Tra un pasto e l'altro...

Ahrën Wolfrun & Hikaru Nakasawa

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    Ahrën Wolfrun
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    Era passata una settimana da quando avevo cominciato a frequentare le lezioni: dopo i primi due giorni, tutto aveva cominciato ad andare per il meglio, e ormai la routine quotidiana stava avendo la meglio sull'angoscia iniziale. Ogni giorno era la stessa solfa: lezione tutta la mattina, pausa pranzo che durava due orette e poco più, e poi la campana di inizo lezioni annunciava un'altra manciata di ore, solitamente fino alle cinque del pomeriggio, passate a studiare nelle aule dell'Accademia. Non potevo certo dire che le lezioni fossero noiose: in soli pochi giorni, avevo già avuto modo di imparare molte cose di cui non sospettavo minimanente l'esistenza, e avevo scoperto la mia affinità con un'altra materia, le cui lezioni aspettavo quasi con impazienza: Pozioni. Molti studenti non sopportavano quelle ore: la professora Pytonia, - la docente che insegnava Pozioni per l'appunto -, era decisamente troppo esigente e cinica; nonchè estremamente severa. Durante le sue lezioni non si sentiva neanche volare una mosca, e l'unico rumore era quello dei mestoli che mescolavano gli intrugli di un calderone, e talvolta, l'esplosione di qualche pozione o filtro non andato a buon fine. Però, a me, quelle lezioni piacevano molto: non potevo dire di eccellere, ma me la cavavo abbastanza bene a misurare le dosi e affettare erbe, grazie anche alle esperienze che avevo dovuto passare nel mio "viaggio errante"; senza le dovute conoscenze, infatti, sarei morta tempo addietro.
    Era tutto nuovo e strano per me: avevo avuto modo di ambientarmi, certo, ma ancora il senso di vuoto e angoscia che provavo non erano scomparsi del tutto. - Penso che ci dovrò fare l'abitudine... - pensai, mentre l'ultima ora mattutina finiva e iniziava finalmente la tanto agognata pausa pranzo, - probabilmente questa situazione è tipica dei nuovi arrivati, come me... -. Chiusi immediatamente il tomo di Mostrologia, prendendo la mia cartella e dirigendomi verso l'uscita della classe. E sarei addiritttura riuscita ad andarmene: se non fosse stato per il professor Wiernes, che mi fermò a gran voce. - Signorina Wolfrun, la prego di fermarsi un secondo. - disse, tirando fuori un foglio da una cartella poggiata sulla cattedra, il cui contenuto era accuratamente ordinato e ben tenuto. Mi avvicinai alla cattedra del professore, incuriosita... E spaventata. Quello era il mio compito: ed era pieno di fregi rossi e scancellature! Intuivo già che piega avrebbe preso il discorso... - I risultati del vostro compito di iniziazione non sono andati molto bene... Le consiglio di studiare di più, Wolfrun, perchè è già partita male quest'anno. Vedrò di farle recuperare il brutto esito con un'interrogazione, quindi si prepari adeguatamente. -. L'intuizione si era tramutata in realtà: sapevo benissimo di aver fallito quel compito, dato che per colpa dei troppi pensieri - e del troppo tempo passato in cortile, a esecitarmi con l'arco sugli alberi dell'Accademia -, non ero riuscita a memorizzare nemmeno una delle creature che popolavano Evesaje. Forse era anche a causa delle sembianze raccapriccianti che avevano quasi tutti quei mostri... Trattenni un sospiro, mentre l'amarezza invadeva il mio animo. - Capisco... Vedrò di rimediare al più presto. - dissi soltanto, accennando un timido sorriso e un mezzo inchino, per poi sfrecciare via dalla classe. Che vergogna! - Menomale che non c'era più nessuno... - mi ritrovai a pensare, mentre mi dirigevo alla Mensa. Altro che esercitazione: avrei dovuto concentrarmi di più da quel momento in poi, perchè se non rimediavo quel compito, avrei fatto bene anche ad andarmene dall'Accademia. - Uffa... Ci mancava anche questa... - pensai, mentre entravo nella vasta stanza della mensa e, ignorati i tavoli già gremiti di gente, mi dirigevo verso i vassoi e sceglievo quello che sarebbe stato il mio pasto: un piatto di riso e una coscia di Baku, che a quanto ricordavo era una capra con un occhio solo... O forse ne aveva di più?
    Un'altra disavventura coronò la perfetta giornata, che era iniziata bene ed era capitombolata successivamente: non c'erano più posti a sedere. - Bene, mi toccherà persino mangiare in piedi... - pensai, amareggiata, mentre mi dirigevo verso l'angolo che mi sembrava quello più nascosto della sala mensa. Fortuna volle che il mio sguardo cadde sulla schiena di un ragazzo dai capelli blu... Ma più precisamente, sul posto libero accanto a egli. Feci per dirigermi verso il ragazzo, quando una contastazione mi fece tremare: era un demone. Nonostante inizialmente mi fosse sembrato un normale umano, riuscivo a captare la sua aura demoniaca; fatto che mi lasciò spiazzata per più di un minuto. Cosa dovevo fare? Non potevo restare in quella situazione forse per sempre. Dovevo lasciarmi indietro il passato. Ma il solo incontro con un demone riaccendeva di nuovo in me l'angoscia provata anni e anni prima. - Basta. Non devo pensarci. Non posso fare di tutta l'erba un fascio. -. Scossi la testa, come a cercare di levarmi dalla testa pensieri non desiderati, per poi afferrare più saldamente il vassoio - a momenti mi scivolava, da quanto lo tenevo inclinato -, e dirigermi verso il posto libero accanto al demone. - Scusa, è libero qui? - chiesi, cercando di scrutare il volto del giovane e rivolgendogli un timido sorriso. Sfruttai l'occasione per osservarlo meglio. Non sembrava essere tanto più grande di me: i capelli blu, arruffati e in disordine, erano in netto contrasto con gli occhi rosso cremisi del demone.

