[Evento] Ballo di Fine Anno

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  1. Selëne
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    Classe: Maga Nera Razza: Demone Corvo Numero Stanza: 108Fama: 0

    Ruolata
    Come volevasi dimostrare il ballo era una noia mortale. Non riuscivo a comprendere il gusto di volteggiare avvinghiati in quel modo per la stessa noiosa stanza, per non parlare poi dei balli di gruppo che diventavano divertenti solo quando l’incapace di turno saltava i turni e pestava i piedi di tutti.
    L’unica cosa positiva dell’essere rimasta seduta in disparte per un quarto d’ora buono, era che ebbi il modo di vedere il “popolo” che abitava nell’accademia: fate, sirene, elfi, maghi, mutaforma e chi più ne ha ne metta. Un vero e proprio brodo di etnie e razze diverse, nonché di poteri e abilità differenti. Insomma un esercito -Sicuramente un ottimo posto per sfuggire a pazze streghe che cercano il tuo sangue…- pensai sarcastica mentre sistemavo un laccio del mio corsetto, decisamente troppo stretto.
    Ero talmente immersa in quella uggia, che non mi accorsi minimamente dell’arrivo di Lestat.
    Ad un certo punto, percepii la sua aura in maniera alquanto forte e improvvisa finchè non sentii la sua mano poggiarsi sulla spelliera della sedia sulla quale ero seduta.
    «Sei accompagnata Eris? Che peccato...» mi sussurrò all’orecchio, mentre un brivido iniziò a corrermi lungo la schiena «Ma non mi avevi promesso fedeltà?» a quel punto mi ritrovai il suo viso a un palmo di distanza, mentre con i suoi occhi color granato mi inchiodava con lo sguardo «Vedo che apparire all’improvviso è una tua specialità» Scostai delicatamente il suo viso e mi alzai con fare seccato, mentre con una mano sistemavo la gonna del vestito «Sono felice di vederti» dissi con poco entusiasmo, ignorando la sua precedente domanda «..questo ballo è una vera tortura, ora, però, avrò qualcuno con cui divertirmi» sorrisi maliziosamente.
    Da quella distanza potei osservarlo per intero, notando quanto fosse agghindato per bene anche lui.
    Uno smoking nero pece, abbastanza stretto da mettere in evidenza la sua forma snella e possente, si apriva sopra un gilet di seta dello stesso colore, ma con qualche fantasia che non riuscivo a riconoscere.
    «Non sapevo avessi anche gusto nel vestire» scherzai, mentre continuavo a squadrarlo con gli occhi «potrei dire che sono quasi attratta da te» accentuai quel “quasi” per non fargli montare troppo la testa. Ero solo felice che fosse arrivato, poi che lo trovassi attraente con quella mise era un fattore secondario e del tutto irrilevante. O almeno così continuavo a ripetere a me stessa.
    «Ci facciamo un giro? » dissi mentre mi prendevo la libertà di prenderlo sotto braccio e avvinghiarmi a lui.
    Non ne potevo davvero più di quella musica nauseante e di quella gente rumorosa e irritante, così appena ebbi l’opportunità di fuggire accompagnata anche dall’unica persona dotata di cervello lì dentro, la colsi senza batter ciglio.
     
