Stanza 131, Feline Amoy

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  1. ·»Beja«·
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    ..dall'isola che non c'è XD..

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    Alexander BlancaRazza: Mazzo sangue. Classe: Mago Rosso Numero Stanza: 121 Ametista Fama: 0 Nulla. Il buio totale, se mai avrebbe dovuto raccontare di quella sua permanenza all'Aninthea, avrebbe solo detto di quanto noioso era quel posto, nascondendo il fatto che alla fine era lui quello che in realtà, passava giorno e notte chiuso nella sua camera. Ma per fortuna nessuno gli avrebbe mai chiesto di quella sua strana esperienza. Magari di tanto in tanto si sarebbe dato alla ricerca di qualcosa di produttivo, o al massimo si sarebbe cercato un nuovo passatempo dalle lunghe gambe e dalla voce sensuale. Si quella era una buona idea, lo sarebbe stato, se i dormitori non fossero stati divisi in due, anzi precisamente in due diversi stabilimenti, uno di fronte l'altro, si ma pur sempre divisi. Beh si sarebbe dovuto procurare una dolce fanciulla lavorando più sulla sicurezza di quel posto e su nascondigli lontani da occhi indiscreti, ma prima doveva far cadere ai suoi piedi una fanciulla innocente, usarla per divertirsi per poi ignorarla il giorno seguente, in due o tre giorni al massimo si sarebbe fatta la nomina di un perfetto don Giovanni. Sorrideva fra se e se mentre indossava il gilet di cuoi ben definito e di alta sartoria, la camicia che aveva richiesto ben aderente e i pantaloni anch'essi stretti lungo le sue gambe ed un cinturino dello stesso cuoio del gilet. I soliti capelli spettinati gli davano l'aria di uno scapestrato ma i modi di fare, facevano cambiare idea a chiunque. Sapeva cone giocarsi la gente, saperci fare con tutti era una dote che pochi avevano. Alla fine aveva optato per un giro nel giardino, giusto per farsi un idea di che posto era quello. Sì sarebbe studiato ogni scappatoia, ogni scorciatoia e qualsiasi cosa potesse portarlo via dalla monotonia che quel posto aveva, dimenticavo, possiamo anche dire che il bel biondo e da soli pochi giorni nella scuola ma per lui e come se fosse più o meno passata una vita. Non vi era anima viva nel cortile, e nemmeno in giro per i corridoi, o almeno nessuno di interessante che avrebbe potuto cogliere la sua raffinata attenzione. Figlio di papà era stato chiamato, oh beh non aveva mai risposto a quella provocazione, sapeva essere ben più cattivo di come appariva, ma se doveva rispondere ogni volta che qualcuno lo chiamava in quel modo, solo per i suoi atteggiamenti da duro, beh sarebbe finito nei guai ogni qualvolta. Aveva deciso di camminare lungo tutto il rettilineo del dormitori che aveva creduto essere quello maschile. Mani nelle tasche ed un filo d'erba fra le labbra. Gli occhi ben aperti mentre i deboli raggi del sole lo raggiungevano facendogli brillare i capelli di un biondo chiaro dai riflessi dorati. Era visibilmente annoiato si poteva ben capire dagli atteggiamenti e dal continuare a sbuffare senza sosta, a sbadigliare distrattamente. Sentì il rumore di una finestra aprirsi e nello stesso istante alzo la testa nella stessa direzione da cui provenire un rumore e.. i suoi occhi si sgranarono. Una voce, una dannata voce femminile prorucque il silenzio di quell'inutile giornata. Si era sbagliato, come uno sciocco aveva sbagliato ma come nulla fosse la fortuna era tornato a baciarlo. Fu colto dall'improvviso desiderio, beh improvviso si fa per dire, di sapere da quale dolce angelo e povera malcapitata arrivava quella voce. Si guardò intorno deciso di entrare in quello che poteva essere territorio minato, in realtà lo era, sopratutto in quel momento dove una decina di ragazze si erano unite a gruppo davanti l’entrata. le aveva maledette. C’era una sola cosa di cui lui era capace, e se per quanto rischioso, doveva provarci, voleva