Stanza 131, Feline Amoy

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    Il tintinnio delle chiavi le metteva il buon umore, anche se in realtà dubitava di poter raggiungere un livello migliore.
    Le teneva sollevate a poca distanza dal naso, fissandole nel loro movimento ipnotico mentre camminava sorridendo verso il dormitorio che le avevano indicato.
    Decisamente era di ottimo umore, anzi meraviglioso. Camminava a passo cadenzato, un pelo di entusiasmo in più e avrebbe saltellato proprio.
    La prima camera tutta sua, come poteva non sentirsi in quello stato? E guardandosi intorno da quando era entrata nell'accademia, aveva anche la convinzione di trovare una sorta di suite reale appena aperta la porta.
    Le avevano dato le indicazioni, la chiave, un promemoria con le regole della scuola, ogni cosa potesse servirle. Per un momento le sembrò anche strano non aver visto stupore in chi l'aveva accolta in segreteria, per via di quella sacca sulla spalla che era chiaro contenesse appena l'indispensabile per una permanenza lunga.
    Distratta dall'immaginarsi cosa avrebbe trovato dietro la porta numero 131, sbagliò un paio di volte a svoltare nei corridoi, ma alla fine riuscì a raggiungere indenne suddetto uscio. Infilò la chiave nella toppa, fece scattare la serratura, abbassò la maniglia, spinse delicatamente e... magia!
    Rimase più o meno una ventina di secondi a guardare l'interno con occhi sgranati.
    Pavimento in legno, muri di un tenue color crema, mobili in ciliegio e un copriletto azzurro polvere con il bordo ondulato.

    Non ci posso credere...

    Mormorando tra se e se quelle parole mosse qualche passo all'interno della stanza, posando lo sguardo su ogni cosa. Il letto era adagiato contro un angolo della stanza, più largo di quello che le avevano dato nella stanza che aveva per anni condiviso con Ethel. Il comodino accanto aveva un paio di cassetti e sopra di esso una lampada semplice con paralume nella stessa tinta del copriletto.
    Sulla sinistra un ampio armadio in ciliegio se ne stava a ridosso di una parete, con accanto una cassettiera con ben quattro cassettoni e sulla parete al di sopra era fissata una bella specchiera dalla cornice del medesimo legno del mobilio.
    Poco distante dalla finestra. situata sul muro opposto alla porta, un piccolo tavolo quadrato con due sedie se ne stava sotto il lampadario, per sfruttare al meglio sia la luce naturale che quella artificiale offerte dalla stanza.
    Si rese conto appena della presenza di un'altra porta sulla parete di destra, l'ultima guardata nella panoramica fatta, aveva tempo in caso per esplorare quello che avrebbe scoperto essere un piccolo bagno dalle tonalità bianche e azzurrine. Già era abbastanza sconvolta ora.
    Quella stanza era davvero luminosa, le superfici lucide riflettevano i raggi del sole indeboliti dalle leggere tende panna.
    La sacca le scivolò dalla spalla mentre guardava ogni cosa rigirandosi più volte su se stessa. Ma quanti vestiti sarebbero entrati in quell'armadio?
    Non poteva resistere alla tentazione di aprirlo e quasi entrarci dentro per constatare che ci si sarebbe potuta pure rinchiudere dentro per dormire e sarebbe pure stata comoda!
    Accidenti, era troppo per non finire sopraffatti dalla gioia di poter dire...

    Ho una stanza tutta mia!

    Il sorriso stampato sulle labbra sembrava non essere disposto a spegnersi per alcuna ragione.
    Raggiunse la finestra, spalancandola e affacciandosi quasi al punto da cadere, non fosse stato per la presa salda delle mani al davanzale.
    Pure la vista le piaceva, aperta sul panorama della sua nuova vita, era impossibile trattenere un'esclamazione di gioia. E pazienza se qualcuno l'avesse guardata male dal cortile sottostante.

    Waaaah!