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    Lewys Silyen
    Classe: Mago Nero Razza: Demone Numero Stanza: 126 Fama: 5 Affinità: +50 (Yindi)
    Ruolata
    Ancor prima di arrivare al bancone del buffet, il mio stomaco veniva provato dalla quantità di profumi che mi arrivavano al naso: carne di ogni genere, aperitivi, torte, pasticcini e soffici budini erano disposti sul lungo tavolo, e la mia pancia reclamava cibo. In effetti, dal nervosismo avevo addirittura saltato il pranzo; quindi, forse era stato anche il mio appetito a trascinarmi a quella festa. Mentre mi avvicinavo, mi guardavo intorno e cercavo di captare la presenza di altri demoni, nonchè quella di Yindi; forse... Per un attimo avevo sperato di riuscire a incontrare persino Hikaru. Ma sembrava completamente inutile; almeno fino a quando non mi avvicinai al buffet, e in quel momento, sentii un'aura già conosciuta sfiorarmi la mente. Mi sentivo osservato... Alzai lo sguardo giusto in tempo per vedere un ragazzo dai capelli blu voltarsi verso il tavolo, ma quando mi avvicinai per accertarmene, urtai per sbaglio un professore che passava di lì, con il risultato di perderlo di vista e sorbirmi la ramanzina dell'insegnante. - Dannazione... Che faccio!? - pensai; era ovvio che fosse lui... Lo avrei riconosciuto anche a distanza di molti più anni... - Dovrei urlare finchè non mi sente? - mi chiesi; ma scartai subito l'idea; sarebbe stato decisamente poco educato, e qualcosa me lo impediva. La cosa più strana di tutta quella situazione... Era che sembrava avermi completamente ignorato. Forse ero solo io a pensare che potevamo essere ancora amici? Forse... Non riuscendo a salvare nessuno del villaggio l'avevo deluso? Potevo capirlo... Ero il primo ad essermi rimproverato per la mia debolezza. Eppure quella constatazione mi frenò, lasciando soltanto l'amara realizzazione di non essere voluto da nessuno. Mi voltai nuovamente, afferrando distrattamente un pezzo di torta e tornando al mio posto, forse più nervoso di come mi sentivo prima. Che senso avevano avuto le mie ricerche? - Forse mi sono sbagliato... Ho visto male... - mi dissi, ma più valutavo quell'ipotesi meno mi sembrava reale. Desiderai di sbagliarmi con tutte le mie forze... Stavo per mangiare il primo boccone della mia torta, quando sobbalzai dalla paura; qualcuno mi aveva appena coperto il mento con una mano, e dato che non avevo sentito nè i passi della persona in questione nè la sua presenza, dato che mi ero completamente chiuso in me stesso, rimasi doppiamente sorpreso. Ma il profumo del mio visitatore era decisamente familiare.... -BUH! Indovina chi è? Ahahahahh!-. Non potetti farmi scappare una risatina a quella voce e per via di quella scena; io ero decisamente troppo alto, e Yindi non era riuscita a fare bene il suo scherzo. Ma decisi comunque di stare al gioco. - Uhmmm.... Yindi? - dissi, ridacchiando un po' e togliendomi la sua mano dal mento, per poi voltarmi verso di lei e sorriderle. - Era tanto che non ci vedeva_... - le dissi, ma le parole mi morirono in gola quando notai il suo abito. La prima volta che l'avevo incontrata indossava l'uniforme dell'Accademia; ma l'abito rosso che aveva scelto la rendeva molto più bella, e non riuscii a fare a meno di arrossire mentre la guardavo. Poi, rendendomi conto della figura idiota che stavo facendo, distolsi lo sguardo da lei, fissandolo sul terreno. - Stai... Stai benissimo. - le dissi, arrossendo più di quanto pensavo fosse lecito. Odiavo il mio carattere! - Ehm... Hai fame? - le chiesi, ricordandomi all'improvviso il malumore di prima, che in un istante lei era riuscita a far sparire. Senza aspettare una risposta, mi avvicinai al buffet, e lì lo rividi; capelli blu e occhi rossi, sembrava identico ma allo stesso tempo completamente diverso da come lo ricordavo. - E'colpa mia... - mi dissi, prendendo qualche pezzo di carne e tornando da Yindi. - Hikaru... Dannazione, ma lo sai quanti anni sono passati!? E nemmeno mi saluti? -, dissi, a voce abbastanza alta perchè mi sentisse e in un tono che sarebbe dovuto sembrare scherzoso, se non fosse stato per i pensieri che mi affliggevano in quel momento. Non ero riuscito a trattenermi... E me ne stavo già pentendo.

