, madame, è il mio nome-
    Rispose Selene un po’ spaventata. Con una specie di grugnito, la vecchietta smistò Selene nella stessa sala di Zalya e le diede la chiave numero 231.
    Al che, Selene si congedò con un cenno del capo e raggiunse Zalya.
    Toccò infine ad Anhylia che per tutto il tempo era rimasta in disparte ad osservare gli interni dell’edificio. Erano tutti altamente curati e lavorati a mano. Il materiale che spiccava di più era sicuramente il legno, levigato e scolpito dai migliori artigiani con scene mitologiche e fantastiche, ma non passava inosservato il marmo pregiato delle scale e l’ardesia del pavimento.

    -Bambina, potresti farti avanti per cortesia?- stridulò ad un certo punto la vecchietta facendo sobbalzare Anhylia che, come al solito, si era persa nei suoi pensieri.

    -Si, madame, mi scusi-
    Rispose la ragazza, cercando di ignorare le risatine poco simpatiche di alcune studentesse dietro di lei e facendosi avanti.
    La vecchietta scrutò nuovamente il registro fino a trovare il nome Anhylia Nogare.

    -Signorina Nogare, lei fa parte dell’ordine della spada, pertanto dovrete recarvi nella Sala Rubino, al primo piano-
    A quelle parole, la ragazza rabbrividì. Questo significava che doveva rimanere separata dalle sue amiche e se c’era una cosa che odiava era sicuramente quello di ritrovarsi da sola in un posto sconosciuto.

    -Madame, non è che c’è un posto libero nella Sala Ametista?-
    Chiese tutto d’un tratto, presa dal panico.
    La vecchietta per poco non rischiò un infarto sentendo quelle parole. Dopo una sottospecie di singhiozzo, che forse era il suo modo di disapprovare qualcosa, sbottò:

    -Inammissibile! Magia e Spada sono due cose completamente diverse, pertanto nessuna spadaccina troverà mai un posto nella Sala Ametista, ragazzina! Ahh i giovani d’oggi, che sfrontati!-
    Anhylia non aggiunse altro e si diresse a capo chino verso le sue amiche che la guardavano preoccupate. Intanto dietro di lei un brusio di voci cominciò a spezzare il tranquillo silenzio di poco prima.
    -Ma che razza di domande!-
    -Che ragazzina viziata!-
    -I suoi genitori non le hanno detto come ci si comporta?-
    Questi erano alcuni dei tanti commenti delle loro compagne di scuola. Anhylia cercò di trattenere le lacrime stringendosi a Selene, mentre Zalya cominciava ad avere istinti omicidi.

    -Ehi, carine!-
    Sbottò infine, serrando i pugni per trattenersi dal saltar loro addosso.

    -Non c’è bisogno di fare tutto sto baccano per una semplice domanda, non tutte qui sono figlie di paparino come voi, chiaro!?-
    I suoi occhi verde smeraldo ardevano di rabbia, se c’era una cosa che Zalya non sopportava era vedere trattate male una delle sue migliori amiche. Essendo la più grande delle tre, nel corso degli anni era diventata come una sorella maggiore, assai protettiva verso le sue piccole sorelline. E se qualcuno osava toccargliele, passava dei brutti momenti.
    -Tranquilla Anh, non ci pensare, loro non possono capire-
    Cercava di calmarla intanto Selene

    -Troveremo una soluzione, non temere, prometto che verremo sempre a trovarti e darti noia tanto che poi vorrai cacciarci fuori a pedate-
    Aggiunse con un dolce sorriso e poco dopo si unì anche Zalya.

    -E poi è una tua specialità trovare passaggi segreti di ogni sorta, no? Né Madame Grugnito né quelle arpie ci impediranno di stare insieme-
    Anhylia sembrò rasserenarsi grazie alle parole delle sue amiche e l'idea di andare nella sua stanza la terrorizzò un po’ meno.
    così le ragazze alla fine si separarono, Selene e Zalya si diressero verso le scale per poter accedere alla loro Sala, mentre Anhylia si diresse nel corridoio di fronte con il groppo in gola.