     
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    Hikaru Nakasawa
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    I miei primi giorni in accademia erano passati tranquillamente, anche se le lezioni noiose e i compagni di classe rumorosi non erano per niente piacevoli. In quell'accademia però si riusciva in qualche modo a starsene per i fatti propri, quindi non era il caso di fare lo schizzinoso. Dopo lunghe ore di lezione finalmente era arrivata l'ora di mettersi qualcosa sotto i denti. Mi alzai dal mio posto a sedere e senza esser notato da nessuno, lasciai tranquillamente la classe, senza che qualche compagno di classe mi fermasse a parlare o altro. Essendo un demone ben pochi osavano rivolgermi la parola. E la cosa non mi dispiaceva, odiavo parlare con la gente. Arrivai alla mensa, affollatissima come sempre. I posti erano quasi esauriti, ma riuscii a trovare un tavolo completamente vuoto. Preso il cibo, mi sedetti lì, cominciando a pranzare. Dopo poco tempo sentii una voce, probabilmente rivolta a me - Scusa, è libero qui? - con la coda dell'occhio notai che era una ragazza dai capelli rossi, con un vassoio in mano. Aveva intenzione di pranzare proprio qui? Tuttavia, sembrava non ci fossero altri posti. Le buone maniere ancora non mi mancavano, perciò solo per quella volta avrei fatto un'eccezione, sperando che non avrebbe cominciato a parlare a vanvera. Mi limitai ad annuire con la testa, continuando a mangiare. "E io che speravo di starmene un po' tranquillo..." pensai tra me e me.