vedere chi era “lei”, la curiosità in realtà gli rosicava anima e corpo. Aggirò l’edificio e quando fu abbastanza coperto dalla vegetazione, lasciò che le sue ali potessero spuntare dalle sue spalle come per magia, di tanto in tanto in realtà, poteva percepire un leggero ma fastidioso bruciore al centro della schiena. Per fortuna stava cercando di abituarsi a quello. Non era momento di pensare a cosa era buono o meno, la sua nuova curiosità, attendeva oltre quella finestra. Le ali cominciarono a muoversi, spazzando via qualsiasi cosa vi fosse nelle vicinanze. Cominciò a sollevarsi dal suo per poi spiccare il volo, veloce cercando di nascondersi da occhi indiscreti, non sapeva ancora qual’erano le leggi sul poter stare o meno a contatto con una ragazza o comunque intrufolarsi nella sua camera. Pensò a sua madre, sarebbe andata su tutte le furie. Sorrise mentre si avvicinava alla camera della ragazza dell’urlo, in realtà non sapeva cosa aspettarsi, e già sapeva che erano guai, non era tipo da inseguire o spiare qualcuno, ma la curiosità era troppa, e quella chioma platino aveva colto la sua attenzione più del dovuto. Vi si avvicinò cauto, lentamente quasi con innocenza, Al diavolo le leggi, a chi voleva prendere in giro lui non aveva mai seguito nemmeno quelle di casa sua, figuriamoci quelle di una scuola. Si affacciò alla finestra come se fosse quella della sua camera e ciò che vine fece quasi brillare la sua ametista posta alla fine della treccia dei suoi capelli. I suoi occhi scrutarono quell figura femminile come un leone fissa la sua preda, assaporandola, sentendo già in bocca il sapore della sua carne, del suo sangue. deglutì faticosamente per poi sedersi sul davanzale della finestra come nulla fosse. Le ali sparirono dandogli la possibilità di appoggiarsi contro lo stipite. Una gamba lasciata verso il vuoto mentre quella più interna piegata a far da poggiamano. Alla fine decise di incrociare le braccia al torace. I suoi occhi non lasciarono nemmeno un secondo quella meravigliosa figura sdraiata su un piumino azzurro cielo. Come si poteva essere così felici per qualcosa di così stupido? i suoi occhi notarono qualcosa di insolito. Sorrise appena notando una coda bianca e candida muoversi fra le lenzuola, mentre due orecchie dalle sfumature argentee spiccavano fra lunghi capelli del medesimo colore. La pelle chiara, sembrava un angelo. Ma lei era in realtà.. una meravigliosa micetta, era così che l’aveva ribattezzata, ed avrebbe ignorato il suo vero nome, lei sarebbe rimasta sempre e comunque e solo per lui, la micetta. Rimase immobile, quasi imbambolato. Si ripromise di non saltarle addosso e di mantere la sua compostezza, sopratutto quando la giovane aveva anche lasciato la porta d’entrata al mondo intero. Scosse la testa.

    Quanta euforia per un comune dormitorio, potreste avere di meglio sapete?

    Eleganza e raffinatezza, almeno quella era la falsa facciata di chi aveva un carattere pessimo. I suoi occhi viola l’avrebbero fissata intensamente quando lei si sarebbe accorta della sua presenza. Era una visione strana quella di lui, poggiato su quella finestra come un dio sceso per caso dal cielo e posatosi su una comunque finestra, dopotutto la sua figura elegante faceva si che la sua posizione fosse ben definita da chiunque gli si affiancasse, sempre che quel qualcuno ne avrebbe mai avuto la possibilità. Sapeva essere simpatico quanto pessimo quando voleva. Continuò a mantenere quella faccia da schiaffi e quel sorriso a cui nessuno era mai riuscito a dargli soprannome perchè impossibile da decifrare. Sospirò e continuò ad attendere che la sua nuova conoscenza si accorgesse dell’intruso che aveva deciso di farle visita, cadendo forse, dal cielo azzurro.
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3 replies since 5/8/2014, 03:38   86 views
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