    La Sala Rubino prendeva il suo nome dalla pietra preziosa color rosso sangue per richiamare alla mente quanto una spada possa essere pericolosa e quali ferite è in grado di causare. Pertanto anche gli interni avevano toni duri e colori scuri, di tipo prevalentemente medievale.
    Ma Anhylia non si fermò a scrutarlo come suo solito, camminava a sguardo basso verso la sua stanza;meno visi scorgeva, meno si sentiva soffocare dall'ansia e l'episodio di poco prima le aveva ricordato che quell'Accademia era una scuola prestigiosa dove erano rari studenti come lei e le sue amiche che avevano vinto una borsa di studio grazie alle loro capacità. Per la maggior parte degli studenti erano stati i soldi delle loro famiglie a permetterne l'ingresso, per questo non era difficile trovare persone con la puzza sotto al naso che stavano bene alla larga dalle "straccione" come Anhylia.

    -Eccoci, finalmente-
    Sospirò, infine, non appena sii ritrovò davanti la porta della stanza 125.
    Prese delicatamente le chiavi e con mano decisa la inserì nella fessura. Da un lato non vedeva l'ora di vedere la sua camera dall'altro voleva solo isolarsi il prima possibile e aspettare l'arrivo delle sue amiche.
    Appena aprì la porta un forte odore d'aria viziata e di legno ammuffito la pervase. Era chiaro che la stanza era molto vecchia e non era stata aperta per tutta l'estate. Nonostante ciò ad Anhylia piacque subito, specie per il suo arredamento dove tutto era di pietra pomice, anche un delizioso caminetto a sinistra dell'entrata. Il letto era di legno di quercia ed il materasso, all'apparenza morbido, aveva una coperta rosso fuoco e un plaid bordeaux piegato sopra il cuscino, in caso servisse per il troppo freddo.
    Dopo una breve occhiata fuori dalla finestra, aperta per far entrare l'aria, Anhylia iniziò a disfare il piccolo bagaglio che aveva con sé, cominciando così ad abituarsi alla sua nuova "casa".

    Intanto Selene e Zalya erano riuscite a trovare le loro stanze in fondo al corridoio che, con loro grande piacere, erano l'una di fronte all'altra.
    La Sala Ametista era molto diversa da quella Rubino, prendeva nome dalla pietra preziosa color viola chiaro per richiamare il colore dell'Etere, l'essenza di tutte le cose, da cui ogni tipo magia attingeva il proprio potere. Anche gli interni erano molto diversi da quelli medievali della Sala Rubino, qui prevaleva uno stile molto più raffinato che richiamava gli antichi templi pagani, primi luoghi in assoluto in cui venne praticata la magia. Selene ne rimase subito abbagliata, mentre Zalya non ci diede molto peso, voleva solo posare il bagaglio e stendersi un pò sul letto prima di iniziare la lezione.

    -Bene allora tra dieci minuti ti vengo a bussare alla porta così, passiamo a prendere Anh e andiamo a lezione-
    Disse Selene sul ciglio della porta della sua stanza per mettersi d'accordo con Zalya.

    -Va bene, cercherò di non addormentarmi allora-
    Rispose l'amica in tono scherzoso prima di congedarsi e chiudersi nella propria.
    Esattamente come poco prima per il corridoio della Sala, appena fu entrata, Zalya puntò dritta al letto, gettando il bagaglio su una sedia e senza soffermarsi troppo sugli arredi; non era importante adesso, ci avrebbe pensato dopo, ora una leggera pennichella era ciò di cui aveva più bisogno.

    Intanto Selene aveva già iniziato a sistemare le proprie cose; la sua armatura, il suo tomo preferito sull'Etere Lunare, il ciondolo con la foto di famiglia, i suoi pochi gioielli rimasti, la sua spazzola e trucchi preferiti (per quelle poche volte che aveva voglia di usarli). Tutte cose che trovarono posto nel suo armadio e in alcuni cassetti del comodino vicino al letto. Si sedette quindi sul letto ad esaminare meglio l'arredamento; ovviamente era il colore viola a predominare e la maggior parte dei mobili erano di legno di pino e infatti si poteva quasi percepirne l'odore. Anche qui non mancava un piccolo caminetto vicino all'unica finestra della stanza che subito attirò l'attenzione di Selene. Si alzò infatti dal letto con grazia e si diresse ad osservarlo meglio. Era di marmo bianco, accuratamente decorato con uno stile vagamente dorico, che ancora una volta richiamava il mondo antico, e Selene lo trovò incredibilmente bello tanto che decise di porvi, sopra il cornicione, il suo adorato ciondolo.