     
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    Ahrën Wolfrun
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    Il ragazzo annuì con un cenno della testa, tornando subito a mangiare. - Non sembra mentre socievole... - pensai, mentre mormoravo un - Grazie. - di gratitudine e appoggiavo il vassoio sul tavolo, per poi scavalcare la panca e sedermi accanto al ragazzo. Notai che il timore provato all'inizio scemava a poco a poco: quel ragazzo non sembrava pericoloso... Anzi, forse dietro a quel carattere così scontroso c'era una ragione. Però non sembrava di molte parole, e a me di certo non andava di cacciarmi in altri guai, data la meravigliosa giornata che era cominciata poco prima. Cominciai a spilluccicare qualche porzione di riso dal mio piatto, ma non riuscivo a mangiare; avevo un blocco, e non sapevo a cosa era dovuto. Bevvi un bicchiere d'acqua, forse per calmarmi; ma non avevo paura del ragazzo, in quel momento... Quella sensazione d'angoscia che non riuscivo a togliermi non era dovuto alla presenza del demone... Era ancora l'imbarazzo di poco prima! Non riuscivo a togliermi dalla mente il brutto voto che avevo appena rimediato, e il fatto che avrei dovuto passare più di metà settimana rinchiusa in camera a studiare... La prossima lezione di Mostrologia si sarebbe tenuta, infatti, la settimana prossima. - Sarà meglio cominciare a ripassare ora... - pensai, mentre finivo di mangiare il riso e allontanavo il vassoio - come al solito ero stata troppo golosa e non riuscivo a finire il mio pasto -, - così dopo posso esercitarmi un altro po'. -. Presi il tomo di mostrologia, aprendolo alle prime pagine: se dovevo studiare per bene, tanto valeva partire dalle basi. Mentre cominciavo a leggere, quasi incosciamente allungai nuovamente una mano verso il vassoio, prendendo il coltello e cominciando a tagliare il pezzo di carne in più pezzi. Forse lo studio non faceva troppo male, se mi faceva tornare la fame! - Strano, di solito ho sonno mentre studio... - pensai, mentre rivolgevo un'occhiata di sottecchi al ragazzo: sembrava ignorarmi, come se non mi fossi mai seduta. Fui quasi sollevata da quel comportamento: non mi piacevano molto le persone impiccione, ed ero restia a stringere amicizia con qualcuno. "I mostri comuni sono i mostri, i demoni ecc. che si troveranno molto spesso in giro per tutta Evesaje" recitava il verso del primo paragrafo, che partiva poi con una sfilza di proprietà comuni e anomalie nei mostri comuni. Ciò che seguiva era un elenco delle creature che popolavano il mondo; e sapevo che avrei dovuto imparare quei nomi e quelle descrizioni a memoria. Accavallai le gambe, prendendo l'estremità del libro per girare la pagina non appena avessi finito di ripassare: nel mentre non mi accorsi che la forchetta mi stava sfuggendo di mano, e solo quando sentii perdere la presa e il tintinnio della posata che cadeva a terra, mi accorsi che c'era qualcosa che non andava. - Ma cos... Ci mancava solo questa... - pensai, sospirando sommessamente, mentre mi chinavo per vedere dove fosse andata a finire la forchetta. Pco lontano da me. Proprio accanto al muro che delimitava la fine del tavolo; e non c'erano altre manerie per raggiungerla, se non quella di sgattaiolare sotto il tavolo e recuperarla. Non feci molti complimenti; mi spostai i ciuffi di capelli che mi andavano davanti agli occhi e mi chinai sotto il tavolo, tenendo una mano stretta al bordo del tavolo, cercando di salvare almeno uno stralcio di dignità. - Presa! - pensai, mentre, vittoriosa, cercavo di tornare a sedere come una persona normale. Ma non avevo fatto i conti con la prospettiva: invece di sbucare dal tavolo, battei con la testa contro il tavolo, segno che non ero ancora uscita dal tavolo. Ma non fu più che altro la botta in testa a provocarmi dolore; bensì l'imbarazzo che venne subito dopo, dato che il tavolo era persino sobbalzato di poco. Sgusciai in silenzio da sotto il tavolo, poggiando la forchetta sul vassoio e guardandola con astio. Non era colpa sua; era soltanto l'ennesima storta che prendevo quella mattina. Bevvi un altro bicchiere d'acqua, come a sbollirmi dall'imbarazzo e a cercare di far passare il rossore che era comparso sulle mie guancie; poi presi nuovamente il libro e cercai di camuffarmici, facendo meno rumore possibile e cercando di non dare più nell'occhio. - ... Scusa... - balbettai, senza staccare gli occhi dal libro.