     
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  3. Zalya
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    Hikaru Nakasawa
    Classe: Mago Rosso Razza: Demone Numero Stanza: 109 Fama: 15 Affinità: 65 (Ahrën)

    Ruolata
    Cosa stavo aspettando, di preciso? C'era un vero motivo per cui continuavo a stare in quel posto? Di Ahren non ne vedevo nemmeno l'ombra. Ahren? La stavo aspettando? Non riuscivo a capirci niente. Feci spallucce, tornando a mangiare a sbafo. Fu in quel momento che sentii una ragazzina kowka urlare. Scossi la testa. "Certa gente è proprio maleducata" Pensai, mentre la vedevo importunare il ragazzo che notai poco fa. Più lo vedevo, e più mi sembrava Lewys, il mio migliore amico d'infanzia. "Avanti Hikaru, non può essere lui... nel villaggio sono sopravvissuto solo io e la mia sorellina..." pensai tra me e me, dubbioso. Subito dopo però, mentre stavo addentando il cibo, mi sentii urtare alla schiena. -Oh, ma insomma!- Dissi girandomi irritato. La mia arrabbiatura scomparì di colpo appena vidi che davanti a me c'era Ahren. Era stata lei a urtarmi per sbaglio... La fissai per un buon minuto, intontito dalla sua presenza. Quell'abito le stava molto bene e io ero in difficoltà perchè il mio carattere timido stava cominciando a prendere il sopravvento. Per fortuna non mi spuntarono le orecchie e la coda da gatto. Cercai di ricompormi, e guardando altrove, risposi solamente -Oh, ciao.- Subito dopo si avvicinò ancor di più a me - ... Sei sporco in faccia! - mi disse alzandosi in punta di piedi e pulendomi la faccia. Volevo morire. Mi sentivo trattato come un bambino e non riuscii a fare a meno di arrossire come un idiota. Le voltai le spalle, tornando a guardare le pietanze del buffet. -Non... non sono un bambino. Comunque, hai fa...- Non riuscii a finire la mia frase, perchè un'altra persona mi rivolse la parola. - Hikaru... Dannazione, ma lo sai quanti anni sono passati!? E nemmeno mi saluti? - Mi si gelò il sangue. Quelle parole le aveva pronunciate quel ragazzo di poco fa. Allora era davvero lui! Era... era vivo?! Sollevai la testa, guardandolo scioccato, quasi come se avessi visto un fantasma. -Le... Le... Cosa...- poggiai di scatto le mani sul tavolo. -LEWYS?!- Salii sul tavolo per scavalcarlo in un lampo e lo raggiunsi dall'altro lato senza pensarci due volte. Ero talmente scioccato che non ragionavo più. -Sei... sei... sei vivo?!- poggiai le mani sulle sue spalle. -Non sei un'allucinazione, vero?!- Mi sembrava tutto così assurdo! Avevo davvero ritrovato il mio migliore amico? Così casualmente? IN UN BALLO DI SCUOLA?!

     
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    Sibilla KanakisRazza: Fata Classe: Maga Elementale
    Numero Stanza: Ametista 111 Fama: //
    Distogliere lo sguardo e camminare.
    E' esattamente così che una persona intelligente si sarebbe comportata, avrebbe continuato per la sua strada; non sarebbe rimasta li, ferma immobile, a fissare una persona!
    (Su Sibilla muoviti...)
    mi incitai mentalmente mentre deglutivo, la gola improvvisamente secca.
    La gente intorno a me camminava, rideva scherzava, ballava...
    Ogni tanto qualcuno brontolava perché stavo in mezzo, ma neanche quello riuscì a smuovermi da li.
    (Che figura faccio se si gira e mi scopre a fissarlo?)
    strinsi i pugni sforzandomi di voltarmi e proseguire, ma proprio in quel momento Brisingr si volta e io mi ritrovo inchiodata a fissare quegli incredibili occhi color acquamarina.
    «Ecco...
    lo sapevo...»

