Stanza 110, Ahrën Wolfrun

Dormitorio Femminile

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    she/her

    Group
    Preside~
    Posts
    709
    Popolarità
    +68
    Location
    Le Terre Proibite

    Status
    Offline



    Ahrën Wolfrun
    Classe: Arciere Oscuro Razza: Angelo Numero Stanza: 110 Fama: 0

    Ruolata
    Aprii le finestre della mia stanza, in modo da lasciar circolare l'aria in quella camera così ampia e estranea, per me. Lo sforzo che feci per aprire le imposte mi ricordò che le mie ferite non erano guarite del tutto: il taglio al fianco tornò a farsi sentire, e dovetti trattenere un gemito di dolore. Infatti, da quando ero arrivata all'Aninthea Academy, ero stata costretta a una settimana di riposo forzato; e la prima notte avevo addirittura dovuto passarla in infermeria. E tutto a causa di una pianta velenosa che avevo sfiorato per sbaglio, inciampando mentre attraversavo il territorio in cui era situato il Santuario Enelia, ormai quasi un mee prima. Per quello, avevo dovuto cercare di cacciare un Nillekma, un grosso cinghiale le cui corna guarivano qualsiasi tipo di veleno: solo che, a causa della mia debolezza, avevo riportato ferite piuttosto gravi, che erano peggiorate nel tempo mentre continuavo a dirigermi verso l'Accademia. Avevo preso soltanto una notte di riposo: e per fortuna, perchè un altro giorno di marcia, a detta delle infermiere, mi avrebbe portata a morte certa. - Se muoio adesso, non vendicherò mai la mia famiglia... - pensai, con amarezza, mentre mi preparavo e infilavo l'uniforme dell'Accademia, che avevo avuto la briga di sistemare la sera prima. Era la prima volta che me la mettevo: anche se ormai ero più che in forma, mi ero presa qualche altra settimana per ambientarmi. Sentivo di non essere ancora pronta a relazionarmi con gli altri: già era stato difficile scambiare due parole con la vecchina all'ingresso, per farmi dare la chiave della mia stanza, figurarsi addirittura tornare a parlare con le persone e instaurare rapporti con esse. Però, non faceva parte anche quello della mia crescita personale? Non dovevo soltanto limitarmi a migliorare le mie capacità in battaglia per diventare più forte, ma anche imparare ad avere contatti con gli altri, dato che ormai lo spirito di squadra era sempre più richiesto nelle missioni. Ma sarei riuscita a non diventare un peso per gli altri? Quando ero una bambina, non avevo imparato a destreggiarmi, nè con la scherma nè con le magie: l'unica cosa di cui mi vantavo era la mia abilità con l'arco; che forse era anche più adatto a me. Se solo avessi potuto volare nuovamente... Ma lo stato delle mie ali non me lo permettevano. Nessuno poteva vederle, se non quando decidevo di liberare i poteri su cui avevo pieno controllo da Aren, l'anello che fungeva da sigillo: quella era una cosa che potevo fare... Ma quando la pietra si fosse decisa ad aiutarmi in battaglia, non lo potevo dire. Mi aveva salvato una volta sola: forse non l'avrebbe neanche fatto più.
    Finii di annodare la cravatta, per poi acconciarmi i capelli in due code e guardarmi allo specchio della mia stanza: l'uniforme era nuova di pacco, e la sera prima mi ero fatta un bel bagno caldo, nello stanzino collegato alla mia camera. Forse sarei addirittura potuta passare per un umano, senza quelle ali che mi ricoprivano la schiena. Lisciai le pieghe della gonna: l'uniforme era un po' troppo grande per me, ma non mi potevo lamentare; ero arrivata in un periodo in cui l'attività all'Accademia era aumentata di colpo, e mi ero dovuta accontentare di quel che restava. Nonostante tutto, quell'uniforme era davvero elaborata: la camicia bianca terminava sopra la gonna nera rifinita di tulle rosa pallido, spaccandosi in tre, mentre la giacca marroncina, indossata sopra la camicia, arrivava fino sotto il seno e si stringeva sugli avambracci: un fiocco di decorazione teneva insieme la giacca e la maniche nere che partivano dalla fine di quelle della giacca, e sulla cravatta viola ametista era ricamato il simbolo dell'Accademia. Sospirai, gettando un'occhiata al mio arco: era ancora presto dopotutto, e forse, prima delle lezioni, sarei riuscita a esercitarmi un po'... Se non fosse stato per il fatto che non conoscevo minimamente l'Accademia: sapevo a malapena i miei orari di lezione, e prima di poter pensare ai fatti miei, dovevo almeno esplorare un po' il posto in cui avevo deciso di vivere. Anche se avevo paura di uscire da quella stanza: avevo paura delle persone, di ciò che mi aspettava. Avevo paura di incontrare di nuovo dei demoni: quelle creature avevano sterminato il mio villaggio, e anche se un tempo pensavo che potessero rivelarsi esseri cordiali, quella speranza si era eclissata dinanzi alla brutalità con cui gli esseri facevano a pezzi la mia vita. - Forse ne esiste qualcuno buono... - avevo provato a ripetermi, dopo la tragedia, ma nonostante in quegli anni fossi riuscita a gestire il mio timore, ancora non riuscivo a non provare inquietudine ogni qualvolta mi capitasse anche solo di vedere di sfuggita un demone: eppure, dovevo combattere quella paura, se volevo dare un riposo senza conflitti alle mie sorelle e ai miei genitori. Ma era veramente quello che cercavo? La vendetta? Forse volevo soltanto liberarmi del senso di colpa... Dato che ero l'unica sopravvissuta. Riuscivo ancora a sentirli gridare il mio nome: e quando calavano le tenebre, insieme alle grida di dolore si aggiungevano anche i ricordi, di come la mia famiglia mi avesse amato, e allora non riuscivo a non impedirmi di piangere. Ma ormai era tutto andato: non potevo portare indietro il passato... E forse era giusto così: se fossi riuscita a dimenticare, avrei potuto ricominciare a vivere senza pensieri, in modo da non farmi più affliggere dal dolore... Ma soffocare sentimenti e emozioni non era facile, per niente: molto spesso li celavo dietro la maschera che mi ero costruita con il tempo, e forse solo la malinconia dei miei passi di danza lasciavano intuire qualcosa. - Non è il momento di pensarci... Devo trovare l'Aula del professor. Blau, dato che qui dice che il Tiro con l'arco è la prima lezione di oggi... - pensai, leggendo l'orario delle lezioni settimanali che avevo trovato nella lettera della preside Azalea, arrivatami quasi tre settimane prima. Sembrava ne spedisse una a alunno. Mi feci coraggio e, cercando di ignorare la mia paura, presi la mia borsa, contenente i libri di testo, e uscii dalla mia stanza, pronta a perdermi per gli immensi e maestosi corridoi dell'Aninthea Academy.

     
    Top
    .
0 replies since 18/5/2014, 16:05   14 views
  Share  
.