    Rientrò nella stanza, indietreggiando fino al letto e lasciandosi cadere a volo d'angelo di schiena, rimbalzando appena sul materasso e constatando con carezze quanto fosse soffice al tatto il copriletto.
    Si lasciò andare ad un sospiro soddisfatto ed estasiato, fissando il soffitto bianco e scordandosi completamente un piccolo ed insignificante fatto: aveva lasciato in tutto quel tempo la porta spalancata.
    Cosa da nulla, in effetti, alla fine chi avrebbe fatto caso ad una scena che probabilmente era più frequente di quanto Feline stessa potesse immaginare.
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    Edited by ¨Aika - 5/8/2014, 18:26
     
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    ..dall'isola che non c'è XD..

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    Alexander BlancaRazza: Mazzo sangue. Classe: Mago Rosso Numero Stanza: 121 Ametista Fama: 0 Nulla. Il buio totale, se mai avrebbe dovuto raccontare di quella sua permanenza all'Aninthea, avrebbe solo detto di quanto noioso era quel posto, nascondendo il fatto che alla fine era lui quello che in realtà, passava giorno e notte chiuso nella sua camera. Ma per fortuna nessuno gli avrebbe mai chiesto di quella sua strana esperienza. Magari di tanto in tanto si sarebbe dato alla ricerca di qualcosa di produttivo, o al massimo si sarebbe cercato un nuovo passatempo dalle lunghe gambe e dalla voce sensuale. Si quella era una buona idea, lo sarebbe stato, se i dormitori non fossero stati divisi in due, anzi precisamente in due diversi stabilimenti, uno di fronte l'altro, si ma pur sempre divisi. Beh si sarebbe dovuto procurare una dolce fanciulla lavorando più sulla sicurezza di quel posto e su nascondigli lontani da occhi indiscreti, ma prima doveva far cadere ai suoi piedi una fanciulla innocente, usarla per divertirsi per poi ignorarla il giorno seguente, in due o tre giorni al massimo si sarebbe fatta la nomina di un perfetto don Giovanni. Sorrideva fra se e se mentre indossava il gilet di cuoi ben definito e di alta sartoria, la camicia che aveva richiesto ben aderente e i pantaloni anch'essi stretti lungo le sue gambe ed un cinturino dello stesso cuoio del gilet. I soliti capelli spettinati gli davano l'aria di uno scapestrato ma i modi di fare, facevano cambiare idea a chiunque. Sapeva cone giocarsi la gente, saperci fare con tutti era una dote che pochi avevano. Alla fine aveva optato per un giro nel giardino, giusto per farsi un idea di che posto era quello. Sì sarebbe studiato ogni scappatoia, ogni scorciatoia e qualsiasi cosa potesse portarlo via dalla monotonia che quel posto aveva, dimenticavo, possiamo anche dire che il bel biondo e da soli pochi giorni nella scuola ma per lui e come se fosse più o meno passata una vita. Non vi era anima viva nel cortile, e nemmeno in giro per i corridoi, o almeno nessuno di interessante che avrebbe potuto cogliere la sua raffinata attenzione. Figlio di papà era stato chiamato, oh beh non aveva mai risposto a quella provocazione, sapeva essere ben più cattivo di come appariva, ma se doveva rispondere ogni volta che qualcuno lo chiamava in quel modo, solo per i suoi atteggiamenti da duro, beh sarebbe finito nei guai ogni qualvolta. Aveva deciso di camminare lungo tutto il rettilineo del dormitori che aveva creduto essere quello maschile. Mani nelle tasche ed un filo d'erba fra le labbra. Gli occhi ben aperti mentre i deboli raggi del sole lo raggiungevano facendogli brillare i capelli di un biondo chiaro dai riflessi dorati. Era visibilmente annoiato si poteva ben capire dagli atteggiamenti e dal continuare a sbuffare