     
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  4. Zalya
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    Hikaru Nakasawa
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    La ragazza si limitò solo a dire grazie e si sedette accanto a me. Per fortuna non sembrava essere fastidiosa, infatti non spiccicò una parola. Perfetto. Continuai a mangiare ignorandola, come se non ci fosse stata proprio. Solo dopo notai che i miei sensi di demone si erano indeboliti col tempo, infatti una volta accanto a me, percepii che era di razza angelo. Praticamente, era una nemica naturale della mia razza. Ma poco mi importava di quelle cose, così restai zitto. Fino a che non mi disturbava poteva essere perfino un orco. Però notai che sembrava non poco agitata, ma non a causa della mia presenza. Dopo poco aprì un libro e nel mentre tornò a mangiare. Tornai ad ignorarla, fino a che non sentii un tintinnio sotto il tavolo. -Hm?- ritornai alla realtà guardandomi intorno, la tizia era come scomparsa. "Ma che diavolo... ora gli angeli sanno anche teletrasportarsi?! Mah..." Presi il bicchiere per bere, ma in quel preciso momento il tavolo sobbalzò un poco, ma quel poco fu abbastanza da urtare il mio gomito e farmi rovesciare addosso la bevanda. La ragazza tornò fuori e si nascose dietro il libro chiedendo scusa. Sospirai, cercando di trattenermi e prendendo un tovagliolo cominciando ad asciugarmi. -Stare più attenta no?-

     
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    Ahrën Wolfrun
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    Non sapevo che fare; ero così imbarazzata che non rivolsi nemmeno uno sguardo al ragazzo, forse per paura della sua reazione. Per quello non mi accorsi subito del danno che avevo fatto; ero così presa a cercare di far passare l'imbarazzo che non mi curavo di altro. Sentii un sospiro, seguito da una frase che mi fece sentire ancora più in colpa; -Stare più attenta no?-, disse il ragazzo. Aggrottai la fronte, spostando lo sguardo dal libro al ragazzo. - Scusa... Non l'ho fatto apposta... - dissi, per poi notare che, probabilmente a causa mia, il demone si era rovesciato tutta l'acqua addosso; e infatti, sembrava estremamente irritato. Mi sentii ancora più in imbarazzo a quella constatazione, e non sapevo come rimedare; a causa della mia goffaggine non solo stavo mandando a rotoli la mia giornata, ma stavo anche rovinando quella di un'altra persona. Mi morsi il labbro, mentre frugavo nella tasca della gonna alla ricerca di qualcosa; quando le mie dita incontrarono un pezzo di stoffa, mi rassenerai un poco. Tra le mani avevo il mio "portafortuna": oltre a Aren, quel fazzoletto era l'unica cosa di cui non mi separavo mai. Bianco, di seta, era l'unico ricordo che serbavo di mia sorella maggiore, Xaphya, che me l'aveva regalato per il mio decimo compleanno. Era un banale pezzo di stoffa, con ricamato sopra - a caratteri quasi illeggibili -, il mio vero nome, Tamhylein. C'erano parecchie imprecisioni; mia sorella non era mai stata brava nei lavori "da donna" come ricamare, cucire o cucinare: anzi, era sempre stata un totale maschiaccio. Eppure, per me, aveva messo da parte la repulsione per tutti quei doveri decisamente femminili e aveva sfornato quel fazzoletto il giorno del mio compleanno. Ricordo ancora le sue dita fasciate, e nonostante il dolore alle mani, la felicità con cui mi aveva donato quel fazzoletto. Xaphya era la mia "sorella preferita"; lei aveva sempre avuto un momento per me, anche se non aveva mai condiviso la ma curiosità verso i demoni, e più volte aveva tentato di farmi abbandonare certi pensieri. Mi lasciai andare ai ricordi, tornando con la mente a tutti i momenti felici che avevo passato con la mia famiglia; nonostante nostro padre non fosse stato esattamente di buon cuore, non potevo dire di non aver avuto un'infanzia felice. Eravamo sei sorelle, e la maggiore di noi, Emerald, avrebbe portato avanti la casata, addossandosi tutte le responsabilità di mio padre. Io, essendo la minore, avevo sempre avuto pochi impegni e poca importanza; per quello avevo molta più libertà delle altre, e potevo andare in giro per il Fahren Dur come mi pareva e piaceva. Quando poteva, Xaphya mi accompagnava; era da lei che avevo imparato a tirare con l'arco e a migliorare nel volo, imparando anche alcune tattiche che si sarebbero rivelate utili nel caso mi fossi trovata sotto attacco. Peccato però, che non avrei più potuto esercitarmi a volare; forse per quello avevo riposto le mie speranze nel tiro con l'arco, cercando di onorare la memoria di mia sorella. - Mi manca tanto... - pensai, finchè non mi resi conto di essere rimasta a fissare quel fazzoletto per parecchi minuti; come se mi fossi riscossa mi girai verso il ragazzo, che si stava ancora asciugando con il tovagliolo di carta - e con scarsi risultati -. - Prendi questo... Dovrebbe funzionare di più. - dissi, prendendo una delle mani del ragazzo e ponendovi il fazzoletto, senza trovare il coraggio di guardarlo in viso.