    mormorai mentre pensavo freneticamente a cosa potevo dirgli se si fosse avvicinato.
    Ma forse non mi serviva una scusa, magari lui si sarebbe voltato e allontanato dall'altra parte e io sarei rimasta li, ferma come una statua, agghindata a festa inutilmente.
    E invece....
    Lo vedo versare un secondo bicchiere di una strana bevanda color arancione e venire dalla mia parte.
    «Ciao...»
    rispondo al saluto mentre prendo il bicchiere, fresco, tra le mani.
    «Succo di zucca?»
    chiesi portando il bicchiere alle labbra
    «E' buono...»
    dissi continuando a sorseggiare la bevanda giusto per darmi un contegno.
    Notai al collo del ragazzo un ciondolo fatto con la stessa pietra del mio orecchino.
    Istintivamente porta la mano prima all'orecchio e poi,lentamente, l'allungai... ma proprio in quel momento qualcuno mi urtò facendomi andare a sbattere contro il ragazzo
    «Toglietevi di mezzo...»
    disse una voce leggermente seccata
    «Ehm... Scusa...»
    dissi imbarazzata mentre, con le guance in fiamme, mi allontanavo.
    Buttai un occhio al mio vestito, e anche al suo, per fortuna entrambi avevamo bevuto abbastanza succo per evitare danni imbarazzanti, come macchie probabilmente indelebili sui vestiti.
    «Sarà meglio andare a sederci...
    Hai già un tavolo?»

    chiesi guardandomi in giro per nascondergli l'imbarazzo che continuava a colorarmi le guance.

     
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    Vladimir TerskoyRazza: Umano Classe: Spadaccino Numero Stanza: 124 Fama: // Non è una novità per me partecipare ad un ballo. Mio padre, prima che morisse, organizzava eventi simili soprattutto per trattare con gli altri su fatti importanti riguardante gli affari. Io non mi sono mai lamentato quando mio padre organizzava simili eventi, io partecipavo e cercavo di comportarmi nel migliore dei modi per evitare di pesare a mio padre. Ogni tanto, prima di venire qui in questa’accademia, organizzavo qualche evento per cercare di mettermi d’accordo con altri su faccende importanti. Quindi per me tutto questa agitazione nell’aria era normale, anzi normalissima. Quando si vive nella nobiltà non ti stupisce più nulla.
    Dunque ero in camera mia a mettere a posto la mia giacca rossa, la giacca che uso nei momenti importanti. E’ in assoluto la mia preferita, mi piace molto il suo colore. La sistemai e diedi un colpetto ai miei pantaloni eleganti bianchi. Avevo anche degli eleganti stivali marroni, molto comodi e funzionali. Diedi un’ultima aggiustata al colletto della mia camicia e uscii dalla mia stanza per arrecarmi al ballo. Il risultato non era male. Mi ero pure legato i capelli con un fiocco per evitare che mi dessero troppo fastidio.
    E fu così che entrai nella grande mensa allestita come sala da ballo. Sembrava di stare in un palazzo reale anche se non ero particolarmente stupito. L'aria che però si respirava era di grande gioia e festa. Se questa fosse l'aria che si respirasse tutti i giorni nel nostro mondo sarebbe veramente bello. Un clima di pace e fratellanza fra tutte le razze di Evaseje... Un sogno. Io però sono sicuro che si può realizzare, è per questo che lotto, per realizzare questa grande visione.
    Salutai alcuni conoscenti.
    Dovevo ammettere a me stesso però di non essermi organizzato in maniere approfondita, non mi sono neppure cercato una ragazza da accompagnare. Sono stato impegnato con le lezioni e gli impegni di Conte che non mi è passato neppure per la testa. In effetti mi sento un po' incolpa a non aver chiesto a qualche fanciulla di uscire con me al ballo. E' un comportamento meschino, egoista e maleducato, nessuna damigella dovrebbe stare sola ad un evento simile.
    E poi eccola...
    Lei, con quello splendido abito rosso rubino e lo sguardo in parte perso. Quegli splendidi capelli neri e gli occhi brillanti. Mi faceva una gran tenerezza in più era da sola. E' un vero peccato che nessun cavaliere abbia scelto di non accompagnarla, è una ragazza così graziosa.
    Decisi di avvicinarmi e una volta davanti a lei le sorrisi gentile
    «Perdonate signorina, avete per caso un accompagnatore?» dissi io con tono cortese «Mi farebbe piacere essere il vostro cavaliere per stasera... Sempre se a voi sta bene...»



    «Parlato»
    - Pensato -

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    Aggiornato il player con la quarta OST. Cliccate sul player in fondo al post per sentirla.