senza sosta, a sbadigliare distrattamente. Sentì il rumore di una finestra aprirsi e nello stesso istante alzo la testa nella stessa direzione da cui provenire un rumore e.. i suoi occhi si sgranarono. Una voce, una dannata voce femminile prorucque il silenzio di quell'inutile giornata. Si era sbagliato, come uno sciocco aveva sbagliato ma come nulla fosse la fortuna era tornato a baciarlo. Fu colto dall'improvviso desiderio, beh improvviso si fa per dire, di sapere da quale dolce angelo e povera malcapitata arrivava quella voce. Si guardò intorno deciso di entrare in quello che poteva essere territorio minato, in realtà lo era, sopratutto in quel momento dove una decina di ragazze si erano unite a gruppo davanti l’entrata. le aveva maledette. C’era una sola cosa di cui lui era capace, e se per quanto rischioso, doveva provarci, voleva vedere chi era “lei”, la curiosità in realtà gli rosicava anima e corpo. Aggirò l’edificio e quando fu abbastanza coperto dalla vegetazione, lasciò che le sue ali potessero spuntare dalle sue spalle come per magia, di tanto in tanto in realtà, poteva percepire un leggero ma fastidioso bruciore al centro della schiena. Per fortuna stava cercando di abituarsi a quello. Non era momento di pensare a cosa era buono o meno, la sua nuova curiosità, attendeva oltre quella finestra. Le ali cominciarono a muoversi, spazzando via qualsiasi cosa vi fosse nelle vicinanze. Cominciò a sollevarsi dal suo per poi spiccare il volo, veloce cercando di nascondersi da occhi indiscreti, non sapeva ancora qual’erano le leggi sul poter stare o meno a contatto con una ragazza o comunque intrufolarsi nella sua camera. Pensò a sua madre, sarebbe andata su tutte le furie. Sorrise mentre si avvicinava alla camera della ragazza dell’urlo, in realtà non sapeva cosa aspettarsi, e già sapeva che erano guai, non era tipo da inseguire o spiare qualcuno, ma la curiosità era troppa, e quella chioma platino aveva colto la sua attenzione più del dovuto. Vi si avvicinò cauto, lentamente quasi con innocenza, Al diavolo le leggi, a chi voleva prendere in giro lui non aveva mai seguito nemmeno quelle di casa sua, figuriamoci quelle di una scuola. Si affacciò alla finestra come se fosse quella della sua camera e ciò che vine fece quasi brillare la sua ametista posta alla fine della treccia dei suoi capelli. I suoi occhi scrutarono quell figura femminile come un leone fissa la sua preda, assaporandola, sentendo già in bocca il sapore della sua carne, del suo sangue. deglutì faticosamente per poi sedersi sul davanzale della finestra come nulla fosse. Le ali sparirono dandogli la possibilità di appoggiarsi contro lo stipite. Una gamba lasciata verso il vuoto mentre quella più interna piegata a far da poggiamano. Alla fine decise di incrociare le braccia al torace. I suoi occhi non lasciarono nemmeno un secondo quella meravigliosa figura sdraiata su un piumino azzurro cielo. Come si poteva essere così felici per qualcosa di così stupido? i suoi occhi notarono qualcosa di insolito. Sorrise appena notando una coda bianca e candida muoversi fra le lenzuola, mentre due orecchie dalle sfumature argentee spiccavano fra lunghi capelli del medesimo colore. La pelle chiara, sembrava un angelo. Ma lei era in realtà.. una meravigliosa micetta, era così che l’aveva ribattezzata, ed avrebbe ignorato il suo vero nome, lei sarebbe rimasta sempre e comunque e solo per lui, la micetta. Rimase immobile, quasi imbambolato. Si ripromise di non saltarle addosso e di mantere la sua compostezza, sopratutto quando la giovane aveva anche lasciato la porta d’entrata al mondo intero. Scosse la testa.