    -Ecco qua, ho trovato pure un bel posticino per voi-
    Sussurrò in un sorriso malinconico mentre posava l'oggetto ed osservandone la foto custodita al suo interno. Il suo sguardo si soffermò poi sul piccolo Endymion, il suo adorato fratello minore, con cui tra tutti aveva legato sicuramente di più. Si perché Selene amava da sempre luoghi calmi e tranquilli dove poter leggere, studiare e rilassarsi in pace, e in una famiglia di 5 fratelli l'unico posto era la sua stanza che condivideva con il fratellino di 5 anni. E il piccolo Endymion amava farsi leggere storie dalla sorella più grande, così ben presto il legame tra i due si consolidò e divennero inseparabili. Questo finché quel triste giorno di Novembre non spazzò la sua famiglia, insieme a molte altre del suo villaggio. Se non fosse stato per Zalya e Anhylia, molto probabilmente Selene non sarebbe sopravvissuta a tutto questo.

    Avrebbe continuato a deprimersi ancora un po’ su quei pensieri se un rumore di spade non avesse rotto il silenzio improvvisamente. Selene fu riportata bruscamente alla realtà da quel tintinnio violento, così decise di avvicinarsi alla finestra per controllare l'origine del suono. Dalla sua stanza era possibile scorgere un campo di allenamento che la separava dal dormitorio maschile e in quel preciso momento due ragazzi stavano esercitandosi con l'uso della spada proprio lì.
    Selene posò lo sguardo su uno in particolare che anche da così lontano sembrava molto concentrato in quello che faceva. Aveva i capelli blu come l'oceano, che venivano scompigliati dal vento ad ogni movimento da lui compiuto, le braccia che impugnavano l'arma erano forti e sicure e anche i suoi spostamenti erano composti e ben studiati, come se sin da quando era nato non avesse fatto altro che combattere.
    Selene era ammaliata, forse per la sua sicurezza e determinazione o forse perché non aveva mai visto una tecnica tanto perfetta (forse anche perché il ragazzo aveva deciso di allenarsi a torso nudo), tant'è che non gli staccò mai gli occhi di dosso. Questo finché, sentitosi osservato o sentendo qualche rumore o semplicemente per caso, il ragazzo non rivolse lo sguardo proprio in direzione della finestra di Selene, la quale sussultò all'istante e chiuse le tende senza avere nemmeno il tempo di espirare.

    Si sentiva in fiamme, il cuore non smetteva di battere all'impazzata e se avesse avuto la briga di specchiarsi avrebbe notato che era paonazza. Rimase dietro la tenda per qualche istante ad osservare il pavimento senza sapere che fare, che dire e manco che pensare. A farla "svegliare" furono le campane che iniziarono a suonare per annunciare il cominciare delle lezioni.

    -Oh santo cielo!-
    Urlò precipitandosi di corsa fuori dalla stanza. Non ci fu nemmeno bisogno di bussare alla porta di Zalya, perché nello stesso istante la ragazza uscì dalla sua stanza stiracchiandosi e strofinandosi un occhio, segno che si era appena svegliata.

    -Ma non avevi detto che mi bussavi?-
    Disse poi in un mezzo sbadiglio. Selene alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

    -Ho avuto un..contrattempo. Te lo racconto dopo, ora dobbiamo andare da Anh che siamo già in ritardo!-
    Prese per mano l'amica che continuava a sbadigliare e la trascinò giù verso l'atrio.
    Ad aspettarle davanti le scale c'era già Anhylia.

    -Ma dove eravate finite!? Le campane sono già suonate!-
    Sbottò la fanciulla dai capelli azzurrini, quasi in preda al panico.
    Zalya alzò le spalle e guardò Selene.

    -A quanto pare la nostra Sel ha avuto una “disavventura” nella sua stanza. Spero non con qualche insetto strano, altrimenti darò fuoco alla mia stanza per disinfestarla-
    Selene fece un mezzo sorriso, ma non aggiunse altro. Forse un insetto sarebbe stato meglio, ora aveva il terrore di rincontrare quel ragazzo per i corridoi, o peggio di ritrovarselo in classe.
    "Magari non mi riconosce"
    "Ero troppo lontana perché potesse vedermi in faccia"
    "Non è detto che guardasse dalla mia parte"
    "Ma se fosse...penserebbe che sono una maniaca!"
    Se non fosse stato per Anhylia che trascinò di peso lei e Zalya verso la scuola, Selene avrebbe passato un'altra mezz'ora buona a tormentarsi con simili pensieri.
    Arrivarono finalmente all'atrio della scuola dove c'erano ancora ragazzi e ragazze che correvano freneticamente per cercare e raggiungere le rispettive classi. A loro si unirono subito le tre amiche.