    Lewys Silyen
    Classe: Mago Nero Razza: Demone Numero Stanza: 126 Fama: 5 Affinità: +50 (Yindi)
    Ruolata
    Ma che diamine mi era saltato in mente!? Mi bastò gettare un'occhiata a Hikaru da sopra la spalla, per capire che avevo sbagliato completamente il modo per riallacciare i contatti. E poi, la parte più ragionevole di me sussurrava che potevo essermi sbagliato, che magari era soltanto un ragazzo che gli assomigliava... Che il mio migliore amico era morto molti anni prima, o che era ancora disperso in qualche landa di Evesaje. Ma era soltanto una convizione che tentavo di impormi, cercando di non illudermi troppo... In fondo, ormai ero così disperato che sarei stato capace di rivolgere frasi come quella a chiunque assomigliasse a Hikaru; eppure sapevo quasi per certo di non essermi sbagliato, anche stentavo a riconoscerlo e mi sentivo sempre più imbarazzato. Il ragazzo mi guardò con aria tramortita, quasi si stesse chiedendo se ero un'apparizione o qualcosa del genere; quello sguardo mi mise a disagio, tanto che mi venne voglia di scusarmi e trascinare Yindi da una direzione completamente opposta. Temevo il momento in cui avrei dovuto dare spiegazioni, e me ne rendevo conto soltanto in quel momento; ma da una parte si risvegliò anche la felicità; finalmente sapevo che era tutto vero, che l'avevo ritrovato, e proprio quando meno me l'aspettavo. Hikaru balbettò un po' pronunciando il mio nome, non volesse crederci; poi, prima che potessi fermarlo, il ragazzo scavalcò agilmente il tavolo e mi appoggiò le mani sulle spalle, sempre con aria scioccata. -Sei... sei... sei vivo?! Non sei un'allucinazione, vero?!- mi chiese. Più che altro, entrambi eravamo sorpresi per le circostanze in cui ci eravamo rincontrati; un evento così causale, al quale non volevo nenache partecipare... - Beh.. Non sembro tanto morto e nemmeno un'allucinazione, no? - scherzai, cercando di ridere, ma mi resi conto che non ci riuscivo. Non sapevo che pensare; ero incredulo quanti lui, alcuni secondi felice, subito dopo l'incredulità si faceva nuovamente spazio; e non riuscii a impedire alle lacrime di annebbiarmi la vista. Scossi subito la testa, voltandomi da un'altra parte; non volevo che pensasse che fossi il solito mollaccione di sempre, anche se in effetti era così. - ... Come... Stai? - gli chiesi, e sebbene quella domanda potesse risultare normali a orecchie estranea, lui sapeva che mi stavo riferendo al nostro passato; molto probabilmente Hikaru era infelice e provato quanto me per quel che era successo, e di tutte le cose che avrei potuto domandargli, inzialmente quella mi sembrò la più ovvia, e la più banale.

     
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    Brisingr Akindymos
    Classe: Guerriero Razza: Mãnaceo/Umano Numero Stanza: 112 Fama: 0