    Quanta euforia per un comune dormitorio, potreste avere di meglio sapete?

    Eleganza e raffinatezza, almeno quella era la falsa facciata di chi aveva un carattere pessimo. I suoi occhi viola l’avrebbero fissata intensamente quando lei si sarebbe accorta della sua presenza. Era una visione strana quella di lui, poggiato su quella finestra come un dio sceso per caso dal cielo e posatosi su una comunque finestra, dopotutto la sua figura elegante faceva si che la sua posizione fosse ben definita da chiunque gli si affiancasse, sempre che quel qualcuno ne avrebbe mai avuto la possibilità. Sapeva essere simpatico quanto pessimo quando voleva. Continuò a mantenere quella faccia da schiaffi e quel sorriso a cui nessuno era mai riuscito a dargli soprannome perchè impossibile da decifrare. Sospirò e continuò ad attendere che la sua nuova conoscenza si accorgesse dell’intruso che aveva deciso di farle visita, cadendo forse, dal cielo azzurro.
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    Chiuse gli occhi, respirando profondamente, volendo memorizzare anche l'odore di quella stanza... della sua stanza.
    Voleva ricordare tutto, in modo da potersi muovere anche ad occhi chiusi.
    Sentiva la stoffa di lino del vestito tirare in certi punti, fasciandola stretta, tutta colpa del modo in cui s'era buttata sul letto.
    Ma poco importava, voleva godersi appieno quel momento unico, in cui nella mente rimbalzavano solo tre lettere che definivano la proprietà della stanza che la circondava.
    Mia.
    Distratta dall'assaporare ogni istante della nuova vita, Feline non si accorse minimamente di non essere più sola. Forse era normale non far caso a quando la tua privacy viene violata, se non hai mai compreso davvero il significato di privacy.
    Quelle parole dovevano essere rivolte proprio a lei, rimbalzavano tra i muri della stanza e non giungevano dall'esterno.
    Le orecchie furono le prime a muoversi, puntando verso l'origine del suono mentre gli occhi si spalancavano e la ragazza si rialzava a sedere sul letto, fissando stupita la finestra - o meglio il biondo accomodato alla finestra - sbattendo più volte le palpebre.
    La coda guizzò veloce, causa il dubbio su cosa fosse giusto fare in una situazione del genere.
    Appena schiuse le labbra per rispondere a quanto le era stato detto, ma prima arrivò il dubbio amletico: quello era il dormitorio femminile, che sarebbe successo se avessero visto un ragazzo nella sua stanza?
    Un secondo e gli occhi corsero alla porta ancora aperta e alla consapevolezza che non era un bene.
    Afferrando in parte la gonna per tenerla sollevata fino quasi alle ginocchia e non finire con l'incespicarsi mentre correva, raggiunse la porta, togliendo al volo la chiave dalla serratura esterna e chiudendola velocemente per dare un giro di chiave dall'interno.
    Eccessivo? Si, forse, ma semmai lo avrebbe capito in un secondo momento.
    Subito tornò a voltarsi verso la finestra, appoggiandosi con la schiena alla porta e scostando dal viso qualche ciocca di capelli un po' scompigliati.
    Qual'era la domanda? Ah si, riguardava l'essere euforica per la stanza.

    Mi entusiasmo con poco.

    Fece spallucce, sorridendo un po' imbarazzata, forse per il fatto di essere stata notata in quel frangente o forse per la scenetta della porta appena avvenuta, neanche volesse nascondere al resto del dormitorio femminile chissà quale terrificante segreto.
    A proposito del segreto, magari poteva chiedere proprio a lui, forse sapeva come funzionavano le cose, considerato che si era presentato alla sua finestra.

    Rischio di finire nei guai se... vi lascio entrare in camera?