     
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  6. Zalya
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    Hikaru Nakasawa
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    La ragazza disse che non ho fece apposta, quella frase mi colpì lievemente i nervi. -E vorrei vedere! Ci manca solo che l'avessi fatto apposta.- le risposi continuando ad asciugarmi. Notai che prese un fazzoletto dalla tasca, ma... rimase imbambolata. Era quasi come se non fosse più lì in quel momento. Stetti per un po' a fissarla, corrucciato. Le passai anche una mano davanti alla faccia per vedere se era ancora viva, ma non dava nessun segno. A quel punto feci spallucce e continuai a cercare di asciugare il disastro che aveva combinato quella tizia. Dopo un po' ritornò tra i vivi e mi rivolse di nuovo la parola. - Prendi questo... Dovrebbe funzionare di più. - Disse, per poi afferrarmi una mano mettendoci il fazzoletto. Fissai per qualche secondo la sua mano che teneva la mia, poi alzai lo sguardo fissandola per qualche secondo. -Tsk.- Mi limitai a dire, cominciando ad asciugarmi con il fazzoletto. Non dissi nemmeno grazie ma non era per niente nel mio carattere farlo. Non ero sempre stato così, anni fa, quando ero ancora piuttosto piccolo, avevo un carattere totalmente diverso. Ridevo, scherzavo... Il mio carattere cambiò radicalmente il giorno in cui il mio villaggio fu attaccato e tutti uccisi tranne me e mia sorella, che fu rapita dopo che mi diedero una botta in testa. Mi risvegliai solo due anni dopo, in una foresta. Senza sapere com'ero finito lì. Nel corso degli anni avevo riflettuto molto su quanto potesse essere successo ma più cercavo di ricordare e più non ci riuscivo... era diventato un circolo vizioso. Chissà se la mia sorellina era ancora viva. Però erano passati così tanti anni che probabilmente non ci saremmo nemmeno riconosciuti nel caso ci fossimo ritrovati. Con questi pensieri tristi nella mia mente, continuai ad asciugarmi senza cambiare minimamente espressione, ormai per me era diventato facile nascondere i miei sentimenti agli altri. Ci riuscivo fin troppo bene.