    Ruolata

    «Succo di zucca? E' buono...» quelle parole mi risollevarono un po'; effettivamente ero stato troppo precipitoso nell'offrirle il succo. E se avesse odiato la zucca? E se fosse stata allergica? Probabilmente avrei fatto la figura idiota. Continuai a bere, gettandole qualche sguardo ogni tanto da sotto il bicchiere; ora che mi ero avvicinato non sapevo che fare, dato che quella era la prima volta in assoluto che accompagnavo una ragazza a un ballo. Evidentemente i miei piani di starmene da solo a rimpinzarmi erano sfumati, e quasi mi sorpresi quando realizzai che effettivamente era meglio così. Che mi succedeva? Non era da me cercare la compagnia altrui, eppure... Qualcosa mi distolse dai miei pensieri; Sibilla si era appena portata una mano all'orecchio, a sfiorare quello che sembrava un orecchino... - Un orecchino d'ametista... - pensai, e subito dopo vidi che la muoveva verso di me, come ad afferrare qualcosa; capii subito che si trattava del ciondolo che portavo appeso al collo, e quasi come se fosse un riflesso incondizionato, non riuscii a fare a meno di arrossire di nuovo. Stavo già cercando una scusa, perchè sicuramente anche lei aveva notato che il colore delle due pietre era lo stesso; mi dissi che ero stato un'idiota a portarlo, perchè le scorse volte non lo indossavo... E chiunque avrebbe potuto pensare che avessi quel ciondolo per via di Sibilla, dei suoi occhi violetti e del pendente d'ametista... E la verità era che, sebbene stessi lavorando a quel ciondolo ancor prima di conoscere la ragazza, la ragione per cui l'avevo portato con me alla festa era proprio quella. Dopo successero parecchie cose, tutte così velocemente che a malapena capii - e forse era anche perchè la mia mente stava ancora lavorando su quelle febbrili scuse, che però risultavano del tutto inverosimili -; Sibilla mi finì tra le braccia, qualcuno borbottò con fare arrabbiato che dovevamo levarci, e io per poco non rovesciavo il succo di zucca su entrambi. Fortuna che spostai il braccio appena in tempo, e sebbene alcune gocce raggiunsero il pavimento, riuscii, quasi miracolosamente, a tenere il bicchiere in salvo, e soprattutto a non rovinare lo stupendo abito di Sibilla - del mio mi importava assai poco -.
    La ragazza mormorò qualche parola di scusa, allontanandosi. Prima di risponderle, bevvi un altro sorso di succo, sperando che ciò bastasse a farmi sbollire. - Non fa niente... - dissi, sorridendole appena, - E'tutto apposto, no? - aggiunsi, indicando il suo vestito. Ma per quanto succo di zucca potessi bere, la domanda che seguì dopo mi fece arrossire talmente tanto che non sarebbe bastata una coppa piena a nascondere il rossore. «Sarà meglio andare a sederci... Hai già un tavolo?». Tornai subito con la mente all'enorme piatto pieno di cibo sul mio tavolo, e immediatamente me ne vergognai. Era quasi un invito a cena. Deglutii, scoccando al tavolo un'occhiata veloce; poi tornai con lo sguardo su Sibilla, e mi avvicinai a lei. - Si, è quello laggiù... - le dissi, indicandolo con un cenno. - Andiamo? - le chiesi, offrendole il braccio e arrossendo subito dopo.

     
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    «I still don’t need to hear any comforting words; When you came to abandon me, I still remember it, and right now I’m still trying to absorb it[...]» #ADDICTEDTOPAIN

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    Markus ZusakRazza: Angelo Classe: Berserker Numero Stanza: 133 Fama: 0 Quando mi svegliai non avevo la minima idea di quanto avessi dormito, ma non ci badai più di tanto. Mi alzai lentamente. Misi a fuoco la stanza e mi diressi verso la mia borsa che giaceva vicino alla porta. MI calai per afferrarla, e nel farlo, vidi una busta sotto la porta. La presi incuriosito e la scrutai: era tutta bianca e molto semplice. La aprii velocemente. Dentro c'era un foglio ingiallito, con scritto. "Sei invitato al ballo di fine anno dell'Accademia Aninthea. Ti preghiamo di essere presente, grazie.". Che cavolo era?? "Non ci credo sono appena arrivato e mi tocca andare ad un ballo?? Ma scherziamo? Uffa! Ma ce l'ho un vestito elegante?" pensai scocciato. Poi mi girai e tornai alla borsa. Comincia a frugare in cerca di un vestito che fosse almeno un minimo decente, e con mi grande sorpesa la signora Jane(mia madre adottiva), aveva pensato anche a quello. Infondo a tutto c'era un completo di camicia bianca e pantaloni neri. Era perfetto! Lo tirai fuori. Me lo misi velocemente. Lavai velocemente anche la faccia, per far scomparire i segni della dormita. Infine afferrai l'invito e lessi il luogo del ballo: "Mensa"
    Presi una mappa della scuola che si trovava su un mobile vicino al divanetto e uscii dalla stanza. Percorsi tutto il corridoio velocemente e uscii fuori dalla struttura del dormitorio. Percorsi un lungo viale e finalmente arrivai davanti ad un edificio che somigliava ad una mensa. Appena entrato la musica mi invase, c'erano ragazzi e ragazze ovunque, alcuni parlavano, altri stavano seduti per conto loro. Ma in particolare c'era una ragazza con un abito color smeraldo che attirò la mi attenzione. Il suo viso era familiare. Aveva gli occhi verdi e i capelli neri raccolti in un'acconciatura semplice ma alo stesso tempo sofisticata. Mi ricordava qualcuno... mi ricordava tanto la mia amica d'infanzia, mi ricordava Marì. Sgranai gli occhi e senza neanche rendermene conto mi ritrovai al suo fianco, che dicevo:"Marì, sei tu?"