    La coda tornò ad agitarsi, mentre una delle candide orecchie si piegava verso il basso per il forte dubbio di aver male espresso la questione.
    La convinzione era anche in parte dovuta al fatto che troppi segnali le davano l'idea di avere a che fare con qualcuno ben al di sopra del suo ceto. Doveva ricordarsi che alla fine lì non era tanto diverso da dove aveva trascorso gli ultimi anni e che avrebbe fatto bene a mantenere a mente le raccomandazioni di Ethel.
    Mantieni un profilo basso, non farti notare e soprattutto non guardare nessuno negli occhi.
    Aveva fallito su tutta la linea, considerato che era stata notata appena arrivata e che era finita a fissare da capo a piedi chi aveva davanti, con forte ostinazione soprattutto allo sguardo del biondo.
    Parzialmente avrebbe dato la colpa al fatto che non conoscendolo si meritasse tutta la sua attenzione e le sue remore, secondariamente poteva dire che fosse per il fatto che era curiosa su come accidenti era arrivato fino alla sua finestra. Era però innegabile che una buona fetta di merito andava data anche al fatto che era difficile resistere dal distogliere lo sguardo da chi ha una buona dose di fascino e allo stesso tempo la sicurezza di chi ne è molto consapevole.
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    Alexander BlancaRazza: Mazzo sangue. Classe: Mago Rosso Numero Stanza: 121 Ametista Fama: 0 Più di una volta aveva pensato di ritornarsene nella sua meravigliosa dimora per mandare al diavolo i suoi insegnamenti. Ma dover tornare dai suoi genitori sarebbe significato deluderli e lui non voleva, non poteva, non quando intere generazioni avevano affrontato quella scuola con gran successo. Alla fine si era concesso di riprovarci e di cercare di cambiare le sue giornate, ma a modo suo, prima di tutto doveva iniziare a cercarsi il divertimento per poi tornare ad avere la sua amata reputazione. Ma prima che i suoi pensieri potessero essere riformulati qualcosa attirò la sua attenzione come una falena con la luce, non aveva perso tempo a volare via per scoprire cosa o chi era stato e le risposte arrivato presto. Cielo che meravigliosa visione distesa in un letto cui colore sembrava far risplendere ancora di più bla sua figura. La sua coda e le sue orecchie avevano fatto si che potesse darle un momiglio senza nemmeno conoscerla. Michetta. Aveva sentito l'acquolina in bocca e qualcosa dentro di lui ribolliva cercando di capire meglio quella figura. Alla fine la ragazza sembro accorgersi della sua presenza tanto che scattò a sedere, la coda danzante è quel viso, che fece si che il sorriso sulle labbra del biondo sparisse per lasciare la sorpresa. Meravigliosa, bellissima ed incantevole, dannazione. Poteva esistere creatura tanto bella??? I suoi occhi la scutarono, anche quando si accorse della porta spalancata. Era scattata tirando su la gonna cercando di non inciampare cosa che però fece, ma alla fine riuscì nel suo intento. Aveva tirato via la chiave chiudendo la porta per poi poggiarsi con le spalle contro di essa. Si era goduto lo spettacolo ridendo quasi divertito, che tipo. Ed eccola quella voglia che gli bruciava l'anima quella voglia di scoprire più di quella deliziosa michetta dalla voce incantevole, perché si, finalmente si era decisa a rispondergli. Rabbrividì e socchiuse gli occhi ascoltandola. Era tornato ad inchiodarla con lo sguardo rimanendo nella sua posizione iniziale.

    Ho notato mia cara.. Non vorrei immaginarvi se avreste avuto di più

    Qualcosa dentro di lui gli fece capire che lei era diversa, lei non sembrava appartenere alla categorie di gallinelle presenti dentro quella scuola. Lei aveva qualcosa di diverso. Aveva cercato di non pensarci, e ci riuscì quando la ragazza aveva sorriso leggermente imbarazzata. Wow. La sua coda tornò a dondolarsi e nello stesso istante arrivò una domanda che lo lasciò stupito, più che per la domanda fu per la sua tenera ingenuità. Scosse appena la testa per poi scendere dalla finestra poggiando i piedi sul pavimento, le braccia piegate al torace continuando a rimanere poggiato alla finestra.

    Diciamo che rischiamo entrambi.. Non so ancora bene come funzionano le cose in questo posto, ma se avranno diviso i dormitori un motivo ci sarà, non credete anche voi?

    La sua domanda era arrivata seguita da un sorriso divertito oltre che uno di quelli dei suoi soliti. Aveva continuato ad osservarla, probabilmente l'avrebbe mangiata con gli occhi se gli fosse stato possibile. Si era limitato a tornare ad inchiodare i suoi occhi, ad osservare il leggero rossore delle sue guance, la pelle candida e quelle labbra.. Sperava che il cielo lo aiutasse a riprendere prima di rischiare di combinare danni. Era per questo motivo che si era limitato a starsene alla finestra, era per questo motivo che le stava lontano. Dopo qualche istante di silenzio decise a parlare.

    In ogni caso, io sono Alexander, piacere di fare la vostra conoscenza.

    Disse infine facendo un leggero inchino con la testa lasciando che il sorriso tornasse ad incurvargli le labbra, ed i suoi occhi tornarono a scrutare quella splendida fanciulla cui nome ancora sconosciuto. Di una cosa era certo, aveva trovato il suo passatempo migliore è la cosa lo rendeva euforico finto copra i capelli.
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