Nel regno delle sirene

Lewys Silyen & Yindi Suraj

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. »Primoo
        +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    she/her

    Group
    Preside~
    Posts
    709
    Popolarità
    +68
    Location
    Le Terre Proibite

    Status
    Offline



    Lewys Silyen
    Classe: Mago Nero Razza: Demone Numero Stanza: 126 Fama: 5 Affinità: +50 (Yindi)
    Ruolata
    Ero nervoso. Quella mattina, sarei dovuto partire per una missione. Era ormai quasi un mese che non uscivo dall'Accademia Aninthea; dopo essere fuggito dall'orfanotrofio e aver raggiunto l'accademia, non ero neanche uscito per recarmi ai villaggi vicini. Non ne avevo mai sentito il bisogno, ma ora che sarei dovuto stare via giorni, o forse settimane, cominciavo a preoccuparmi, e non poco. Avevo letto e riletto la pergamena che mi aveva consegnato il professor Ravainne (dopo avermi rimproverato ampiamente per il disastro da me causato nel Laboratorio), ma ciò era bastato forse a farmi preoccupare di più; dovevo recarmi nell'Iylisse, passando prima da Istana, per poi restare vicino al confine fino ad arrivare nella zona dove sorgeva il castello d'Iylisse; da lì, avrei ricevuto una barchetta per arrivare nell'Isola Draelia. Laggiù avrei ricevuto un ciondolo speciale, capace di potermi trasformare in un tritone, per poi raggiungere Ujor, la capitale del regno delle Sirene. La ragione era una; il sovrano delle Sirene e dei Tritoni si era ammalato improvvisamente, e la medicina esisteva soltanto nel mondo al di sopra. Naturalmente una piccola squadra era stata mandata a recuperarla, ma i membri che la componevano erano stati storditi e depredati nel sonno da alcuni banditi, che avevano intenzione di vendere la medicina e ricavarne un sostanzioso bottino. Seguendo le informazioni dell'Accademia, il ritrovo dei banditi si trovava a Nolys, una piccola isola facente parte del Regno di Pelya e situata poco prima dell'isola Draelia.
    Riguardai ancora una volta la mappa di Evesaje sulla scrivania, cercando di individuare i passaggi meno angusti dove passare e scegliendo un'itinerario che permettesse un raggiungimento della meta più veloce. Avevo paura, constatai, oltre ad essere nervoso. Non sapevo ancora come sottrarre la medicina ai banditi, e non sapevo se sarei riuscito a proteggere l'incolumità di Yindi. Per quella missione erano state scelte due persone, e Yindi era finita in squadra con me; non la vedevo dal ballo d'Accademia - che s'era interrotto in modo imprevisto -, e rincontrarla in circostanze tanto pericolose mi metteva a disagio. Mi ero affezionato a lei, ormai, e non volevo perderla. L'avevo messa già abbastanza in pericolo nel laboratorio: non volevo che rivivesse la stessa esperienza, tralasciando il fatto che sicuramente ci saremo trovati a fronteggiare pericoli ben più gravi di una maledizione mal riuscita. Indossai la mia tenuta, mentre rimuginavo su quei pensieri; infilai la giacca bianca che mi portavo dietro da un'eternità, indossando sopra quella nera. I pantaloni neri erano pesanti e ricoperti di borchie, ma offrivano una valida protezione contro il freddo. Raccolsi i capelli in un codino, fermandoli con un nastro color ametista, e dopo aver infilato in un piccolo zainetto grigio la pergamena, alcune provviste per il viaggio, un tomo di maledizioni (non si sapeva mai) e un piccolo pugnale - se finivo l'etere, le cose si sarebbero messe piuttosto male -, uscii dalla mia stanza e la chiusi a chiave. - Abbiamo due settimane di tempo prima che i professori vengano a cercarci - riflettei, mentre mi dirigevo verso la stalla dell'Accademia e prendevo un cavallo; scelsi un baio bianco, sperando di non dover fuggire improvvisamente. L'uomo che custodiva gli animali mi guardò male, quando lo svegliai per chiedergli informazioni; stava dormendo, e ciò era plausibile data l'ora mattutina. Mi sentii in colpa, ma dovevo assolutamente partire, o la missione sarebbe fallita ancor prima di cominciare.
    Mi diressi ai limiti dell'Accademia, dove cominciava la foresta; avremmo dovuto attraversarne un pezzo, per poter raggiungere Istana. Un giorno o due potevano bastare, e lì avremmo potuto fare nuovamente scorta di provviste.
    Respirai a pieni polmoni l'aria mattutina: dovevo smetterla di preoccuparmi. In fondo, Yindi sapeva combattere, e l'Accademia no avrebbe fatto correre dei rischi reali a studenti del primo anno. O almeno così speravo.

     
    Top
    .
8 replies since 3/11/2014, 12:56   84 views
  Share  
.