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  9. Zalya
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    Zephyr Yakunin
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    Ero ancora in quell'angolino, completamente sconsolato. Ero così preso dal guardare le altre persone divertirsi "Arriverà il giorno in cui non sarò più un disastro e potrò ballare liberamente in mezzo alle persone senza paura di far disastri?" così preso dai miei pensieri, non sentii avvicinarsi una certa persona, che poco dopo mi risvegliò dai miei pensieri, riportandomi alla realtà. -Alzati! Mi devi aiutare...- Era Elanor, che mi stava chiedendo aiuto. Ma aiuto per cosa? Notai che sollevò leggermente il vestito, facendomi notare che portava due scarpe con i tacchi. Mi stava facendo vedere solo quelle scarpe ma imbranato com'ero con le donne, arrossii senza accorgermene. -Co... cos... eh?- Non riuscii a dire niente di sensato -Non sono brava a camminare con questi cosi... Se non vuoi vedermi ruzzolare in mezzo a tutti, alzati e dammi una mano... anzi un braccio!- Mi alzai, mettendomi una mano dietro la testa. -Ma... ma veramente... imbranato come sono rischio di farti cadere io!- dissi con una punta di imbarazzo, guardando altrove. -Però se insisti... farò il possibile per non farti cadere a terra... o cadere a terra io!- le dissi, porgendole la mano. Come sarebbe andata? Avevo una paura tremenda di fare una brutta figuraccia.

     
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    O V E R R A T E D

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    Rivolto a: Vladimir


    PVJ3Mt4

    ziRhqo3
    Non poteva credere che proprio lei, nel bel mezzo di una festa, in un angolo più appartato, si fosse messa a rubar camelie per potersi sistemare i capelli. Cioè, forse da lei c'era da aspettarselo, ma non era rientrato proprio nell'idea e nei programmi della serata, anche se, per la verità, dei veri programmi non c'erano nemmeno stati.
    E nemmeno si sarebbe aspettata il principe azzurro a coglierla sul fatto.
    Si stava allungando forse troppo verso l'alta pianta per raggiungere una particolare camelia nata da una bella fioritura, con un bel colore acceso e vivo. Una mano reggeva il vestito, dove repentino correva lo sguardo attento che questo non si sciupasse restando in aggrappato ad un rametto di qualcuna di quelle piante lì intorno. Sarebbe stato un vero peccato, oltre che un ulteriore imbarazzo.
    Le avrebbero davvero data di selvaggia a quel punto, con i capelli mezzi scarmigliati e il vestito strappato.
    Non se lo sarebbe perdonata inoltre: era un dono dei genitori fin troppo prezioso, anche per lei, che già sentiva addosso di non meritarlo affatto.
    Si maledisse per aver visto quella particolare camelia.
    Il Principe Azzurro non poteva arrivare in un momento peggiore.
    "Perdonate signorina.."
    e cominciò a perdere la stabilità sui piedi.
    L'altare lo sguardo e ruotare la testa tanto repentinamente fu la sua condanna.
    Ascoltò a malapena le parole di quel bel giovane e bom..piombò proprio sulla pianta di camelie, che da quel basso albero (non così basso a quanto pare) scendeva poi giù con i suoi fiori concludendosi con un vero e proprio cespuglio. Forse a guardarli bene le due piante erano ben separate, ma i fiori gli stessi. Forse, ma Jeremiah non aveva il tempo per simili domande: sapeva solo che era appena piombata in mezzo a delle camelie e che probabilmente la serata era andata a farsi benedire totalmente.
    Non aveva il coraggio di far riemergere il volto da tutto quel rosso; avrebbe di sicuro incontrato quello del giovane e non sapeva dove trovare il coraggio per guardarlo in viso dopo la vistosa caduta.
    Forse colpa dell'abito troppo lungo, forse solo colpa dei suoi maldestri piedi.
    Avrebbe potuto restare ancora più nascosta lì dentro: nessuno l'avrebbe riconosciuta in seguito poi.
    No, non era molto saggio però.
    Da dietro alcuni fiori riemersero i suoi occhi verdi e brillanti che rimasero ad osservare silenziosi in gentleman dall'altra parte, che le pareva si fosse offerto di farle da cavaliere per quella sera.
    Probabilmente avrebbe cambiato idea.
    "Io non sono brava a ballare! E nemmeno a reggermi in piedi!" gli gridò quasi in faccia completamente in preda all'imbarazzo.
    Rendendosi conto delle sue parole si morse le labbra ancora più imbarazzata, continuando a guardarlo dietro ai fiori.