    -Presto dobbiamo sbrigarci!- esclamò Anhylia
    -Dobbiamo recarci subito in Aula Magna prima che arrivi il preside o siamo fritte!-
    Di lì a poco infatti si sarebbe tenuto il discorso di Benvenuto da parte della Preside e dei docenti che non erano impegnati a far lezione.
    Le tre ragazze cercarono disperatamente l’Aula Magna sperando di non arrivare troppo tardi finché alla fine non sentirono rimbombare un applauso in lontananza. Si lasciarono condurre da quel suono fino ad un enorme salone al primo piano e senza alcun dubbio, furono certe di trovarsi finalmente nel posto giusto.
    Selene e Anhylia si fermarono di colpo ad osservare l’immenso soffitto, affrescato di scene mitologiche e folkloristiche, da qui scendeva un maestoso e imponente lampadario di cristalli.

    -Psst!- sussurrò ad un certo punto Zalya che era andata avanti a cercare posto – Di qua! Presto!-
    Le due ragazze raggiunsero quatte quatte l’amica cercando di non farsi notare troppo e alla fine si sistemarono finalmente nei loro posti.
    Appena Selene si fu seduta nel suo posto e si rese conto che il pericolo era ormai passato tirò un bel sospiro di sollievo che fece sogghignare il suo vicino di posto.

    -In ritardo già il primo giorno?- disse poi con tono divertito.
    -Già, beh non è colpa mia se certi studenti hanno l’abitudine di allenarsi mezzi nudi in questa scuola..- rispose Selene senza, però, guardare in faccia lo sconosciuto e cercando, invece, allungando il collo, di vedere meglio il palco su cui sarebbe apparso di lì a poco la preside.
    -…insomma alla fine è logico che si perda la cognizione del tempo…-

    Il ragazzo non rispose, ma scoppiò a ridere.
    “Almeno c'è qualcuno che trova divertente la cosa” pensò subito Selene sentendo la voce forte e greve del suo vicino. Così, finalmente, si volse verso di lui, curiosa di che aspetto avesse, e subito le si gelò il sangue. Era lui. Era il ragazzo del campo sotto la sua finestra.
    -Oddio…- riuscì solo a sussurrare in una specie di guaito, mentre lo fissava con occhi spalancati e viso paonazzo.

    -Perdonami, non avevo intenzione di farti arrivare in ritardo- aggiunse poi, non riuscendo a trattenere comunque qualche risatina.
    Selene distolse lo sguardo e fissò il pavimento imbarazzatissima.

    -Comunque piacere, il mio nome è Chrono- disse una volta placato il riso e porgendole la mano.
    Selene se ne accorse solo perché vide la sua mano sbucare sotto il suo naso.
    Senza dire nulla la strinse e guardò di sfuggita Chrono.

    -Selene, piacere….- disse poi in un sussurro quasi impercettibile.

    -Oh accidenti..ti ho messa a disagio. Guarda che non ridevo di te, ma della scena in generale..-
    Chrono cercava di sbloccare la situazione, senza successo.
    Selene continuava a guardare altrove e cercava di ignorarlo in tutti i modi. Voleva dimenticarsi di lui, di quel momento imbarazzante, di quella visione nel campo, di tutto. Ma ora era intrappolata lì, con il cuore che batteva a mille e non poteva fare nulla per fuggire.
    Non si accorse nemmeno dell’arrivo della Preside Azalea, una donna che di per sé non passa inosservata, vista la sua statura e la sua presenza carismatica, e non stette nemmeno a sentirla, faceva finta di guardarla con attenzione, ma in realtà non vedeva l’ora che questa tortura finisse al più presto.
    Chrono dal canto suo non disse più una parola. Ogni tanto guardava di sghimbescio la ragazza dai capelli argentei, ma nulla più. Cominciava a sentirsi in imbarazzo pure lui.

    Dopo qualche oretta la preside lasciò l’Aula e gli studenti furono liberi di andare.
    Selene a quel punto fuggì alla velocità della luce, lasciando dietro anche le sue due amiche che la guardarono stranite.
    “D’altronde che ti aspettavi, Selene” si diceva tra sé e sé mentre scappava a gran passi dall’Aula “sei cresciuta in un convento, è ovvio che tu sia un imbranata totale nel socializzare con i ragazzi”.
    E sconsolata da questa amara verità, si diresse lungo il corridoio nascondendosi poi in un angolo per aspettare le sue amiche.

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