     
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    Ahrën Wolfrun
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    Ruolata
    Il ragazzo prese il fazzoletto e mi fissò; in quel momento potei vedere la tonalità dei suoi occhi, di un rosso vivo; per qualche strana ragione, mi sentii a disagio in quel momento, e, imbarazzata, tornai a fissare il mio vassoio, ormai mezzo vuoto. Non mi ringraziò: ma in fondo, perchè doveva? Se non avessi combinato quel pasticcio, non ci saremmo mai trovati in quella situazione così strana. Fissai l'orologio, quasi desiderando che la campana d'inizio lezioni suonasse al più presto: non mi ero mai sentita tanto in imbarazzo, e prima me ne andavo, meglio era; almeno per la mia autostima. Rivolsi un'occhiata al demone, che continuava a cercare di rimediare al danno che gli avevo fatto; aveva sempre la solita espressione... Ma avevo lo sguardo lontano, come se stesse pensando a qualcosa. Conoscevo quello sguardo... Ero lo stesso che assumevo io quando pensavo al mio passato. Però, non ero certo brava come quel ragazzo a nascondere le mie emozioni; anche se più volte avevo tentato di ignorare la malinconia che talvolta mi prendeva, non ero mai riuscita a camuffarle del tutto. Preferivo indossare una maschera, cercare di apparire felice anche quando non lo ero; ma anche quella cadeva troppo facilmente. Non avevo sentito il bisogno di nascondere il mio passato dietro una facciata, negli anni che avevo passati a vagabondare; forse per quello era troppo facile intuire come mi sentissi. Comincai a fissare Aren, accarezzandone la sommità; più volte mi ero chiesta perchè proprio un anello già appartenuto a qualcun altro mi avesse salvato la vita, ma non avevo mai trovato una risposta. Forse la persona che lo aveva posseduto era stato un mio antenato, in passato. - Beh, non potrò più saperlo adesso... - pensai amaramente, - tanto sono morti tutti. -. Non potevo più farci niente; quel che era successo era successo... Ma era giusto lasciare che il passato mi scorresse tra le dita, senza che io facessi niente per trattenerlo? Se ci avessi provato, non mi sarei mai liberata dai fantasmi che mi artigliavano; ma non dovevo dimenticare, anche se forse sarebbe stata la via più facile. Ricominciare da capo... Senza alcun ricordo... Non sapevo dire se fosse stata una buona scelta o no; forse avrebbe allievato il dolore, ma quella scelta si sarebbe portata via anche i pochi ricordi felici a cui ero legata gelosamente. All'improvviso, un bruciore alla mano mi distolse dai miei pensieri; abbassando lo sguardo, notai che Aren era diventato incadescente, e mi stava bruciando la mano. - Ahi! - gemetti, cercando di sfilare l'anello dalla mia mano: inizialmente fu difficile; l'anello sembrava non voler lasciarmi andare, ma grazie a uno scatto di volontà riuscii a lasciarlo tintinnare sul tavolo. Ero spaventata dalla reazione dell'anello; una cosa del genere era successa solo una volta, e dopodichè, quella pietra non aveva più avuto altre reazioni. Mi feci coraggio, e toccai nuovamente Aren con la mano non ferita: la superficie era tornata fredda, come suo solito, anche se l'anello continuava a vibrare violentemente. Ero sicura di non essermelo sognato; l'ustione della ferita ne era la prova vivente. Non aveva fatto un particolare danno; ma se non fossi riuscita a togliermi Aren dalle mani, sicuramente in quel momento avrei avuto un dito un meno. Fissai la ferita, preoccupata; la pelle sul'anulare destro era lucida e gonfia, e sotto riuscivo già a vedere la bolla che si stava formando rapidamente. Provai anche a muovere il dito; ma anche solo piegarlo era troppo doloroso. - Non è proprio la mia giornata migliore, questa... - pensai, mentre staccavo una striscia di carta dal tovagliolo di carta sul mio vassoio e lo avvolgevo intorno al dito, cercando di limitare i danni al minimo. - Non potrò allenarmi con l'arco per un po' di tempo... - pensai, mentre recuperavo Aren e lo infilavo nella tasca della gonna; ancora non mi fidavo a tenerlo nuovamente come ornamento. - Ma perchè si è comportato così? - pensai, mentre riassettavo il vassoio, così da poter andarmene in fretta, quando fosse suonata la campanella. - Che sia... A causa della presenza di questo ragazzo? - mi chiesi, gettando un'occhiata al demone, che stava ancora asciugandosi. - Scusa ancora... - dissi, distogliendo subito lo sguardo e tornando a mettere in ordine le mie cose.

     
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  8. Zalya
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    Hikaru Nakasawa
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    Mentre mi asciugavo, notai di sottecchi che quella ragazza si comportava in modo strano, a un certo punto di colpo, sentii un'aura strana, ma non riuscivo a capire se fosse maligna o benigna. Poco dopo, vidi l'anello della ragazza diventare incandescente e lei riuscì a toglierselo per miracolo, rimanendo però ferita. Rimasi a fissare la scena, senza dir niente. Lei cominciò a riassettare il vassoio, chiedendomi di nuovo scusa. A quel punto, gli risposi irritato -La pianti di chiedere scusa? Basta dirlo una volta sola.- Poi, mentre continuavo ad asciugarmi -Comunque... ti consiglio di stare attenta a quel gioiello. Mi sembra pericoloso. Fossi in te, me ne sbarazzerei al più presto visto quel che ti ha appena fatto- indicai la sua mano fasciata dal tovagliolo. Come mai ero diventato all'improvviso più eloquente? Notai la cosa... guardai in basso per qualche secondo e poi tornai ad asciugarmi come se non fosse successo nulla, tornando al mio solito silenzio. Una volta che fui abbastanza asciutto, mi alzai dal mio posto cominciando a mettere a posto le cose e sistemandomi la sciarpa. Nonostante indossassi la divisa e fosse vietato indossare altro oltre a quella, la mia sciarpa non la mollavo mai. Era l'unico ricordo che avevo ancora della mia famiglia... del mio passato. Mi fu regalata da mia sorella la mattina di quel giorno fatale in cui il nostro villaggio fu distrutto. Proprio il giorno del mio compleanno.