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    Marya Non sarebbe venuto.
    Si mi stavo illudendo, perché continuare a sperare? Che sciocchezza, cercare qualcuno quando si è ciechi. Se non si ha la vista, non si può vedere, certamente adesso lui starà da qualche altra parte ad Evasaje a fare cose migliori invece di preoccuparsi troppo di me. Avrà certamente cose migliori da fare, infondo sono solo un'amica, non ci vediamo da un sacco di tempo, sa che non ci vedo più ma... deve per forza preoccuparsi di me?
    Che sciocchezze vado a pensare...
    Eppure a lui penso sempre, penso sempre al caro Mark e prego per la sua salute tutti i giorni, prego di sentire di nuovo un caldo suo abbraccio. Sono sicura che non sentirò neppure la sua voce, non la sentirò questo è sicuro.
    Amethyst mi aveva lasciata fuori. Volevo respirare un po' di aria buona, di aria pulita e cercare di non pensare troppo alla mia situazione.
    Poi però... Una voce, una voce famigliare mi arrivo all'orecchio.
    «Marí, sei tu?»
    No, non era possibile, non poteva essere vero, nessuno mi chiama più così da tantissimo tempo, una sola persona mi chiamava così, una sola ed unica persona al quale tengo tantissimo
    «Nessuno mi chiama così da tanto tempo... Possibile che... Mark! Mark dove sei?»
    Ovviamente non potevo vedere dove egli fosse ma mi sembrava fosse molto vicino a me. Vorrei mi stringesse la mano, voglio sentire di nuovo il suo amichevole calore.
    Ho paura.



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    Markus ZusakRazza: Angelo Classe: Berserker Numero Stanza: 133 Fama: 0 Era lei, era davvero lei. La sua voce che lo chiamava era così familiare, così vicina eppure incredibilmente lontana. All'improvviso i ricordi di quella notte, che aveva così disperatamente cercato di allontanare cominciarono a scorrere nella sua mente. Il viso nero di quel disgustoso demone, Marì impietrita dalla paura e lui che non era riuscito a sopportare l'umiliazione di essere figlio di uno di quegl'esseri. La sua fuga e tutto quello che alla fine lo aveva portato ad iscriversi all'accademia. Era destino, quei ricordi non potevano sparire, niente poteva sparire. Si sentì un codardo perchè ancora un volta provava il desiderio di scappare, ma il suo corpo no... lui no... lui voleva restare, voleva stringere ancora una volta quella bambina tra le braccia e ascoltare i suoi pensieri. Marì agitava le sue mani nell'aria, in cerca di Markus. E quasi d'istinto la mano del ragazzo si allungò e afferrò quella della ragazza. Non riusciva a parlare, era felice e spaventato nello stesso tempo. Avrebbe voluto scappare, ma i suoi piedi sembravano piantati in terra. Alla fine l'unica cosa che uscì dalla sua bocca fu un sussurro che racchiudeva tutta la sofferenza e il dispiacere che aveva provato in quegl' anni.
    "Mi dispiace, Marì»

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    I topic verranno chiusi (le eventuali role lasciate in sospeso si possono comunque continuare con una ruolata normale nelle varie sezioni dell'Accademia).
     
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