     
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    Il ragazzo sembrava indifferente alle mie scuse: infatti, ancora una volta mi rispose irritato, e ancora una volta io non sapevo se imbarazzarmi o arrabbiarmi per quel comportamento. Optai per un sospiro scoraggiato, mentre continuavo a riassettare la mia roba; portai il vassoio dove l'avevo preso, e buttai gli avanzi in un cestino lì accanto, così da alleggerire il lavoro alle domestiche che ripulivano la Mensa dopo i pasti. Non sapevo perchè lo stavo facendo; era tanto che non mi capitava di imbarazzarmi, e forse per combattere quella sensazione strana, mi ero messa a riassettare e pulire. -Comunque... ti consiglio di stare attenta a quel gioiello. Mi sembra pericoloso. Fossi in te, me ne sbarazzerei al più presto visto quel che ti ha appena fatto- i disse il demone; e le sue parole mi lasciarono di stucco. - Si sta... Preoccupando per me? - pensai, fissandolo un po' sbalordita, mentre si sistemava la sciarpa; poi pensai che fosse normale da parte di una persona qualunque, dato che quell'anello si era trasformato all'improvviso in un ferro arroventato. - Hai ragione... Ma non posso. Nonostante tutto, è molto importante per me... - risposi, rivolgendogli un sorriso. Era vero: quell'anello mi aveva salvato la vita, e nonostante quella strana reazione di poco prima, era l'unica cosa che mi ricordasse da quale comunità provenivo, e dove erano radicate le mie origini; non me ne sarei potuta separare a cuor leggero. In realtà, non ero neanche sicura di poterlo fare: i paesani del Fahren Dur avevano la tradizione di quegli anelli da secoli ormai, e ormai ero convinta che ognuno condividesse una parte della propria essenza con l'anello. - Anche se il mio mi ha rifiutata... Forse questo legame non è così solido come credo. - pensai, mentre infilavo una mano nella tasca, come per accertarmi che Aren fosse sempre lì.
    All'improvviso, notai che il brusio che abitualmente si sentiva in mensa non c'era più: in effetti, dopo una rapida occhiata, notai che non c'era più neanche nessuno nella stanza; eravamo rimasti io e il ragazzo. Gettai un'occhiata all'orologio; l'orario della pausa pranzo era finito da un pezzo, anzi, ero persino in ritardo! Evidentemente non avevo sentito suonare la campanella. Recuperai il libro, gettando un'ultima occhiata al paragrafo già letto, per poi infilare il tomo nella mia borsa; incespicai per qualche secondo con i lacci della borsa, e quando finalmente riuscii a chiuderla, me la gettai su una spalla. Rivolsi poi un ultimo sguardo al demone, e chinai il capo, come a congedarmi. - Grazie comunque... Arrivederci. - dissi soltanto, stringendo lo spallaccio della borsa, mentre mi incamminavo verso l'uscita della Mensa e recuperando il foglio degli orari: non li avevo ancora imparati tutti, e dato che ero in ritardo, non avevo certo intenzione di sprecare altro tempo per via della strada sbagliata.

     
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  10. Zalya
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    Ruolata
    Mi disse che avevo ragione ma che quell'anello era importante per lei e che quindi non poteva separarsene. Feci spallucce senza risponderle. Dopo notai che la mensa si era terribilmente svuotata, segno che probabilmente la campanella era già suonata. Poco mi importava, me la presi con comoda. L'angelo invece cominciò a prepararsi di tutta fretta e dopo avermi salutato, andò via di tutta fretta. Fu solo dopo un po' di tempo che andò via che mi accorsi di una cosa... mi aveva lasciato il suo fazzoletto. Sospirai guardando quel pezzo di stoffa. -Uff, che seccatura. Un giorno di questi dovrò cercarla per ridarglielo. Ora sono troppo impegnato.- Infilai il fazzoletto in tasca, dirigendomi tranquillamente verso l'aula della prossima lezione.

     
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  11. Selëne
        +2   +1   -1
     
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    Role accettata, decisamente breve, ma adorabile *^*
    Fama guadagnata +5, Affinità +15.
     
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10 replies since 19/5/2014, 21:52   70 views
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